Unict, il concorso per ricercatore senza esito da 18 anni Candidati ormai 50enni. Cga: «Rispettare Costituzione»

Quante cose possono cambiare in 18 anni? Praticamente tutto. Ma, allo stesso tempo nulla. Può anche capitare di rimanere impigliati in qualcosa da cui sembra impossibile districarsi. E non per mancanza di volontà. È questo il caso di Salvatore Fiorentino, ingegnere che dal 2003 è involontario protagonista di una storia che, ripercorrendola, porta inevitabilmente a scomodare Franz Kafka. A fare da scenario a una trama che più che intricata si direbbe ripetitiva, è l’Università di Catania: è qui che, poco dopo l’inizio del nuovo millennio, Fiorentino partecipa a un concorso per un posto da ricercatore in Architettura, nella sede distaccata di Siracusa. Da allora, però, l’iter di selezione non ha mai visto la luce o meglio ha portato a tre pronunciamenti della giustizia amministrativa che hanno, puntualmente, annullato la procedura impegnando l’ateneo a far ripartire le valutazioni.

L’ultimo atto – il precedente risale al 2016 – si è registrato a inizio maggio quando il Consiglio di giustizia amministrativa ha accolto per buona parte il ricorso presentato dai legali di Fiorentino, chiarendo che la commissione di gara, che nel corso degli anni ha modificato la propria conformazione, dovrà tornare a riunirsi per correggere evidenti errori di metodo nell’esame dei titoli e delle pubblicazioni presentate dai partecipanti al concorso. «In 18 anni cambiano tante cose nella vita, ma quello che colpisce è l’incapacità, in tutto questo tempo, di riuscire a condurre una selezione nel rispetto delle norme – dichiara Fiorentino a MeridioNews – Quello che ferisce di più, e che ritengo mortifichi l’intera istituzione universitaria, è leggere nell’ultima sentenza un richiamo dei giudici al rispetto della Costituzione».

Il riferimento di Fiorentino, che da tempo lavora all’interno della pubblica amministrazione, in uno degli enti locali dell’isola, va al passaggio della sentenza in cui il Cga sottolinea che la commissione dovrà essere riconvocata per «svolgere la propria attività nel rispetto dei principi deontologici quali l’obbligo di rispettare la Costituzione e le leggi». Tra cui l’articolo 3 del decreto del presidente della Repubblica sulle norme di comportamento dei dipendenti pubblici, che ricorda l’esigenza di rispettare i principi di «integrità, correttezza, buona fede, proporzionalità, obiettività, trasparenza, equità e ragionevolezza».

I rilievi fatti dai giudici amministrativi sono di due tipi. Nel primo caso, a finire nel mirino è stata la scelta di non valutare in maniera adeguata la differenza di titoli in possesso tra Fiorentino e il candidato decretato vincitore. Mentre quest’ultimo non potrebbe vantare titoli accademici successivi alla laurea, nel curriculum di Fiorentino ci sono il titolo di dottore di ricerca, un master di secondo livello, corsi di perfezionamento in istituzioni di livello internazionale e poi lavori di ricerca all’estero. Un fatto quantomeno curioso se si tiene conto del fatto che proprio nel bando del concorso era prevista la considerazione di questo tipo di esperienze successive alla laurea.

Ma quello che più ha colpito è stata la scelta della commissione di un particolare criterio per valutare le pubblicazioni presentate dai candidati. L’esigenza è emersa al momento di esaminare undici delle dodici pubblicazioni presentate da colui che sarebbe stato poi proposto come vincitore: trattandosi, infatti, di lavori cofirmati si presentava il problema di individuare «lo specifico apporto del medesimo nell’ambito del lavoro collettaneo».

Il nodo è stato sciolto dalla commissione disponendo che il punteggio per ogni pubblicazione a più mani veniva suddiviso per il numero di autori. «Due autori punteggio dimezzato, tre autori diviso in tre, ecc.», si legge nella sentenza che,  a sua volta, cita uno dei verbali di gara. Tale criterio, però, di fatto per i giudici sarebbe stato introdotto in maniera arbitraria e senza alcuna copertura legislativa. A riguardo, il Cga cita quanto previsto dal decreto del presidente della Repubblica 117/2000 che specifica che per valutare le pubblicazioni scientifiche è necessario tenere in considerazione l’«apporto individuale del candidato, analiticamente determinato nei lavori in collaborazione». Qualcosa di profondamente diverso dal risultato di un calcolo artimetico come quello effettuato dalla commissione. 

«Io sono convinto di avere avuto dal principio di questa storia le carte in regola per aggiudicarmi il posto di ricercatore – commenta Fiorentino – ma, in verità, l’unica cosa che avrei voluto sarebbe stato poter concorrere a una selezione regolare». In realtà, la possibilità di aggiudicarsi il contratto è ancora in ballo ma il tempo, come detto, scorre. «Ho più 50 anni e il candidato che era stato designato vincitore ne ha più di me, dovrebbe bastare già questo per rappresentare quanto sia paradossale questa storia – sottolinea l’ingegnere – Quando si partecipa a questi concorsi si è ancora nel pieno della giovinezza e al culmine del percorso formativo. Anni in cui è naturale sognare una carriera all’interno del mondo universitario dopo anni di sacrifici. Carriera che, indipendentemente dall’esito di questa storia – conclude – mi è stata definitivamente preclusa».


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