Dietro la macchina ben rodata della commedia noir, la deriva esistenziale dei quaranta-cinquantenni americani: donne ciniche e machiavelliche, superbamboccioni un po vacui i maschi della specie - 'Burn after reading', i Coen non deludono
Una generazione da bruciare
L’annuncio del ritorno dei Coen alla commedia – per quanto nera e sofisticata – è sempre un’incognita. Ci si deve aspettare qualcosa che si avvicina a “Il grande Lebowski” e a “Fargo” o piuttosto ai più recenti e prescindibili “Intolerable cruelty” (tradotto in italiano “Prima ti sposo, poi ti rovino”) e “Ladykillers”?
“Burn after reading-A prova di spia”, vira fortunatamente verso i primi due, sebbene non tocchi quelle vette di invenzione e godibilità. Si ha l’impressione che qua e là la loro capacità di creare situazioni comiche sia un po’ trattenuta, addomesticata dalla consapevolezza di mettere insieme e dirigere alcuni dei mandarini del cinema contemporaneo: George Clooney, Brad Pitt, John Malkovich.
La vicenda ruota attorno a Harry Pfaffer, un funzionario della polizia di Washington, proiettato al centro di situazioni paradossali e complicate, in un intricato gioco di spionaggio d’accatto e a Osborne Cox, un agente della Cia, messo forzatamente a riposo. Dopo un avvio un po’ macchinoso, la trama si srotola secondo alcune costanti dello stile dei Coen con pedinamenti, ricatti e un misterioso cd trovato da Manolo; l’espediente rivela la tentazione, sempre presente nella loro cinematografia, di concedersi salti o minimi scarti narrativi, spiazzando e disorientando lo spettatore.
Sullo sfondo, ma nemmeno tanto, c’è la descrizione del naufragio esistenziale di un’intera generazione, quella dei quarantenni/cinquantenni, inchiodati all’ipocrisia e alla bugia perenne, stretti tra avvocati divorzisti e chirurghi estetici. Con un sovrappiù di cinismo e machiavellismo tattico attribuito alle femmine della specie, a fronte dell’irrimediabile vacuità degli uomini, veri super bamboccioni senza speranza. Lo sguardo di Joel ed Ethan Coen sullo stato e sulla natura delle relazioni nell’America contemporanea è impietoso: nulla sfugge alla logica dominante di insincerità!
Una stoccata altrettanto feroce è per il mondo della sicurezza nazionale. La descrizione generica, appena tratteggiata, ma abbastanza realistica, delle stanze della Cia e dei suoi responsabili basta a gettare una luce inquietante sui destini della collettività. Se la sicurezza degli Usa e del mondo è in mano a individui così, allora non c’è da stare allegri! Ma i Coen ci provano lo stesso e ci ridono su, supportati da un cast stellare e camaleontico. Oltre a Clooney e Malkovich: Brad Pitt, come imbranato e tonto, bravino coi computer, funziona bene; Frances McDormand è adatta al ruolo di donna sognatrice e insieme ochetta, non priva di astuzia; Tilda Swinton è una dottoressa acida e attenta al patrimonio.
“Burn after reading” è una commedia gradevole, con trovate spassose e con alcuni spunti avvincenti; un umorismo abbastanza nero lo attraversa però e molteplici sono le notazioni moralistiche. Gli scricchiolii nella vita della società occidentale si fanno assordanti, eppure i suoi protagonisti perseverano in un impacciato e miope individualismo. Ecco, non c’è molto scampo!