Un libro che racconta un punto di vista insolito, quello degli animali che osservano l’uomo che distrugge il pianeta, trovandosi costretti a convocare un’assemblea per prendere provvedimenti
«Una favola in cui la natura può fare a meno dell’uomo»
L’assemblea degli animali – Filelfo
(Einaudi 2020, 137 pp, 15 euro)
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Gli animali sono convocati a un grande appuntamento: un’assemblea dove, dopo aver esercitato una pazienza millenaria, dovranno finalmente decidere cosa fare dell’uomo, che minaccia la loro sopravvivenza e quella stessa del pianeta.
L’assemblea degli animali è un libro unico nel suo genere. Coltissimo, si fa leggere da chiunque, perché mantiene la promessa fatta dal suo sottotitolo, quella di essere «una favola selvaggia». E dei libri di favole ha anche le illustrazioni, bellissime, di Riccardo Mannelli.
È poi un libro che usa il linguaggio della tradizione per parlare della contemporaneità. Per dirla in altre parole, è come se Omero vi raccontasse del lockdown. Arrivato per email alla redazione di Robinson, il supplemento letterario di Repubblica, poco dopo la chiusura di marzo, L’assemblea degli animali ha tutto di quei giorni: le persone barricate in casa, i canti sui balconi, le file ai supermercati, le passeggiate col cane, le chiese vuote. Le città che ci apparivano deserte, perché private della nostra presenza, ma che deserte non erano, in quanto presto occupate da animali e piante, che ci hanno dimostrato rapidamente quanto la natura possa fare a meno di noi. Tutte queste memorie L’assemblea degli animali conserva, per restituircele narrate dal punto di vista, spesso ironico e sempre imparziale, degli animali.
È proprio per non sostituirsi alla voce – anzi, alle voci – degli animali di cui ha cercato di farsi interprete, che l’autore ha preferito rimanere anonimo. Filelfo è, naturalmente, solo uno pseudonimo. Un messaggero che parla utilizzando le parole dei giusti che lo hanno preceduto, gli autori che hanno dimostrato di tenere in considerazione il punto di vista degli animali e lo hanno raccontato, ciascuno a suo modo, nel corso dei secoli.
Ma qual è la colpa dell’uomo, ciò che lo rende una minaccia per il pianeta e quindi anche per se stesso? È appunto aver dimenticato quanto sia profondamente connesso con ogni altra specie sulla Terra. “Un tempo gli uomini […] credevano ancora che ciò che sta in alto sta anche in basso e ciò che sta in basso è come ciò che sta in alto. E che tutte le cose sono una cosa sola, che si può chiamare natura.”
La salvezza è ricordarcene.
Consigliato se: Pensi che la situazione che stiamo vivendo debba essere un’occasione per riflettere, e hai bisogno di un libro che ti aiuti a farlo.
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Vera Navarria, vicepresidente dell’associazione Arcigay Catania ed editor per la casa editrice Villaggio Maori, ci darà consigli di lettura per arricchire il nostro spirito e curare la nostra anima.