Producevano fatture false per giustificare le spese che avrebbero dovuto affrontare con i finanziamenti europei. È questa l’accusa rivolta nei confronti di otto persone che, tra Sicilia e Calabria, avrebbero creato una serie di truffe atte a percepire indebitamente fondi pubblici.
A scoprirlo sono stati i finanzieri di Sant’Agata di Militello. Tutto è partito dagli accertamenti fiscali a un’azienda di elettrodomestici, con punti vendita anche a Santo Stefano di Camastra. Le Fiamme gialle hanno appurato che diversi prodotti risultavano fatturati da una società inesistente e riconducibile allo stesso imprenditore, per poi a loro volta venire venduti a una struttura alberghiera di Tusa, in provincia di Messina.
Quest’ultima avrebbe avuto la necessità di far comparire gli acquisti – arredi, elettrodomestici, elettronica, tendaggi – per giustificare la percezione di due finanziamenti, ottenuti per migliorare la propria attività imprenditoriale. A partecipare al giro di fatture false sarebbero state anche altre imprese attive nella zona dei Nebrodi e nell’hinterland di Locri, in Calabria.
Il gip del Tribunale di Patti, Ugo Domenico Molina, su richiesta del sostituto procuratore Luca Melis, ha disposto il sequestro di sei immobili legati al complesso alberghiero, per un valore complessivo di 535mila euro. Bloccati anche 165mila euro depositati in conti bancari e postali e l’ultima parte del finanziamento pubblico – del valore di 400mila euro – che era in procinto di essere concessa.
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