Turismo sull’Etna, Antitrust su presunto monopolio «Gestione Star e Funivia contraria a concorrenza»

Un parere che riscrive già la storia del turismo sull’Etna e promette soprattutto di influire in concreto, nella direzione di maggiore apertura, sul futuro della gestione ad alta quota. L’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm), nei giorni scorsi, ha inviato ai Comuni di Linguaglossa, Castiglione di Sicilia e Nicolosi una nota riguardo i problemi concorrenziali in materia di affidamento delle vie di accesso alle zone sommitali del vulcano. Al vaglio dell’Antitrust sono finiti infatti proprio i servizi che aprono le porte del Mongibello alle migliaia di escursionisti provenienti da tutto il mondo: a Etna nord, i trasporti turistici che si svolgono lungo la pista rotabile che da Piano Provenzana conduce ai crateri sommitali, ricadente nei territori di Linguaglossa e Castiglione; a Etna sud, territorio di Nicolosi, la funivia e le attività di risalita sia invernali che estive.

Un mosaico che fa capo alle due società Funivia dell’Etna spa e Star srl, diretta emanazione della famiglia Russo, storica protagonista del turismo etneo prima con il patron Gioacchino – scomparso nel 2013 – e adesso con l’erede Francesco, attuale amministratore unico di Funivia. Una concentrazione di investimenti e responsabilità ben nota nel Catanese e spesso apertamente considerata un monopolio – come più volte fatto da associazioni ed addetti ai lavori, ma anche dal sindaco di Nicolosi, Nino Borzì, e dalla presidente del Parco dell’Etna, Marisa Mazzaglia – posto a freno di uno sviluppo in chiave turistica realmente diffuso nell’area.

Nel documento, dopo una sommaria cronistoria su concessioni e affidamenti che, fin dal 1970, hanno interessato i trasporti turistici a pagamento e gli impianti di risalita, l’Agcm tira delle chiare conclusioni: «La gestione delle vie d’accesso alle zone sommitali dell’Etna da parte di Funivia e Star appare contraria ai principi posti a tutela della concorrenza, con riguardo all’assenza di procedure selettive – si legge – ed in ragione di requisiti di partecipazione alle procedure di affidamento ingiustificatamente restrittivi». Si discute infatti di attività da ritenersi servizi pubblici di rilevanza economica, servizi che – come evidenziato nel testo – «possono essere affidati anche in forma diretta a società terze», purché queste siano «a totale partecipazione pubblica e soggette a controllo analogo a quello esercitato dall’amministrazione sui propri servizi». Nella vicenda Funivia-Star questi ultimi due requisiti, per l’Antitrust, non sussistono.

In un mercato come il turismo ad alta quota, «con specifiche caratteristiche oggettive» che restringono il numero di «potenziali competitori – aggiunge l’Autorità – l’affidamento dei servizi deve avvenire mediante procedure ad evidenza pubblica». Una pronuncia che interviene in una momento delicato. A nord, Linguaglossa e Castiglione sono impegnate nel complicato iter di preparazione di un bando congiunto che assegnerebbe la gestione delle escursioni lungo la pista per 15 anni. Un processo iniziato nel 2013, dopo la scadenza dell’affidamento diretto alla Star che, a sua volta, faceva seguito ai rinnovi del 1998 e del 1999. Per non bloccare le escursioni nelle estati 2014 e 2015, i due Comuni hanno indetto degli «avvisi esplorativi» per affidare temporaneamente la pista. Entrambi aggiudicati alla Star. Procedure avviate però «sempre a ridosso dell’avvio della stagione» e dunque, secondo l’Agcm, segnate da requisiti che «appaiono idonei a ridurre, invece che ad ampliare, la platea dei soggetti interessati a partecipare».

A sud, intanto, negli ultimi mesi è esploso il contenzioso tra Comune di Nicolosi e Funivia sulla gestione degli impianti di risalita ricostruiti dopo l’eruzione del 2001, alcuni di proprietà comunale, altri di proprietà della Funivia, e collocati su terreni sia pubblici che privati. La giunta Borzì, infatti, ha tentennato a lungo sulle autorizzazioni da concedere all’azienda. La famiglia Russo, ricorda l’Antitrust, gestisce gli impianti comunali fin dal 1991 – in forza di una concessione passata di società in società fino all’attuale Funivia spa – ed il trasporto dei turisti, anche con fuoristrada, stavolta con un’autorizzazione prorogata dal 2006 al 2022. Dopo l’eruzione, la durata dell’affidamento era stata fissata al 2011, e tuttavia «la gestione di Funivia prosegue di fatto anche oggi, a causa – si legge ancora – dell’esercizio di una sorta di diritto di ritenzione sugli impianti comunali ricevuti in gestione su terreni di proprietà della società».

L’Agcm conclude invitando le amministrazioni «a rivedere le complessive modalità di affidamento e gestione delle vie di accesso all’area sommitale dell’Etna, al fine di introdurre criteri concorrenziali che consentano di superare affidamenti inerziali agli operatori storici». I Comuni hanno 45 giorni di tempo per informare Roma sulle decisioni prese in tal senso. Il parere, di fatto, vale come un terremoto. A Nicolosi si rafforza la posizione dell’amministrazione, mentre a nord gli avversari del bando 15ennale in cantiere – con in testa proprio il sindaco di Castiglione Salvo Barbagallo, ma anche numerosi operatori turistici ed un Comitato civico – sono pronti a tornare alla carica per azzerare quanto già redatto. Per ora, però, tutti gli attori della vicenda ci vanno cauti con le dichiarazioni. A Linguaglossa, intanto, l’amministrazione lavora alla risposta per l’Antitrust. 


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