Nato nel 2006 dall'idea di un gruppo di liceali, il mensile scritto e stampato nella cittadina iblea dal 2014 non sarà più in edicola. «A noi non interessa far vivacchiare il giornale, meglio chiudere con dignità», spiegano in un editoriale sull'ultimo numero di dicembre 2013 i redattori che in questi anni hanno portato avanti il progetto sacrificando il proprio tempo libero
Ultimo numero per il Clandestino di Modica La redazione: «Chiudiamo, con il sorriso»
«A noi non interessa far vivacchiare il giornale. Se non si riesce a raccontare la città come questa merita è meglio chiudere con dignità. E soprattutto con il sorriso». Il Clandestino, giornale indipendente creato da un gruppo di ragazzi di Modica, chiude. Non a causa di problemi economici, e nemmeno per una reazione a critiche o attacchi alla libertà di stampa. La spiegazione è nel numero di dicembre 2013, l’ultimo in edicola, in un editoriale senza firma dei ragazzi che sette anni fa, il 30 settembre del 2006, avviarono questo progetto ambizioso: si chiude perché «ogni giorno cè la vita da affrontare».
La vignetta presente nell’editoriale del numero di dicembre 2013«Non è una questione economica per la stampa, sono le energie che non bastano più: siamo pochi, e vogliamo ognuno portare avanti la propria vita», spiega Enrica Frasca, tra le fondatrici. L’annuncio, in verità, era già stato dato sul proprio blog da Riccardo Orioles, giornalista antimafia militante e creatore in tutta Italia della rete di piccole testate che forma la redazione dei Siciliani giovani. Di questa rete, il Clandestino di Modica, anche grazie al Festival di giornalismo organizzato negli ultimi quattro anni, è sempre stato un punto centrale. Ma l’impegno di fare un buon giornale, con 24 pagine di inchieste, cronaca giudiziaria e interviste ben scritte, tutte inerenti alla cittadina Iblea, è ormai divenuto insostenibile per i suoi creatori. «Creare il giornale costa impegno: era diventato un lavoro a tempo pieno, noi dovevamo rinunciare alle nostre vite per un lavoro non retribuito», racconta Enrica. E’ giovanissima appena ventriquattrenne -, ma questa parte importante della sua vita sembra essersi conclusa.
Se il giornale muore, le vite delle giovani donne e uomini del Clandestino, vanno avanti. Magari fuori dalla piccola città di provincia, come per Giorgio Ruta, anche lui giovanissimo redattore, diventato un po’ il simbolo del giornale modicano, oggi studente della scuola di giornalismo a Torino, per diventare un professionista dell’informazione. «Avevamo coinvolto tanti ragazzi delle superiori, ma anche loro continua Enrica sono andati fuori per studiare». Forse, un giorno, quelli come Giorgio ritorneranno, con entusiasmo e contatti. «Aspettiamo le reazioni dei modicani all’annuncio, chiaramente, ma la decisione è presa. Il nostro futuro lavorativo non può essere il quotidiano a Modica: lo so perché ci abbiamo provato», conclude Enrica. Anche le speranze per il futuro sono spiegate sull’ultimo numero che ha solo otto pagine. Ad accompagnare l’editoriale una vignetta di Guglielmo Manenti mostra un coccodrillo che piange, dei bambini che giocano, l’orologio simbolo della città imbavagliato e una lapide con sopra scritto: «qui giace il Clandestino». Nelll’ironia del disegno, sopra la tomba nascono dei fiori: «Aspettiamo che fioriscano i semi piantati in questi anni».