«I colpi dati a Elena Del Pozzo sono stati inferti con un’arma compatibile con un coltello da cucina, non ancora trovato, e sono stati più di undici. Uno solo è stato quello letale perché ha reciso i vasi dell’arteria succlavia. Ma la morte della bambina non è stata immediata». Sono queste le prime indiscrezioni riguardo agli esiti dell’autopsia che si apprendono da fonti della procura di Catania. L’esame è stato eseguito ieri sulla bambina di 4 anni uccisa dalla madre, Martina Patti, 23 anni, che ha confessato il delitto e si trova in carcere. I rilievi avrebbero anche chiarito l’orario del decesso, stimato intorno alle 13, cioè circa 60 minuti dopo che la bambina era stata presa a scuola e aveva pranzato.
I magistrati hanno chiesto, come emerso ieri sera dopo l’interrogatorio di garanzia nella casa circondariale di piazza Lanza, anche un esame tossicologico per capire se la bambina sia stata sedata prima di essere uccisa. I fatti risalgono allo scorso 13 giugno quando la donna denunciò il rapimento della figlia a opera di un commando, composto da quattro persone incappucciate, armate e con dei guanti. Una versione durata meno di 24 ore. La mattina del 14 giugno Patti ha condotto i carabinieri di Mascalucia in un terreno abbandonato distante circa seicento metri dalla casa in cui la donna viveva con la figlia. Del Pozzo era stata parzialmente sotterrata e inserita in cinque sacchi di plastica neri. La mamma ha confessato il delitto ma le indagini continuano. Da ricostruire c’è il movente e non solo. I carabinieri non escludono infatti che la donna possa essere stata aiutata da qualcuno.
Nel tardo pomeriggio, i carabinieri della Sezione investigazioni scientifiche (Sis) di Catania e del Ris di Parma eseguiranno un sopralluogo nella casa di Mascalucia di Martina Patti, attualmente in carcere. Accertamenti saranno estesi anche a un perimetro più vasto del luogo dove è stato trovato il corpo della bambina, a circa seicento metri dall’abitazione, in una campagna abbandonata. Rilievi sono stati eseguiti nelle due zone da carabinieri con l’uso di un drone.
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