Un terremoto di grandissima intensità tra il tre e il sei giugno dovrebbe colpire il sud Italia. A causarlo la congiuntura tra Venere e la Luna, teoria confermata anche da un algoritmo. Come verifica finale, il monitoraggio delle emissioni di gas radon. Sono sempre numerose le fonti più o meno pseudo-scientifiche che asseriscono di poter prevedere i terremoti. Queste voci si moltiplicano – amplificate dalla Rete – soprattutto a ridosso di eventi come quelli accaduti in questi giorni in Emilia Romagna. Già nel 2009, a poche ore dalla scossa che ha sconvolto L’Aquila e l’Abruzzo, è iniziato un ampio dibattito, tra quanti sostenevano che il disastro avvenuto all’alba del sei aprile era prevedibile e la maggior parte della comunità scientifica che sosteneva il contrario. Adesso, sono Sicilia e Calabria al centro dell’attenzione: un grande terremoto sarebbe previsto nella prima metà di giugno. Mentre qualcuno chiede già informazioni su Internet, in tanti riportano diverse teorie che suffragano questa tesi. A cominciare da quella a metà tra astrologia e astronomia.
Il cinque giugno Venere transiterà davanti al sole, a poca – relativa – distanza dalla Terra. La sua attrazione, sommata a quella della Luna, provocherebbe nei primi giorni di giugno – secondo gli esperti – uno sconvolgimento delle placche terrestri. «Non può chiedermi se è vero!», risponde con una risata il direttore dell’Ingv di Catania Domenico Patanè, che non sa nemmeno in quale categoria inquadrare una teoria del genere. Si metta l’animo in pace qualsiasi emulo di Paolo Fox: «Allo stato attuale degli studi, è impossibile fare previsioni deterministiche».
Altra teoria molto in voga negli ultimi giorni è quella della previsione matematica. Ma – secondo il geologo catanese – quelli forniti sono riferimenti temporali e geografici troppo vaghi. «Qualcuno ha detto che c’è un allarme nella zona compresa tra capo d’Istria e la Sicilia. La protezione civile dovrebbe evacuare mezza Italia?». Stessa cosa per le previsioni fatte da Alessandro Martelli, direttore del centro Enea di Bologna, che aveva messo in guardia su un possibile sisma nel Nord, senza però specificare quando. «Dire che accadrà un evento sismico in una zona così ampia, per un periodo di tempo così lungo, significa fare una previsione probabilistica». Una sorta di partita ai dadi, dunque.
Altra teoria affascinante è quella dell’aumento anomalo del gas radon, balzata agli onori della cronaca nel 2006. Il direttore dell’Ingv non è molto tenero con l’autore, Giampaolo Giuliani, ex tecnico dei laboratori nazionali del Gran Sasso. «Solitamente rimaniamo molto perplessi davanti a tutte queste teorie e non possiamo fare altro che ribadire che la scienza non è arrivata al punto tale da prevenire certamente un terremoto con date, ore e luoghi precisi».
L’unica cura scientifica per il problema è al momento solo una: la prevenzione. «Proprio oggi in Giappone c’è stato un terremoto di magnitudo simile a quella del sisma in Emilia: là c’è stata solo l’oscillazione dei grattacieli. Qui i morti finora sono 17», spiega Patanè. «Bisogna considerare i problemi del nostro patrimonio edilizio e avviare un’azione politica importante, che non parta solo dalla spinta emozionale – continua – Quanto successo in Abruzzo e in Emilia mette in luce sempre più questi problemi». Dunque un monitoraggio costante del territorio, la messa a punto di una vera prevenzione antisismica, l’aggiornamento costante delle mappe di rischio. Senza sentire il bisogno di consultare anche i Maya per scongiurare il crollo di capannoni e case.
[Foto di matthileo]
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