Truffa su rimborsi al Consiglio comunale Sequestro da 200mila euro, 4 denunciati

Sarebbero stati assunti solo dopo l’ingresso in Consiglio comunale per ottenere il rimborso degli stipendi dal Comune di Palermo. Questa accusa con cui la Guardia di finanza ha eseguito un decreto con il quale il gip del Tribunale di Palermo ha disposto il sequestro, anche per equivalente, fino a 200 mila euro nei confronti di G.G., 45 anni e G.R., 64 anni, consiglieri comunali nel quinquennio 2012-2017 (G.R. è tuttora in carica). Per i magistrati, i due avrebbero simulato simulato di essere dipendenti di società-associazioni riconducibili rispettivamente ad A.G, 52 anni, e D.I, 37 anni, inducendo l’amministrazione a corrispondere a queste ultime i rimborsi previsti per i giorni di assenza dal servizio ai sensi di una legge regionale.

Secondo gli inquirenti, la somma indebitamente percepita quale ingiusto profitto ammonta a quasi 60 mila euro per G.G. e a quasi 136 mila euro per G.R. nel periodo di riferimento ottobre 2013-settembre 2015. La legge regionale 30 del 2000, infatti, stabilisce che i consiglieri hanno diritto di assentarsi dai loro luoghi di lavoro per svolgere il mandato pubblico e che i loro datori di lavoro hanno diritto di ricevere dall’ente pubblico un rimborso pari a quanto da loro corrisposto per retribuzioni e assicurazioni per le ore o le giornate di effettiva assenza del lavoratore-consigliere. 

L’individuazione delle posizioni degli indagati è scaturita dalla circostanza che i due politici «risultavano essere stati assunti da privati successivamente alla loro nomina a consiglieri, circostanza questa che sollevava forti dubbi sulla veridicità dei contratti di lavoro e sulla possibilità che gli stessi fossero stati predisposti per ottenere dal Comune rimborsi non spettanti». Le indagini, condotte mediante acquisizioni e analisi documentali, nonché accertamenti bancari e testimonianza hanno fatto emergere il sistematico ricorso a documentazione e attestazioni fittizie al fine di truffare il Comune di Palermo. In particolare l’ex consigliere comunale è risultato essere stato assunto nel gennaio 2015 con contratto a tempo indeterminato dalla Sistemi elettrici tecnologici srl (amministrata da sua sorella) e, a fronte di tale rapporto di impiego, la Set aveva richiesto al Comune di Palermo (e poi ottenuto) il rimborso di circa 60 mila euro. 

L’audizione di dipendenti effettivi della società ha permesso di appurare come il politico non avesse mai lavorato per la srl. L’attuale consigliere, invece, è risultato essere dipendente di due associazioni (la Fenalca interprovinciale Sicilia a far data da luglio 2012 e l’Ampi interprovinciale di Palermo a partire da ottobre 2013), e a fronte del rapporto d’impiego con la sola Ampi, il Comune di Palermo aveva erogato rimborsi per circa 136 mila euro. Anche in questo caso le dichiarazioni dei dipendenti sono state fondamentali per accertare che in realta’ non aveva mai lavorato per l’associazione.


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