Assoluzione per Mario Mori, Giuseppe De Donno e Antonio Subranni. Assolto anche Marcello Dell’Utri. La sentenza d’appello del processo sulla trattativa Stato-mafia capovolge completamente il verdetto di primo grado dell’aprile 2018. La Corte d’assise d’appello di Palermo, presieduta da Angelo Pellino, ha letto il dispositivo pochi minuti dopo le 17.30. L’assoluzione è stata dichiarata con la formula perché il fatto non costituisce reato. Condannato Leoluca Bagarella a 27 anni, la pena per lui è stata ridotta rispetto al primo grado; prescrizione per il boss Giovanni Brusca, mentre è stata confermata la condanna per il capomafia Nino Cinà.
Al centro del processo ci sono i fatti accaduti dopo le stragi del ’92 e il presunto tentativo dei vertici del Ros dei carabinieri di instaurare un rapporto con i vertici di Cosa nostra, per il tramite dell’ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino, per cercare una mediazione che facesse cessare gli attentati contro i politici italiani.
In primo grado Mori, Subranni e Dell’Utri – accusati di minaccia a corpo politico dello Stato – erano stati condannati a 12 anni; mentre De Donno a otto. La sentenza di oggi è arrivata dopo una camera di consiglio durata tre giorni.
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