Sta per scadere la deroga al decreto Balduzzi che ha finora consentito il mantenimento del reparto nella cittadina palermitana. Lapunzina: «Le motivazioni con le quali abbiamo ottenuto la deroga sono tutt'ora valide». Intanto per venerdì è stato fissato un incontro con l'assessore regionale alla Salute Ruggero Razza
Un nuovo rischio chiusura per il punto nascite di Cefalù «Decisione spetta al ministero». Si mobilitano i sindaci
C’è persino il gruppo facebook Mamme per Cefalù. La cittadina normanna insomma le prova tutte per salvare il punto nascite, di nuovo a rischio chiusura. Nei giorni scorsi durante un convegno a Palermo era stato l’assessore regionale alla Salute Ruggero Razza a delineare tale ipotesi per l’ospedale Giglio. Il punto resta sempre uguale, finora superato dalla deroga ministeriale del 2015 concessa dal precedente governo e prossima alla scadenza: il punto nascite di Cefalù resta sotto la soglia minima, stabilita dal cosiddetto decreto Balduzzi nel 2012, che fissava per la struttura ospedaliera di Cefalù almeno 500 parti all’anno. «Dobbiamo capire cosa deciderà il ministero – dice il dirigente regionale Mario La Rocca – Cefalù è in condizione di essere sottoposta a eventuale deroga, ma la parola finale spetta comunque al governo nazionale». Questa volta però la chiusura del punto nascita appare davvero certa, come confermano fonti interne.
A rilanciare la notizia del nuovo rischio è stato per primo il sindaco di Cefalù Rosario Lapunzina. Che l’8 ottobre ha ricevuto, pur senza avendoli interpellati direttamente, una risposta da parte dei deputati 5stelle che fanno parte della Commissione Salute all’Ars (Salvatore Siragusa, Francesco Cappello, Giorgio Pasqua e Antonio De Luca). «La prospettata chiusura del punto nascite di Cefalù non è dovuta a una decisione del governo nazionale – hanno scritto in una nota – come qualcuno vorrebbe far credere ma è figlia del decreto ministeriale 70 e delle conseguenziali decisioni del governo regionale». Un’affermazione che serve, secondo il gruppo pentastellato, «per sgombrare il terreno da inutili polemiche e ristabilire la verità sui fatti». In quell’occasione Salvatore Siragusa ha aggiunto che «la verità è che ci si doveva muovere per tempo, quando ancora c’erano i margini perché l’assessorato regionale prendesse strade diverse, come io stesso indicavo in una interrogazione del gennaio del 2015».
Ed è a loro che risponde lo stesso Lapunzina: «Non voglio fare polemiche politiche, il mio è un appello rivolto a tutti, anche ai cinquestelle. I quali negli anni passati hanno fatto interrogazioni parlamentari per mantenere aperto il punto nascite. Non comprendo quale sia il tempo scaduto». Intanto il primo cittadino cefaludese è il promotore di una mobilitazione dei sindaci dei Comuni del comprensorio, che comprende sia quelli del distretto sociosanitario (Cefalù, Pollina, Lascari, Gratteri, Campofelice di Roccella, San Mauro Castelverde, Collesano, Isnello e Castelbuono) che quelli dei Nebrodi occidentale (Pettineo, Mistretta, Santo Stefano di Camastra, Tusa, Castel di Lucio, Motta d’Affermo e Reitano), i quali dopo la chiusura del punto nascite dell’ospedale San Salvatore di Mistretta fanno appunto riferimento alla struttura palermitana. I sindaci si incontreranno oggi pomeriggio a Castello Bordonaro per definire le prossime iniziative. Nel frattempo è stato già fissato un incontro per venerdì mattina con l’assessore Razza, mentre lo stesso Lapunzina nella giornata di ieri ha chiesto un’audizione all’Ars alla Commissione Sanità, che dovrebbe concordare un appuntamento per la prossima settimana.
«Voglio ricordare che il Giglio è classificato come presidio ospedaliero Dea di primo livello nel Piano sanitario regionale – ancora dice Lapunzina – A Cefalù la cittadina d’estate passa da 15mila a 50mila abitanti, abbiamo un bacino enorme. Una donna di San Mauro Castelverde, ad esempio, dovrebbe affrontare un viaggio della speranza per partorire? È inconcepibile. Voglio poi ricordare che Cefalù ha ottenuto l’ultima deroga su motivazioni che a tutt’oggi sono ancora valide, dunque non capisco cosa si sta mettendo in discussione. Io e i miei colleghi faremo di tutto per mantenere il punto nascite, perché la battaglia è ancora aperta». Nel territorio madonita l’unico reparto simile è attualmente quello di Petralia, che registra in realtà pochissime nascite ed è accorpato a quello di Termini Imerese. Ed è noto come i paesi madoniti della parte alta siano spesso impercorribili d’inverno, quindi il polo di Cefalù resta un riferimento per molte famiglie. Se da una parte al Giglio non esiste ancora il reparto di neonatologia dall’altra quelli di ginecologia ed eventualmente di terapia intensiva per la madre assicurano comunque un servizio apprezzato. Il reparto di ostetricia è poi considerato il gioiello della fondazione, con stanze singole iperaccessoriate e posti letto per chi accompagna la donna incinta.
Anche il presidente della Fondazione Giglio di Cefalù, Giovanni Albano, si rivolge al ministero della Salute. «Ci auguriamo – dice il manager della struttura pubblico/privata – che il ministero e i tecnici che si stanno occupando del centro nascite di Cefalù abbiano la stessa sensibilità del passato garantendo a questa grande comunità di poter continuare a fruire di questo importante presidio». Albano sottolinea anche gli sforzi fatti dalla Fondazione, in questi anni, «per il reclutamento del personale dell’ostetricia e ginecologia oggi composto da uno staff di 25 specialisti tra ostetriche (nove), pediatri (cinque) e ginecologi (nove)».