Una battaglia di civiltà

“L’Ateneo di Catania si è dichiarato contrario ai tagli previsti dall’Università facendo proprio il documento della CRUI (conferenze dei rettori delle università italiane), quindi basta col dire che deve prendere una posizione. È stato già fatto. Inoltre, questa assemblea non è rappresentativa della linea di governo dell’ateneo, la quale è invece determinata dagli organi preposti. Farò in modo, comunque, che le vostre istanze siano inserite nel documento che sto preparando, e sono interessato ad allargare le assemblee anche ai ricercatori precari, evitando – magari – i colori di partito che anche adesso sono in qualche misura presenti”. Così il rettore Antonio Recca ha replicato, nel corso dell’assemblea aperta sui tagli ieri alla Cittadella, alla reiterata richiesta, da parte del movimento studentesco ma anche dei ricercatori, di prendere una posizione riguardo i piani del governo per l’Università.

L’Aula Magna del dipartimento di Scienze chimiche era gremita: almeno 500 le persone all’interno. Non solo docenti: moltissimi giovani precari e studenti erano presenti all’assemblea convocata dal rettore Antonio Recca. Molti sono rimasti fuori e hanno seguito il dibattito dai grandi finestroni che si affacciano sull’aula.
Accanto al Rettore, seduti al tavolo da conferenza, c’erano il prof. Giuseppe Cozzo (presidente della Commissione paritetica) e il direttore amministrativo Federico Portoghese.

I bilanci non sono un optional e vanno rispettati”: queste le parole del Rettore che hanno aperto l’incontro cercando di spiegare cosa accadrà alle Università per il prossimo triennio (turn over, concorsi bloccati, tagli al Finanziamento del fondo ordinario). Come si vede dal video, il Rettore, di ritorno da Roma, ha accennato ai primi provvedimenti del nuovo decreto Gelmini. In ogni caso Recca critica le varie leggi e riforme che hanno colpito l’istruzione universitaria senza distinzione politica: “Il sistema di ricerca e istruzione non può essere trattato al di sotto dell’1% quando il trattato di Lisbona mette come tetto minimo il 3%”.

Tanti sono stati gli intervenuti a questo lungo e vivace incontro, ricco d’applausi e di molti “buuu” rivolti a chi non trovava il consenso della platea. Bersagliato anche il Rettore in più momenti (per esempio quando ha detto al nostro video-redattore Marco Pirrello, che in questi minuti monta il girato, di non riprendere “tanto siamo tra noi”). A parlare non erano soltanto docenti e rappresentanti sindacali, ma soprattutto studenti e precari della ricerca, che hanno cercato di avere il maggior spazio possibile per poter interloquire con il Rettore.

Il Movimento studentesco catanese, nei suoi interventi, ha chiesto a gran voce “una chiara e netta presa di posizione da parte del Rettore, del Senato accademico e del Consiglio di amministrazione”, come ha detto Matteo Iannitti e come già richiesto nella lettera aperta del Movimento. Sono state aspramente criticate le nuove norme che riguardano l’università, anche se gli studenti ci tengono a precisare la loro posizione: “Ciò non vuol dire che l’università ci piaccia così com’è, ma i tagli, di certo, non serviranno a migliorare la situazione”,ha affermato Angelo Scrofani. Critiche anche per i rappresentanti eletti dagli studenti perché “rappresentano se stessi o il loro partito di appartenenza”.

Nel frattempo, in questi giorni, il Governo italiano sembra aver fatto dei passi indietro riguardo all’imminente riforma universitaria: e per Antonio Scalia le riforme non si fanno solo in Parlamento: “Bisogna dire grazie – dice – a quei milioni di persone che sono scese in piazza e che hanno finora hanno raccolto solo briciole, ma che comunque sono un segnale importante”.

Gli interventi del Coordinamento dei precari della ricerca chiedono una presa di posizione delle alte cariche dell’ateneo contro l’art. 16 e l’art. 66 e contro le fondazioni di diritto privato. Qualcuno chiede di partecipare ad una riunione operativa per rappresentare i ricercatori che non hanno nessun rappresentante. Salvo Garozzo, borsista di Scienze politiche, parla di una battaglia di civiltà: “questo è un tentativo di dare un nuovo volto all’università, non una battaglia per elemosinare un posto di lavoro”.

Gli studenti catanesi, comunque, non si sono limitati a far sentire il loro dissenso, ma hanno presentato due proposte: aprire al pubblico il prossimo Senato accademico e utilizzare le sessioni di laurea per informare su ciò che accade nel mondo universitario anche chi non ne fa parte e ci mette piede, appunto, solo per la laurea di un amico o di un parente.

Alcuni docenti e esponenti del sindacato hanno messo l’accento sullo sciopero del 14 novembre prossimo, sottolineando il fatto che ad essere precari non sono soltanto i ricercatori ma anche il personale tecnico-amministrativo. Il preside della facoltà di Lingue Nunzio Famoso attacca il governo nazionale: “Mai nessun governo era arrivato al punto di prendere dall’università e spostare le risorse in altri campi. Non lo possiamo permettere, è un fatto di civiltà”. Ilprofessore Antonino Lo Giudice, preside della facoltà di Scienze, critica l’operato della CRUI. “Si è seduta al tavolo di confronto con il governo – ha detto – per portare la voce dell’università pur non rappresentandola”. Il prof. Angelo Vanella (Farmacia) ha proposto di mettere online la top 10 dei ricercatori che a Catania rappresentano un punto di forza.
Dopo quasi tre ore di interventi, la conclusione del Magnifico. Si dice contrario ai tagli sia del governo precedente sia di quello attuale. Ricorda ai presenti che i primi atenei ad innescare l’ondata di protesta sono stati quelli che rischiano di chiudere per via di una cattiva gestione e che l’ateneo di Catania, pur non rientrando nell’Aquis (“i magnifici” 13 atenei virtuosi), si trova perfettamente in equilibrio tra le università virtuose e quelle che non lo sono. E a tal proposito comunica che l’Aquis ha proposto la candidatura di Catania come esempio d’equilibrio tra il Nord ed il Sud, “perché i nostri conti sono sani”.

“Credo che questo atteggiamento morbido sia quello che deve avere un ateneo coi conti a posto. Non sospenderemo le lezioni e non occuperemo le nostre sedi, quindi. Manifestare è giusto – ha aggiunto – e il 14 parteciperò allo sciopero generale”.

Le posizioni di chi ha parlato sono chiare. Resta da capire cosa davvero pensi la maggioranza silenziosa presente ieri. I giovani hanno raccolto tanti applausi, anche da parte dei docenti. Alcuni dei quali li applaudivano in silenzio, tenendo le mani sotto il banco.


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