Unicredit: stretta sui premi per i dipendenti. Salvi i manager

Due pesi e due misure. Sembra questa la filosofia cui si ispira il gruppo bancario Unicredit. Che, da un lato continua a garantire succulenti incentivi ai suoi manager, dall’altro, invece, impone ristrettezze alla ‘classe operaia’, alias i  dipendenti, perché, ovviamente, “c’è la crisi”. Una crisi, evidentemente, un po’ lunatica.  A volte c’è, e a volte non c’è. A seconda dei casi. Non c’era, ad esempio, nel caso di  Alessandro Profumo, l’ex ad del gruppo di Piazza Cordusio che, come buona uscita, si è portato a casa un assegno da 40 milioni di euro.  Non c’è per i suoi attuali vertici. C’è, indubbiamente, per i ‘salari’ e per i premi di produzione dei comuni mortali che lavorano nelle sue filiali. Cose che capitano. 

 

E, infatti,  sono capitate anche ieri. Quando a Milano, i sindacati di categoria, hanno chiuso, ob torto collo, l’accordo sui premi aziendali: in sintesi, si  prevede l’erogazione di un premio unico relativo all’esercizio 2012 per tutte le categorie professionali (Aree professionali e quadri direttivi) pari a 1140 euro. In alternativa, per coloro che ne faranno espressa richiesta entro il 30 settembre 2013 (e che rinunceranno alla corresponsione del premio welfare), verrà accreditata la somma di euro 840,00 lordi in busta paga,  nel mese di ottobre.  Un pensierino anche ai lavoratori neo assunti con reddito ridotto, per i quali è stato previsto un premio di solidarietà sempre sotto forma di welfare di euro 500.

Nell’anno di grazia 2007, quando il gruppo di Piazza Cordusio, ha preso il posto di Capitalia nel controllo del Banco di Sicilia (data che ha segnato l’affondo definitivo al più grande istituto di credito interamente siciliano),  il premio ammontava a 3150 euro. Una retrocessione netta. Giustificata, con quella crisi economica di cui sopra. Quella lunatica, per intenderci.

C’è da considerare che, l’esercizio 2012 del gruppo si è chiuso in attivo. Vero è anche che, scorporando i dati, il bilancio del banche italiane del gruppo Unicredit, risulta in perdita.  Il che, probabilmente, è imputabile alle manie di grandezza di Profumo che aveva avviato una massiccia campagna di acquisizioni in tutta Europa.

Scelte che non si sono rilevate del tutto vincenti, ma di cui oggi pagano il prezzo i dipendenti italiani. Mentre  MR Profumo, come già detto, ha  intascato una cifra impressionante. Mah…

Non va poi dimenticata l’iniezione miliardaria di euro della Bce alle banche europee, Unicredit inclusa. Evidentemente, questa massiccia operazione di rinforzo della liquidità, non è servita né ad allentare la stretta creditizia né a garantire meglio i dipendenti.

Alla luce di queste considerazioni, non stupisce che i  sindacati, all’indomani della firma dell’accordo sui premi, siano un po’ perplessi. Hanno “l’amaro in bocca”, come dice ad esempio, Carmelo Raffa (nella foto), Coordinatore Vicario della Fabi Unicredit Group: “Con un poco di amaro in bocca, e nonostante l’andamento negativo dell’economia del paese siamo riusciti a far riconoscere un premio che non umilia i lavoratori del Gruppo Unicredit che continuano a dare il massimo impegno nell’attività lavorativa”.

 E ancora:

secondo Gabriele Urzì della Segreteria di Gruppo Fiba Cisl Unicredit:  “Nella nostra Regione, dove gli effetti della crisi hanno colpito piu’ duramente l’economia, i dipendenti hanno profuso un impegno straordinario che ha consentito alla banca di raggiungere risultati rilevanti, nonostante carenze di personale notevoli”. Inoltre – conclude Urz젖 grazie ad una operazione di solidarietà interna di tutti i lavoratori del Gruppo, abbiamo destinato una somma anche ai neo assunti che, altrimenti, non avrebbero percepito nulla”.

Dichiarazioni diplomatiche. Ma l’umore, nelle filiali, è decisamente nero.

 

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Due pesi e due misure. Sembra questa la filosofia cui si ispira il gruppo bancario unicredit. Che, da un lato continua a garantire succulenti incentivi ai suoi manager, dall'altro, invece, impone ristrettezze alla 'classe operaia', alias i  dipendenti, perché, ovviamente, "c'è la crisi". Una crisi, evidentemente, un po' lunatica. A volte c'è, e a volte non c'è. A seconda dei casi. Non c'era, ad esempio, nel caso di  alessandro profumo, l'ex ad del gruppo di piazza cordusio che, come buona uscita, si è portato a casa un assegno da 40 milioni di euro. Non c'è per i suoi attuali vertici. C'è, indubbiamente, per i 'salari' e per i premi di produzione dei comuni mortali che lavorano nelle sue filiali. Cose che capitano.

Due pesi e due misure. Sembra questa la filosofia cui si ispira il gruppo bancario unicredit. Che, da un lato continua a garantire succulenti incentivi ai suoi manager, dall'altro, invece, impone ristrettezze alla 'classe operaia', alias i  dipendenti, perché, ovviamente, "c'è la crisi". Una crisi, evidentemente, un po' lunatica. A volte c'è, e a volte non c'è. A seconda dei casi. Non c'era, ad esempio, nel caso di  alessandro profumo, l'ex ad del gruppo di piazza cordusio che, come buona uscita, si è portato a casa un assegno da 40 milioni di euro. Non c'è per i suoi attuali vertici. C'è, indubbiamente, per i 'salari' e per i premi di produzione dei comuni mortali che lavorano nelle sue filiali. Cose che capitano.

Due pesi e due misure. Sembra questa la filosofia cui si ispira il gruppo bancario unicredit. Che, da un lato continua a garantire succulenti incentivi ai suoi manager, dall'altro, invece, impone ristrettezze alla 'classe operaia', alias i  dipendenti, perché, ovviamente, "c'è la crisi". Una crisi, evidentemente, un po' lunatica. A volte c'è, e a volte non c'è. A seconda dei casi. Non c'era, ad esempio, nel caso di  alessandro profumo, l'ex ad del gruppo di piazza cordusio che, come buona uscita, si è portato a casa un assegno da 40 milioni di euro. Non c'è per i suoi attuali vertici. C'è, indubbiamente, per i 'salari' e per i premi di produzione dei comuni mortali che lavorano nelle sue filiali. Cose che capitano.

Due pesi e due misure. Sembra questa la filosofia cui si ispira il gruppo bancario unicredit. Che, da un lato continua a garantire succulenti incentivi ai suoi manager, dall'altro, invece, impone ristrettezze alla 'classe operaia', alias i  dipendenti, perché, ovviamente, "c'è la crisi". Una crisi, evidentemente, un po' lunatica. A volte c'è, e a volte non c'è. A seconda dei casi. Non c'era, ad esempio, nel caso di  alessandro profumo, l'ex ad del gruppo di piazza cordusio che, come buona uscita, si è portato a casa un assegno da 40 milioni di euro. Non c'è per i suoi attuali vertici. C'è, indubbiamente, per i 'salari' e per i premi di produzione dei comuni mortali che lavorano nelle sue filiali. Cose che capitano.

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