«Una scelta di campanile»

Il Consiglio della Facoltà di Lingue e Letterature straniere dell’Università di Catania riunito il 15 luglio 2010, prende atto con rincrescimento, delusione e viva preoccupazione delle delibere assunte da Senato Accademico e Consiglio di Amministrazione nelle adunanze dello scorso 14 giugno in merito al futuro della Facoltà a Catania, in conseguenza dell’accordo col Consorzio di Ragusa, e osserva quanto segue:

Sul metodo

Alla Facoltà non è stato mai richiesto un parere né sulla collocazione della sua sede né sul destino dei Corsi di laurea attivati nella sede di Catania né sui contenuti della nuova Convenzione con il Consorzio Universitario della Provincia di Ragusa, e questo nonostante le reiterate richieste della Facoltà stessa di aprire un dibattito su questi temi. Essa non ha avuto neanche la possibilità di prendere visione dei documenti che hanno sancito l’accordo. Nonostante che il Preside della Facoltà l’avesse chiesto esplicitamente, il Senato Accademico, con un voto, ha impedito che questo avvenisse. Il Rettore ha di fatto avocato a sé ogni trattativa, senza confrontarsi preliminarmente con la Facoltà. Gli ultimi mesi hanno visto un turbinio di voci e di dichiarazioni extra-istituzionali, che prospettavano financo la messa a esaurimento dei Corsi di laurea attivati a Catania. Dopo le vibranti proteste di docenti, personale e studenti, si sono avuti echi importanti anche nelle reazioni provenienti dal mondo culturale, politico e sindacale del comprensorio catanese e non solo. Il timore condiviso era, ed è, che a causa di questa riorganizzazione, indotta in gran parte dall’esterno, l’asse della formazione linguistica, da anni in crescita, possa arrestarsi e indebolirsi. Nel corso della riunione del S.A. del 14 giugno, fra l’altro, contro ogni logica, la delibera sulla sede della Facoltà è stata presa a prescindere dall’approvazione, avvenuta successivamente, del testo della nuova Convenzione con il Consorzio di Ragusa.

Sul merito

1. In tanta confusione, grazie all’attività di mediazione dei proff. Cozzo e Pignataro, delegati ad hoc dal rettore, la Facoltà di Lingue, respinta l’ipotesi di un azzeramento per esaurimento dei suoi Corsi di laurea all’interno della Facoltà di Lettere e Filosofia, ha preso in considerazione in termini costruttivi quella di una fusione con quest’ultima Facoltà per dar luogo, però, a una nuova Facoltà, denominata «Facoltà di Lettere, Filosofia e Lingue». Si è invece deciso che siffatto sbocco si verificherà solo in caso di attivazione del IV Polo universitario siciliano.

In ogni caso la Facoltà di Lingue sarà attribuita “in esclusiva” alla sede ragusana. Tale scelta, tenuto conto del netto dislivello di domanda fra il bacino di utenza della sede catanese (4.300 iscritti / 951 immatricolati nell’a.a. 2009-10) e della sede iblea (1500 iscritti/ 167 immatricolati nell’a.a. 2009-10), risponde a un modello che premia solo istanze campanilistiche, e che penalizza quello di una Facoltà- due campus che tanto successo aveva riscosso. Appare inquietante che, nel suo discorso alla Facoltà di Lingue finalmente incontrata, post festum, il 21 giugno 2010, il Magnifico Rettore abbia richiamato, oltre che un processo “democratico” consistente nella deliberazione degli Organi appositi, ma non nella discussione aperta, anche imprecisate ma forti pressioni e interventi esterni, che, se non sono dovuti alla “Spectre”, sono riconducibili a non ben precisate figure politiche, con buona pace dell’autonomia della nostra Università. 

2. La delibera proposta e l’allegato accordo di transazione presentano inoltre gravi ed evidenti incongruità e ambiguità.

2.1. Tutto quel che si delibera oggi per la Facoltà di Lingue è subordinato a condizioni che potrebbero verificarsi domani., ma gli effetti si hanno oggi.

Si decide la sede della Facoltà prima dell’approvazione dell’accordo con gli EE. LL. iblei.

Si conferisce una configurazione della Facoltà a Catania sulla base di un’ipotesi, solo un’ipotesi, sul cosiddetto IV Polo.

2.2. L’accordo con Ragusa prevede che l’Università debba garantire i requisiti necessari per i Corsi di laurea ivi ubicati, senza dire come, visto che nella sede di Catania i Corsi ex L. 270 sono stati già approvati da tutti gli organi competenti.

3. La Facoltà ritiene che la gravità dei contenuti dell’accordo non stia soltanto nelle disinvolte procedure con le quali a essi si è pervenuti e nelle conseguenze strategiche che esso potrebbe comportare. La gravità sta anche in alcune conseguenze pratiche di carattere anche istituzionali che esso potrebbe comportare, soprattutto in caso di non-istituzione del IV Polo. Ecco le principali, di forma e di sostanza:

–       la programmazione già approvata dalla Facoltà relativamente agli avanzamenti di carriera e a nuovi concorsi per ricercatore, per quanto risicata per le richiamate ristrettezze finanziarie, nonché la possibilità dei contratti indispensabili che riguardano docenti, personale, lettori, sono a rischio;

–       particolarmente grave appare la prospettiva per il personale precario o non stabilizzato (T.A., contrattisti, parte dei lettori), già pesantemente colpito nel corso dell’attuale anno accademico, e a rischio concreto di licenziamento; la Facoltà tutta e l’Ateneo debbono essere investiti del problema di questi giovani e preziosi collaboratori;

–       per gli studenti iscritti a Ragusa si apre un futuro incerto, che può prevedere repentini cambiamenti circa l’Ateneo di appartenenza e la sede stessa delle attività didattiche. Riteniamo invece che le famiglie abbiano bisogno di certezze e serenità.

Tutte le considerazioni fin qui svolte portano a una conclusione:

sarebbe stato del tutto possibile garantire un’offerta formativa nelle due sedi, Catania e Ragusa, con soluzioni diverse da quelle adottate, sol che non si fosse dato spazio a logiche campanilistiche che ledono l’autonomia dell’Università.

Quest’ultimo infatti, per una Facoltà che tanto ha dato al territorio ibleo in termini di sviluppo e prestigio, e che intende mantenere stretti rapporti di collaborazione con le esperienze che vi si terranno, era il desiderio più grande.

Proposte per una prospettiva diversa

La Facoltà di Lingue intende tuttavia contribuire attivamente alla costruzione di prospettive diverse e condivise a partire da alcuni punti fermi:

1.   Valenza strategica dell’offerta formativa linguistico-culturale.

I sistemi della produzione materiale e immateriale non da oggi e sempre più richiedono un alto tasso di internazionalizzazione della formazione, della ricerca, della comunicazione, delle reti produttive e dei circuiti della commercializzazione. Cresce la domanda di esperti linguistici in grado di dare concretezza ai processi di internazionalizzazione. Il 58,1% dei laureati di 2° livello in Lingue trova lavoro a un anno dalla laurea, il 50% dei laureati in Lettere. Nello stesso tempo, si assiste a una vigorosa ripresa d’interesse e di iniziativa nel campo della valorizzazione e fruizione della produzione culturale (letteraria, cinematografica, teatrale, musicale) e dei beni culturali, con nuove prospettive aperte per i modelli di sviluppo del turismo. L’Italia, e i nostri territori, scontano un ritardo storico nella conoscenza delle lingue e delle culture moderne, europee e soprattutto extra-europee, e le inchieste e perfino la pubblicistica internazionale sull’argomento, non mancano di ricordarcelo anno dopo anno.

Per questo a Catania fu istituita e attivata nell’a.a. 1999-2000 la Facoltà di Lingue e Letterature straniere sulla base del richiamato modello one School two campus. Un modello che rendeva, e rende, del tutto ininfluente la determinazione della cosiddetta sede esclusiva della Facoltà, valorizzando invece la diversificazione dell’offerta formativa e l’integrazione a rete. L’offerta didattica degli ultimi dieci anni ha dimostrato quanto giusta fosse la scelta: una crescita in ambedue i campus e la necessità, questa sì, di potenziarli.

2.   Pari dignità dei Corsi di laurea in Lingue.

I Corsi di laurea in Lingue presenti nella sede di Catania, sulla base delle risorse disponibili e dell’adozione di parametri equi, non possono non godere di pari dignità, IV Polo o non IV Polo, rispetto a tutti gli altri, per quanto attiene al finanziamento dell’offerta formativa e al potenziamento dell’organico docente.

3.   Avvio di un processo di razionalizzazione delle strutture dell’Ateneo.

La Facoltà di Lingue e Letterature straniere ha già dichiarato la sua piena disponibilità a contribuire al processo di razionalizzazione delle strutture dell’Ateneo. Sarebbe invero riduttivo e incomprensibile che esso possa riguardare solo la Facoltà di Lettere e Lingue.

All’interno di siffatto processo, i Corsi di laurea in Lingue potranno confluire in una Facoltà che dovrà comunque essere nuova: lo sarà di fatto e sarebbe incoerente se non lo fosse anche nella denominazione.

In caso di avvio del IV Polo e di mancata razionalizzazione delle strutture dell’Ateneo nel loro complesso, sarà peraltro da contemplare la possibilità che la facoltà di Lingue mantenga la sua autonomia.

 
La fase di transizione

Sulla base di questi presupposti, la Facoltà chiede che si apra una fase di confronto e di concreta operatività per definire contenuti e strutture della fase di transizione all’a.a. 2011-2012, nella prospettiva della nuova Facoltà. In questa fase alcuni punti prioritari, qui sinteticamente esposti, sono i seguenti:

–       Mantenimento dell’autonomia della Facoltà nell’articolazione della programmazione già prevista per nuove valutazioni comparative.
–       Programmazione all’interno delle attuali due sedi della Facoltà di Lingue e dunque entro il 2010/11, della richiesta dei posti di ricercatori per la nuova Facoltà di Lingue di Ragusa, a valere dall’anno 2011/12, nel caso in cui quest’ultima non venga istituita nei suoi organismi autonomi.
–       Passaggio del personale docente a contratto in caso di rinnovo e dei Lettori nella nuova Facoltà.
–       Unificazione dei due budget nella nuova Facoltà, con la quota attualmente attribuita alla Facoltà di Lingue riservata ai Corsi di Laurea già programmati ex 270 e ai corsi a esaurimento.
–       Trasformazione entro il 2010/11 della denominazione della Facoltà in “Lettere, Filosofia e Lingue” o altra assimilabile.
–       Trasformazione dell’attuale personale precario in organico per la nuova Facoltà con regime a tempo determinato e garanzia per il personale strutturato di una transizione nella nuova Facoltà in ruoli funzionali adeguati.
–       Formale garanzia che il personale proveniente dalla Facoltà di Lingue mantenga l’elettorato attivo e passivo a far data dalle elezioni del nuovo Preside.
–       Trasferimento presso la nuova Facoltà degli accordi internazionali, Erasmus compreso, stipulati dai docenti che optano per essa.
–       Armonizzazione dei Regolamenti didattici nel rispetto della specificità di quelli dei Corsi di laurea in Lingue, ed elaborazione di Statuto e Regolamento nuovi della Biblioteca.

Per tutte le ragioni di preoccupazione su esposte, la Facoltà di Lingue, pur non riconoscendosi nella logica delle delibere del 14 giugno che la riguardano, nello spirito di collaborazione che l’ha comunque contraddistinta, dà mandato al Preside e al Consiglio di Presidenza perché avviino tutte le iniziative più opportune perché sia garantito il processo di transizione, prevedibilmente complesso e accidentato, salvaguardando i diritti presenti e futuri di docenti e personale (particolarmente dei precari) e degli studenti di oggi e degli anni a venire che fanno capo alla storica sede di Catania, prevedendo – qualunque sia l’esito del processo – il mantenimento a regime dei corsi triennali e magistrali in atto previsti dalla Facoltà di Lingue e approvati dal S.A. stesso e dagli organi di valutazione, e, se possibile, il loro potenziamento nell’interesse di tutti i percorsi formativi e degli studi universitari in generale. Auspica infine costruttivi rapporti di collaborazione scientifica e didattica con docenti e studenti che espleteranno la loro attività presso la sede di Ragusa.


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