Quasi duemila tonnellate di rifiuti, di cui 800 di materiale plastico, sono andati in fiamme. E il fuoco cova ancora sottoterra. «Non abbiamo ancora fatto campionamenti per valutare l'eventuale disastro ambientale», spiega a MeridioNews Gaetano Valastro di Arpa
Tutto quello che c’è da sapere sull’incendio alla Kalat Presidente: «Non siamo un concorrente da fare fuori»
Diecimila metri di superficie, quasi duemila tonnellate di rifiuti, di cui 800 di materiale plastico. Sono i primi dati dell’incendio, probabilmente doloso, divampato lunedì all’interno della Kalat Impianti srl, la società di regolamentazione del servizio di gestione dei rifiuti del Calatino. Un danno che, a tre giorni dal divampare delle fiamme, e in attesa dei calcoli definitivi, si attesta già tra i 6 e gli 8 milioni di euro. Sebbene le fiamme in superficie siano state sedate grazie all’intervento dei vigili del fuoco di Caltagirone, intervenuti sul posto con sei autobotti, non si è riusciti a evitare il coinvolgimento dell’impianto di selezione, che è stato interamente distrutto. «L’incendio si è propagato per tutta l’estensione del capannone e nelle aree di sosta e stoccaggio dei materiali – spiega a MeridioNews la presidente della Srr Lucia Italia – ma per poter sedare definitivamente le fiamme dobbiamo essere certi che non ci siano fuochi che covano sotto i materiali. Per questo – aggiunge – stiamo lavorando per smazzare il materiale e coprirlo con la terra».
Le indagini sul rogo sono partite il giorno stesso e al vaglio degli inquirenti c’è anche l’ipotesi che si sia trattato di un incendio doloso. «Abbiamo un sistema di videosorveglianza dotato di 45 telecamere – commenta Italia – le cui immagini sono già in possesso degli inquirenti, anche se la parte di termocamere istallate nell’impianto di selezione è stata distrutta dall’incendio». La questione è anche all’attenzione della Commissione regionale antimafia. «Siamo in stretto contatto con il territorio Calatino e a breve effettueremo un sopralluogo agli impianti», fanno sapere al nostro giornale dalla Commissione antimafia che già nell’aprile del 2020 si era occupata dell’inchiesta sul ciclo dei rifiuti in Sicilia.
Nel frattempo, il Movimento cinque stelle ha presentato una richiesta di audizione urgente del presidente della Regione Nello Musumeci in Commissione ambiente. Mentre si attende la fissazione della data, i Comuni del Calatino hanno costituito un’unità di crisi che lunedì vedrà riunirsi i vertici di Kalat e i 15 sindaci dell’Ato per garantire la prosecuzione del servizio di raccolta differenziata, fare la conta dei danni e valutare le possibili soluzioni per conferire temporaneamente in altre discariche. «Le modalità della raccolta non muteranno – assicura Italia – perché abbiamo già individuato siti alternativi come soluzioni temporanee fino alla riapertura degli impianti». Per la frazione organica umida «ci si rivolgerà a Raco, come soluzione tampone – precisa Italia – Mentre per la frazione differenziata del secco abbiamo trovato altre piattaforme siciliane. In ogni caso – sottolinea – il servizio non si è fermato neanche un giorno».
I disagi per i residenti, però, non si limiterebbero alle difficoltà di cui potrebbe risentire l’espletamento del servizio di raccolta. Sul piatto c’è anche il potenziale danno ambientale dovuto ai fumi tossici derivanti dalla combustione del materiale plastico. «Non abbiamo ancora effettuato alcun campionamento – dichiara a MeridioNews Gaetano Valastro di Arpa – perché quel giorno i centri abitati non sono stati interessati e l’alta pressione atmosferica ha permesso che i fumi rimanessero schiacciati al suolo». Per le rilevazioni dell’agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, dunque, bisognerà attendere che vengano soffocate le fiamme che covano sotto i rifiuti. «Torneremo non appena avremo il benestare dei vigili del fuoco – prosegue Valastro – Per il momento, però, non ci sono elementi per valutare un disastro ambientale».
«Le operazioni di spegnimento sono ancora in corso – sostiene Italia – seppure sotto controllo e solo per i materiali residuali». Tuttavia, per riaprire l’impianto di compostaggio «attendiamo l’autorizzazione dell’Arpa – precisa la presidente – che dovrà eseguire l’analisi delle matrici ambientali all’interno del sito per controllare l’effetto della nube». E sull’ipotesi al vaglio degli inquirenti per incendio doloso, Italia non si sbilancia: «Non riesco proprio a immaginare quale possa essere il motivo di una ritorsione – spiega – perché se è vero che siamo una delle Srr più virtuose, siamo una società in house providing e quindi, interamente pubblica, non siamo un concorrente da fare fuori. A questo punto, mi chiedo se davvero vale la pena continuare a investire in questa terra», conclude chi è alla guida della Srr di Grammichele dal 2018.