Il sindacato solleva l'attenzione sul collegamento tra i due capoluoghi, garantito solo dai bus sostitutivi. «Eppure basterebbero interventi mirati di manutenzione», denuncia. Inoltre, così come a Catania, l'aeroporto Birgi non è raggiunto dalla linea ferrata, nonostante la stazione più vicina disti 10 chilometri
Treni: Palermo-Trapani, «da due anni un’odissea» Or.Sa: «Non si può tagliare fuori un pezzo di Sicilia»
Da due anni e mezzo viaggiare in treno da Palermo a Trapani è diventato quasi impossibile. Da un’ora e 40 minuti si è passati a circa tre ore. Colpa della chiusura della linea tra Alcamo e il capoluogo più ovest di Sicilia. Per raggiungerlo resta solo la via che passa da Castelvetrano. O gli scarsi bus sostitutivi. Un problema che complica la vita dei pendolari e sottrae potenziale turistico a Trapani. A denunciarlo è il sindacato Or.Sa trasporti che ha lanciato una petizione online per chiedere interventi di manutenzione per ripristinare la tratta. Non investimenti faraonici, ma lavori mirati, in modo che i treni possano tornare a viaggiare tra le due città a una velocità di cento chilometri orari, né più né meno di quello che accadeva fino al 2013. «La linea sta degradando continuamente per la mancanza di manutenzione ordinaria», sottolinea il segretario Giuseppe Terranova.
Per arrivare a Trapani da Palermo le possibilità sono due, a partire da Alcamo: la via che passa da Castelvetrano, che impiega circa un’ora e mezza, e quella da Milo, tempo di percorrenza una ventina di minuti, la più usata fino a quando non è stata chiusa. «È stata costruita dai tedeschi nel 1937, ma con materiale scadente quindi ha sempre avuto problemi – spiega Terranova -, ha funzionato fino a quando Rfi ha deciso che non era più conveniente investire in manutenzione. Così, da Palermo a Trapani è diventata un’odissea per i circa diecimila viaggiatori che usano il treno». Ad aumentare i problemi sono anche i lavori per il raddoppio ferroviario tra Palermo e l’aeroporto Punta Raisi, tratta al momento chiusa, «ma che, secondo le stime di Ferrovie, dovrebbe aprire a settembre». Stesso mese in cui Rfi si è impegnata a presentare il progetto per rimettere in funzione la Alcamo-Trapani.
«Quello che si dovrebbe capire – continua Terranova – è che non possiamo tagliare fuori dalla crescita industriale, commerciale, culturale e turistica una parte della Sicilia, che ha solo bisogno di crescere nel rispetto e nella salvaguardia della dignità di un’Italia che non può andare a due velocità. Oggi, collegare Palermo a Trapani con dei treni no-stop in un’ora e mezza è veramente realizzabile. Se andiamo al 2005, in occasione dell’America’s Cup, i Minuetti di Trenitalia trasportavano migliaia di persone con un collegamento efficiente e veloce».
In tal senso il sindacato Or.sa guarda anche all’altra infrastruttura cruciale per le province occidentali dell’Isola: l’aeroporto di Trapani Birgi, al momento raggiungibile dalla strada provinciale 21, dalla statale 115 e dallo scorrimento veloce Trapani-Marsala. Manca il collegamento ferroviario, un po’ come succede a Catania dove questa lacuna è alla base della bocciatura di Fontanarossa da parte dell’Unione europea. Per lo scalo trapanese, secondo Or.sa, non sarebbe così difficile colmare il gap. «La stazione più vicina, la Mozia-Birgi, dista dall’aeroporto appena una decina di chilometri – spiega Terranova – allungare la linea ferrata sarebbe un volano incredibile per il turismo. Ma ovviamente – conclude – non è nell’interesse del gruppo Ferrovie, servirebbe una volontà politica che però manca».