Dopo l'inaugurazione e un esposto in procura, il centro di ricerca medica dell'ateneo continua a far parlare di sé. Per il mistero su alcuni documenti citati negli atti ufficiali ma non trovati, le conseguenti liquidazioni alla prima ditta che ha effettuato i lavori e il subentro della seconda
Unict, ecco i nuovi nodi di Torre biologica Dubbi sui pagamenti milionari a Sigenco
Dieci anni, 31 milioni di euro e un collaudo terminato a 24 ore dalla scadenza. Sono state queste finora le coordinate principali della Torre biologica, il centro di eccellenza per la medicina e la ricerca dell’università di Catania di via Santa Sofia, inaugurato a metà novembre dall’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi. Ma adesso c’è una novità: secondo i conti della ditta Ricciardello costruzioni che ha concluso i lavori, subentrata alla fallita Sigenco che li ha cominciati, l’ateneo avrebbe pagato per anni più del dovuto. Un totale di circa tre milioni di euro per lavori che si sospetta non siano stati eseguiti. Un presunto errore difficile da ricostruire a posteriori a causa di un altro mistero: la presenza-assenza della contabilità lavori e del verbale di consistenza, cioè i documenti che indicano – passo dopo passo – quanto è stato fatto e con che spesa per l’azienda appaltatrice. Documenti sulla base dei quali vengono calcolati i Sal – stato di avanzamento lavori – e quindi predisposti i pagamenti periodici ricevuti dalla ditta.
Sigenco ha ricevuto 105mila euro in più rispetto all’eseguito
Ma per inquadrare la vicenda occorre fare un passo indietro. Il progetto della Torre biologica viene approvato nel 2003, quando è rettore l’ormai scomparso Ferdinando Latteri. La posa della prima pietra arriva nel 2009 e non tutti i protagonisti di quel giorno rimangono tali fino all’inaugurazione. Allora a vincere l’appalto è la società Sigenco del defunto Santo Campione, avvocato ed ex braccio destro del cavaliere del lavoro Mario Rendo. La stessa che si è occupata della nuova tratta della metro etnea e finita al centro di un processo per il presunto uso di cemento depotenziato. La ditta, fallita a novembre 2013, cede il proprio ramo d’azienda alla Riccardello costruzioni – coinvolta quest’anno nell’inchiesta sugli appalti Anas Dama nera 2 – che le subentra nei lavori per Unict. Ma i problemi cominciano già nel 2012. Allora a capo dell’ateneo c’è il rettore Antonino Recca, ex preside della facoltà di Ingegneria. Direttore generale è invece – e lo sarà a fasi alterne fino al 2015 – Lucio Maggio. A dirigere i lavori viene chiamato un importante studio di progettazione romano: lo studio Valle. Il resto delle figure sono dirigenti di Unict – l’ingegnere Mario Cullurà e l’avvocato Giuseppe Verzì -, l’allora delegato del rettore per l’Edilizia Francesco Patania e ricercatori di Ingegneria, coinvolti con ruoli diversi nei lavori. Nomi poi cambiati nel corso degli anni.
Una parte di questa storia è già finita al centro di un esposto in procura presentato dal successore di Recca, Giacomo Pignataro, su impulso del cda d’ateneo. Si tratta della questione di un doppio pagamento effettuato da Unict. Nel 2008, infatti, Sigenco cede il proprio credito atteso dall’ateneo alla banca popolare di Lodi che, da quel momento, dovrà ricevere i periodici pagamenti dei Sal. A dicembre 2012 viene effettuato il pagamento del 21esimo Sal su un conto indicato dalla ditta. Solo dopo si scoprirà che quel conto è in realtà di Sigenco e non della banca – che nei mesi successivi reclama i suoi soldi – e che avrebbe contenuto 105mila euro «ricevuti in più dall’impresa rispetto all’eseguito». È così che Unict si ritrova a pagare di più, per due volte e a non potere poi più chiedere la restituzione alla società, ormai fallita. La stessa società che, dal giorno dopo del bonifico errato dell’ateneo, sospende le attività in cantiere «non essendo in grado di sostenere economicamente il completamento dei lavori», ricostruisce lo studio Valle in una nota, quattro mesi dopo.
Le opere da realizzare sarebbero maggiori di quelle già pagate
A quel punto – tra riunioni in cantiere e alla direzione amministrativa d’ateneo – si apre per Unict il problema del futuro della Torre biologica. L’università, tramite il proprio ufficio legale, potrebbe chiedere delle penali, rescindere il contratto e affidare i lavori alla seconda ditta in classifica al momento dell’appalto. Ma intanto Sigenco fa sapere di essere pronta a cedere il proprio ramo di azienda alla Ricciardello costruzioni che potrebbe sostituirla nell’esecuzione. Scelta che – dopo quasi un anno di stop al cantiere – viene votata dal cda d’ateneo del 26 luglio 2013. È così che subentra la nuova ditta: con un appalto rimanente da quasi tre milioni di euro, a fronte però di «onerose penali» quantificabili in circa sei milioni. Poi congelate e di fatto compensate con le diverse varianti eseguite negli anni, che occupano un capitolo a parte di questa storia. Ma, ed è questa la novità, non si sarebbe trattato dell’unica spesa per la nuova società. A metà luglio 2013, prima della seduta in cui il cda avrebbe deliberato il passaggio di consegne, è proprio la Ricciardello costruzioni a inviare una nota a Unict sostenendo di aver fatto un «sommario e preliminare esame» in cantiere dal quale sarebbe risultato che le opere ancora da realizzare sarebbero maggiori di quelle «contabilizzate al 21esimo Sal». Cioè, in sostanza, la nuova ditta lamenta di dover eseguire dei lavori già pagati a Sigenco ma mai svolti. La cifra in eccesso conteggiata da Ricciardello si ricava dall’iscrizione della stessa azienda tra i creditori della società di Campione: altri tre milioni di euro.
Ed è qui che entrano in gioco la contabilità lavori e il verbale di consistenza. Documenti dai quali si dovrebbe risalire a quanto effettivamente svolto da Sigenco, così da calcolare la cifra dovuta dall’università e la restante parte da assegnare a Ricciardello. Ma proprio in questo punto si inserisce un giallo. Quando il nuovo direttore generale Federico Portoghese mette in fila le carte, non trova il dettaglio della contabilità lavori né il verbale di consistenza. Quando la richiesta dei documenti viene avanzata alla direzione lavori, lo studio Valle risponde di non averli mai redatti. Così come la Ricciardello costruzioni spiega di non essere mai stata convocata per stilare il verbale di consistenza al momento del subentro. Eppure del documento si fa menzione nel verbale del cda in cui è stato votato proprio il passaggio di consegne da una ditta all’altra. Solo l’ultimo dubbio – in ordine di tempo – di una vicenda travagliata e forse non ancora conclusa, che adesso passerà nelle mani del nuovo rettore designato dalle prossime elezioni di febbraio.