Uccide figlio di 3 mesi, per la mamma arrivano domiciliari La donna verrà curata dentro a una struttura terapeutica

Una struttura terapeutica a Mascalucia idonea a curarla, anziché la sezione femminile della casa circondariale di piazza Lanza, a Catania. È di pochi minuti fa la notizia del trasferimento agli arresti domiciliari della mamma accusata di avere ucciso il figlio di tre mesi. La donna era finita dietro le sbarre su richiesta della procura etnea, con l’indagine condotta dai magistrati Ignazio Fonzo e Fabio SaponaraDopo l’interrogatorio di garanzia, a cui l’indagata si è sottoposta martedì, è stata accolta la richiesta del suo legale, l’avvocato Luigi Zinno. «Con questo trasferimento in una comunità la signora avrà la possibilità di essere sottoposta alle cure di cui ha bisogno», commenta Zinno raggiunto telefonicamente da MeridioNews. Sottolineando, ancora una volta, la tesi che la difesa ha sostenuto fin dal primo momento. Ovvero che la mamma non avrebbe voluto uccidere il piccolo Lorenzo, agendo in stato confusionale. 

Nel provvedimento con cui era finita in carcere la giudice Giuseppina Montuori sottolineava «una evidente incapacità nell’autocontrollo» da parte della donna. Capace di agire «per uccidere con violenza». Stando alla ricostruzione della polizia la mamma avrebbe scaraventato a terra il figlio mentre lo teneva tra le braccia, all’interno della stanza da letto. In un primo momento la versione dell’indagata era stata diversa. Lei stessa aveva raccontato ai soccorritori che il figlio era caduto accidentalmente, forse per una spinta che lo stesso si era dato. Il copione però cambia con i magistrati. Davanti i quali si assiste a una sorta di confessione, negando però di avere voluto ammazzare Lorenzo. Nei verbali del suo interrogatorio, come raccontato ne giorni scorsi da MeridioNews, la mamma faceva riferimento a un «momento di buio», in una situazione di evidente «nervosismo». Stando alle dichiarazioni di alcuni familiari, e di qualche vicina di casa, la signora in più occasioni avrebbe manifestato insoddisfazione per la gravidanza e per l’allontanamento del compagno.

Ipotesi, quest’ultima, smentita dall’avvocato. Luigi Zinno, incontrando i giornalisti al termine dell’interrogatorio di garanzia, aveva spiegato che in realtà la signora aveva sempre voluto quel bambino. Senza «mai pensare ad abortire». Per lei adesso comincerà un percorso di cure, senza dimenticare la perizia psichiatrica che il legale ha già annunciato di richiedere. 


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