Unict contro Facebook

Se un “Marco Zuccarello” inventasse un portale sociale per mettere facilmente in contatto studenti e professori universitari, l’Ateneo catanese cosa risponderebbe? «Vietati gli usi impropri della rete», come recita una recente circolare del Direttore Amministrativo, che cita proprio Facebook, la creatura dello “Zuccarello di Harvard”, Mark Zuckerberg, tra gli usi vietati.
 
Si prospettano tempi duri, insomma, per chi utilizza internet nei locali dell’Ateneo. La circolare del 2 aprile firmata Lucio Maggio recita testualmente: «il dipendente che faccia un uso improprio delle risorse informatiche può compromettere la sicurezza e la riservatezza del sistema informativo e pregiudicare le attività dell’amministrazione». Si tratta di un ultimatum, con termine perentorio al 30 aprile, data entro la quale si dovrà «disinstallare dal proprio computer ogni programma atto a gestire le attività improprie». Chi non si adeguerà, potrà rischiare il licenziamento. Incuriositi dai toni forti abbiamo chiesto un parere sul provvedimento al Professore Davide Bennato*, docente di Sociologia dei Processi Culturali alla Facoltà di Lettere di Catania, fra i massimi esperti di Social media: tra i principali imputati di questo “uso improprio” nella circolare troviamo infatti i social network, i blog, le chat, il software peer2peer, oltre alla casella di posta istituzionale.

Professore Bennato, entro il 30 aprile si dovrà disinstallare il software destinato agli “usi impropri” della rete d’Ateneo. Ma di che software parliamo?
«I browser. Per navigare su Facebook si usa il browser, per navigare su Myspace si usa il browser, per leggere i blog si usa il browser, quindi la conseguenza logica della circolare sembrerebbe “dobbiamo disinstallare tutti i browser che utilizziamo per la navigazione su internet».

Ma, praticamente, un dipendente dell’Università quali provvedimenti pratici dovrebbe prendere per seguire le disposizioni della circolare? Si paventa anche l’ipotesi del licenziamento nei “casi più gravi”…
«Non è chiaro. Si ventila una ipotesi di licenziamento, ma non ho capito che tipo di rapporto ci sia tra licenziamento e gli strumenti che sono stati elencati. Si fa riferimento a dei casi più gravi ma non si sa “caso più grave” in questo caso cosa voglia dire, perché se parliamo di navigare su siti pedo-pornografici ha un senso dal punto di vista della sanzione disciplinare amministrativa, ma perché comprendere anche l’utilizzo di Youtube, la navigazione su facebook? Nello stesso calderone vengono messi i gruppi sul social network, i blog, le chat ecc… In realtà sono categorie molto diverse di strumenti, anche perché, come tutti sanno, non esiste più un software specifico per gestire le chat, tanto per fare un esempio. La circolare dimostra anche una forma di ingenuità, perché mette sullo stesso piano i software per il peer2peer, quindi per il download del materiale presumibilmente coperto da copyright, e uno strumento invece per la visione di dati streaming come youtube. Nel mondo accademico sia nazionale che internazionale tutti sanno che youtube non è solamente utilizzato come fonte di distrazione, ma anche come modo per veicolare i contenuti delle ricerche».

Facciamo un’ipotesi: se su un forum di facoltà, uno studente parla con un docente di un evento che riguarda la città, come spesso avviene, questo è da considerarsi un uso “proprio” o “improprio”?
«Anche da questo punto di vista non si capisce. Internet nasce di fatto per mettere in connessione i ricercatori universitari fra di loro, non è chiaro per quale motivo non debbano essere utilizzati oggi gli strumenti di aggregazione. Anch’io, per esempio, per dialogare con i miei studenti utilizzo sistematicamente un blog che ho fatto nascere proprio per cercare di dare tutte le informazioni possibili sui miei corsi. Non riesco a capire se, nel momento in cui caricherò le slides delle mie lezioni su processiculturali.it, per consentire agli studenti di poter accedere a del materiale aggiuntivo delle mie lezioni, questo vada a infrangere quelle che sono le indicazioni di questo documento, e quindi se io rischio il licenziamento».

I Social network, e il “web 2.0” in genere, sono oggetto di studi da anni ormai. Ne esistono che dimostrino che l’uso degli “strumenti sociali” abbassi la produttività?
«Io non ho mai visto studi di questo tipo, è una presunzione. Cioè, si presume che questo tipo di strumenti distraggano dall’attività quotidiana. Però, a questo punto, vengo a porre la seguente questione: bisogna anche contingentare le volte in cui si va alla macchinetta del caffè per discutere con i propri colleghi? L’università di Catania è grande, e molto spesso si intrattengono rapporti con persone con cui non condividiamo la stanza e, capita, nemmeno il Dipartimento. L’utilizzo del telefono è legittimo in questo senso mentre quello del social network no? Cos’è che porta questa circolare a demonizzare questi strumenti e non altri?».

Si confonde, quindi, il mezzo digitale con l’uso scorretto del tempo all’interno del luogo di lavoro?
«Secondo me c’è una assoluta mancanza di consapevolezza dell’uso sociale di questi strumenti. L’unica riflessione che mi viene da fare è che il contenuto di questo documento è stato redatto senza conoscere minimamente qual è l’utilizzo effettivo di queste tecnologie all’interno della vita di lavoro dei “lavoratori della conoscenza”. Il boom di questi strumenti avviene proprio rispetto a questa categoria di professionisti, tra cui ci sono naturalmente anche i Ricercatori e i Professori universitari».

Ma ci sono dei punti condivisibili in questa circolare?
«Alcuni punti sono condivisibili, ad esempio le norme generali di un uso lecito della rete, cioè l’evitare di diffondere i contenuti quali la propaganda politica, o l’attività commerciale. Ma anche qui bisogna vedere cosa è da intendersi per “svolgere attività commerciale”. Se uso la connessione internet della facoltà per accedere a Ebay sto contravvenendo a un uso lecito oppure no?».

Ma, insomma, secondo lei come ci si dovrà comportare per rispettare questa circolare?
«Io chiederei un elenco dettagliato di tutti i siti che possono essere utilizzati oppure no. In questo modo la circolare è assolutamente ambigua mettendo sullo stesso piano e creando confusione fra un uso illecito degli strumenti, l’uso degli strumenti e l’uso di particolari strumenti. Sono tre cose diverse…».

Cioè?
«È legittimo contingentare un uso professionale delle risorse di Ateneo perché sono un costo, sia in termini di risorse che di tempo, ma creare un’atmosfera di tipo vagamente terroristico in cui si mette sullo stesso piano lo scaricare musica coperta da copyright e la lettura di un blog o l’utilizzo di un social network è assolutamente fuori da ogni norma del buon senso, e contraddice l’uso quotidiano sociale di questi strumenti».

*Nota bene: il professore Bennato è stato contattato tramite l’email personale.


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