Ultima Dea. È questo il titolo emblematico e misterioso del secondo romanzo della scrittrice Rita Cocuzza, edito Erga Edizioni.
Reduce dal debutto nazionale al Book Pride 2022 di Genova, il volume è stato presentato in anteprima a Catania, città natale dell’autrice, nel Chiostro del Museo Castello Ursino. Ed è proprio da una terra di miti, la Sicilia, e all’ombra di un vulcano fumante, l’Etna, che nasce Ultima Dea, da un luogo in cui misteriose divinità ctonie, custodi dei segreti femminili, d’una magia oscura e di riti antichi, camminano tra noi. Donne, sorelle, madri, la cui identità si svela a poco a poco e ci guidano in quel percorso di cambiamento e crescita che è l’esistenza. Un libro avvincente, psicologico, dotato di un particolare fascino che origina dalla capacità di sprofondare senza pudore nella mente dei personaggi che animano la trama.
«Come nel primo romanzo Vòltati scritto nel 2009, in Ultima dea – ricorda Giuseppe Lazzaro Danzuso, che assieme alla professoressa Amalia Mannino ha fornito un’attenta, puntuale analisi del libro – viene ripreso e arricchito uno schema: nel primo la protagonista Inès, appariva come l’eroina di una tragedia in senso greco a un tempo colpevole e innocente, da una parte domina il dramma, dall’altro lo subisce. Così Stella, protagonista del secondo, a figlia introversa, con un cuore corazzato che le impedisce di lasciarsi andare, almeno inizialmente, insieme ad altri personaggi simbolici che ruotano attorno alla trama. Oltre a Stella, l’altra protagonista è Lydia, la madre morta, apparentemente instabile ma con una grande coerenza e amore per la vita, che indossava la maschera di tante donne per vivere mille vite diverse, per questo era così irresistibile. E ancora altri personaggi chiave, come Donna Luz, che quando arriva avvolta in un velo violaceo che pareva intessuto con spine di ricci, si trasforma in musica e smuove strane energie, con cambiamenti repentini, accelerazioni».
«Il romanzo è associabile ad un mosaico scomposto le cui tessere dal caos originario vanno via via trovando una loro collocazione, un loro spazio – ha proseguito Amalia Mannino –Dalla prima all’ultima pagina, si assiste ad un continuo comporsi, scomporsi e ricomporsi del variegato universo femminile, con i suoi mille e mille diversi volti, pieghe, tratti. La donna, le donne popolano Ultima dea con i loro sentimenti, affetti, emozioni, dolori, maschere, alibi, passioni, sensazioni, pensieri, verbalizzazioni, anime, corpi, verità, sogni, deliri».
Un’atmosfera intima quella del chiostro del castello Ursino di sabato pomeriggio, una platea partecipata accolta e accompagnata lungo la complessa trama del libro, dalla lettura di alcuni bravi scelti e interpretati dall’attrice Berta Ceglie. All’incontro, moderato dalla giornalista Letizia Carrara, è intervenuta anche l’art photographer Nicoletta Fontana, che ha firmato l’immagine di copertina. «Uno scatto che cattura anche i simboli più celati – ha spiegato Fontana – come quelli custoditi nelle gemme cucite addosso o incastonate in gioielli preziosi».
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