Voleva approfondire la storia dell'impresa fondata dal suo bisnonno ad Acireale e ritrovare le sue origini. Ecco perché ha scelto di laurearsi in Scienze e lingue per la comunicazione internazionale presentando un video sull'impresa familiare. Guarda il video
Unict, la tesi-documentario sulle bibite Tomarchio Andrea si laurea parlando dell’azienda di famiglia
«Sembrava la prima di un film, con gli attori protagonisti in prima fila e la loro storia proiettata sullo schermo». È ancora pieno di entusiasmo Andrea Tomarchio, 22 anni, neo laureato in Scienze e Lingue per la comunicazione internazionale con una tesi molto particolare dal titolo Storia della Sibat Tomarchio – La Sicilia in bottiglia dal 1920. Dalla ricerca sulle fonti al progetto del docufilm. Un documentario sulla storia della nota azienda di bibite che fino a vent’anni fa è stata nelle mani della famiglia Tomarchio, un lavoro conclusivo sui generis sposato dal relatore Luciano Granozzi, docente di Storia Contemporanea e responsabile della web tv della università di Catania.
«L’idea è nata da una curiosità personale – spiega il giovane a MeridioNews – Si tratta della storia della mia famiglia e sono stato quindi particolarmente motivato nel fare una ricerca accurata, visitando anche l’attuale e storica sede dell’azienda che dal 1980 si trova ad Acireale». Girare un documentario è stata una grande sfida per Andrea, che non aveva mai provato un’esperienza simile e anzi, racconta, a malapena sapeva tenere una telecamera in mano. «Sono sempre stato appassionato al mondo della comunicazione audiovisiva, tant’è che ho fatto un tirocinio a ZammùTv per cominciare a masticare un po’ questo mondo, e avevo voglia di provare un esperimento del genere. È stato un lancio nel vuoto, che ho dovuto portare avanti completamente da solo, non senza dover affrontare difficoltà».
Ma i risultati e le soddisfazioni, alla fine, sono arrivati. «Tutta la commissione, formata da professori abituati ad ascoltare tesi scientifiche, come per esempio di filosofia e storia, si è appassionata e incuriosita al mio progetto, nonostante i docenti fossero un po’ titubanti quando mi hanno visto arrivare con il televisore durante la seduta di laurea, a cui tra l’altro erano presenti i miei parenti, protagonisti della storia dell’azienda». Che ha origini lontane che risalgono al 1920, quando Filippo Tomarchio, bisnonno di Andrea, comincia a produrre gazzose. Con la Seconda guerra mondiale, poi, l’attività si blocca, fino a quando nonno Giovanni negli anni ’60 prende in mano le redini dell’azienda, dando vita ufficialmente a Sibat Tomarchio, con sede provvisoria in un garage col tetto di paglia.
«Piano piano la situazione si è evoluta e il marchio si è affermato sempre di più sul mercato, sbaragliando i concorrenti di soft drink siciliani – dice Andrea ripercorrendo le tappe principali di questa lunga storia. Tra gli anni ’70 e ’80, grazie all’aiuto dei figli che cominciavano a subentrare nell’azienda di famiglia, il successo è stato sempre più incalzante, c’erano testimonial come Pippo Baudo e Adriano Panatta, e la fabbrica si è ingrandita fin quando nel 1999 è stata ceduta con un fatturato che raggiungeva i 29 miliardi di lire a un gruppo che ha acquisito marchio, ricette e fabbrica e tolto dal mercato la Tomarchio, leader del momento, ridimensionando il marchio». Ecco perché dal 2000 in poi, con un’operazione di marketing, le bibite Tomarchio sono state accantonate.
«Per girare il documentario mi sono messo in contatto con loro, perché avevo tutto l’interesse nel fare alcune riprese all’interno dell’azienda e capire che aria si respira oggi tra gli operai che sono entrati in azienda con mio nonno e che ancora sono lì». Il rapporto familiare ormai non esiste più e anche la maggior parte dei documenti ufficiali è andata persa con il passaggio di proprietà. Andrea aveva tra le mani, dunque, solo qualche bolletta degli anni ’50 e la preziosa testimonianza degli zii che hanno lavorato in azienda fino all’ultimo giorno, oltre a monografie e libri storici sulla situazione economica del secondo dopoguerra. «Tornare a lavorare nell’azienda Tomarchio è utopistico», dice Andrea, che ha provato ad attivare un tirocinio per tornare, almeno per un po’, a contatto con le proprie origini. Quello dell’azienda di famiglia, quindi, resta un capitolo chiuso di una storia che anche in cattedra ha conquistato il massimo dei voti.