Trasporti: il gruppo Interbus e il business delle autolinee La prima gara regionale attesa da 12 anni verso il rinvio

«Parto da casa alle sei del mattino e torno alle nove di sera, in un giorno lavoro anche dieci ore e per provare ad avvicinare, non dico rispettare, i tempi della tabella di marcia indicata, non posso che superare i limiti di velocità previsti». Giorgio (nome di fantasia) è un autista di Interbus, una delle società di trasporto pubblico locale che ogni giorno collegano piccole e grandi città della Sicilia. Fa parte di un gruppo aziendale che comprende anche Etna Trasporti, Sicilbus, Segesta Autolinee e Segesta internazionale. Ditte che fanno riferimento al cavaliere del lavoro Alessandro Scelfo, giarrese classe 1933, fondatore anche di Bus Center, con collegamenti nazionali e internazionali. Ieri i dipendenti del gruppo Interbus appartenenti al sindacato di base (Usb) si sono fermati, quattro ore di sciopero per accendere i riflettori sui problemi che affliggono il personale e che si inseriscono in un quadro generale – quello del trasporto pubblico locale finanziato dalla Regione – con più di un’ombra. 

La Regione distribuisce ogni anno circa 159 milioni di euro (nel 2013 erano 220 milioni) a un’ottantina di aziende private che muovono i loro autobus da un capo all’altro del’Isola. Risorse in aggiunta a quelle dei biglietti. Un settore in cui a giocare un ruolo dominante è la potente famiglia Scelfo che gestisce un impero diviso in tre settori. Alessandro Scelfo è a capo del gruppo Interbus, che ogni anno riceve dalla Regione circa 13 milioni di euro. Stando ai dati del dipartimento Infrastrutture, che ha riposto a una richiesta di accesso agli atti della deputata Cinque stelle Stefania Campo, tra 2015 e 2017 le società di Alessandro Scelfo hanno ricevuto quasi 40 milioni di euro, così distribuiti: 10,4 milioni alla Etna Trasporti, 17,6 milioni alla Interbus, 8,7 milioni alla Segesta Autolinee e 2,8 milioni alla Sicilbus

I contributi sono regolati da un contratto di servizio che da oltre dieci anni viene rinnovato di proroga in proroga. In realtà in Sicilia una gara ad evidenza pubblica non c’è mai stata: per oltre settant’anni si è andati avanti a colpi di concessione, poi nel 2007 il governo Cuffaro ha trasformato le concessioni in contratti di servizio. Finora sempre prorogati. Malgrado la normativa comunitaria abbia fissato un orizzonte – a dicembre 2019 – oltre il quale è obbligatorio aggiudicare il servizio mediante gara aperta. Tuttavia, anche se gli uffici garantiscono che «si sta lavorando» per la prima storica gara del settore, stando a quanto emerge sia dall’assessorato alle Infrastrutture che dalle stesse aziende, non si arriverà a rispettare la scadenza del 2019 e si va verso una proroga tecnica. L’ennesimo rinvio.

Intanto restano aperti temi delicati: il rispetto dei diritti di una categoria di lavoratori sotto forte stress, la capacità della Regione di controllare davvero le corse effettuate, l’apertura a una reale libera concorrenza. Negli anni il sindacato di base ha denunciato più volte, con esposti indirizzati alle Procure, agli ispettorati del lavoro e alle Prefetture presunte inadempienze del gruppo Interbus. A cominciare dalla moltiplicazione di contratti atipici con massiccio ricorso ad assunzioni interinali nei mesi estivi (in sostituzione di dipendenti regolarmente assunti con contratto a tempo indeterminato che rimangono fermi da giugno a settembre). O ancora, contestando modifiche unilaterali ad alcune corse e il mancato rispetto dei turni di riposo degli autisti. L’ultimo esposto risale allo scorso aprile: «Con l’inizio della stagione turistica le aziende hanno proceduto unilateralmente a predisporre una nuova turnazione – si legge nel documento – rimodulando servizi attraverso illeciti accorpamenti, che hanno ulteriormente aggravato la situazione lavorativa del personale, creando ulteriore nocumento alla sicurezza dei servizi, esasperando ancor più lo stato psicologico dei lavoratori, il tutto in spregio alle normative vigenti».

Emanuele (altro nome di fantasia) ha iniziato a lavorare in Interbus tramite le agenzie interinali, poi è stato contrattualizzato: tempo indeterminato part-time. «Tra dieci giorni – racconta – quando finirà la scuola, rimarrò a casa senza stipendio e senza possibilità di prendere la disoccupazione perché risulto comunque sotto contratto. E come me tanti altri. Sono la vergogna dello Stato italiano: a 40 anni mi devo vergognare di entrare in banca e chiedere un prestito, devo chiamare mio padre a fare da garante».

Le esigenze dell’azienda nei mesi estivi si riducono e vengono coperte intensificando il lavoro dei full-time e ricorrendo alle agenzie interinali, cioè a quelli che vengono definiti lavoratori somministrati. Contratti per pochi giorni, alcune settimane o qualche mese. «Come cambia il personale in estate? Queste sono notizie riservate – risponde Mario Nicosia, direttore commerciale di Interbus – Rimane il personale utile a fare i servizi programmati. D’altronde chi firma un contratto a tempo indeterminato sa di dovere lavorare solo per alcuni mesi. Quando finisce il servizio scolastico, le esigenze cambiano: se prima serviva una corsa a Messina, in estate ne può servire una a Catania. Ecco perché si fa ricorso ad assunzioni interinali per servizi stagionali». 

Eppure c’è chi, come Emanuele, sostiene di avere dato massima disponibilità anche a cambiare sede operativa e sostenere le trasferte. Senza, però, rinunciare alle indennità che gli spettano. «Quello che mi fa dannare – dice – è che non sono mai stato richiamato, mai un provvedimento disciplinare, eppure c’è gente arrivata dopo di me che lavora tutto l’anno. Anche chi ha fatto il tirocinio con me passa avanti. Ma io non voglio perdere la mia dignità».

«Illazioni – replica il direttore del’azienda – se le cose stessero come dice il sindacato, perché la Regione non ci hai mai sanzionato?». In realtà Interbus ed Etna Trasporti in passato hanno subito delle sanzioni: l’ispettorato provinciale del lavoro di Enna, ad esempio, nel 2007 ha riscontrato violazioni riferite, complessivamente, a 139 lavoratori tra superamento delle ore di straordinario e mancato rispetto del riposo settimanale. E nelle ultime settimane funzionari dell’Inps starebbero ascoltando i lavoratori proprio per verificare eventuali anomalie. Stando a quanto denuncia il sindacato di base, infatti, tutt’ora alcuni diritti non verrebbero rispettati. «Hanno accavallato corse, riducendo i tempi di pausa tra una e l’altra, e indicando sulla carta tempi di percorrenza impossibili da rispettare – denuncia Giorgio, un altro autista -. Questo per me significa fare ben più delle due ore di straordinario al giorno previste da contratto e dover superare i limiti di velocità per provare a stare nei tempi. E poi – conclude – ogni sei giorni dovrei riposare 45 ore continuative, cosa che invece avviene ogni due settimane».

Accuse sul tavolo delle autorità preposte ma che dall’azienda bollano come «nefandezze». «Tutti i nostri servizi rispettano le norme», spiega Nicosia che invece accusa di assenteismo i dipendenti del sindacato di base. Una guerra totale, insomma. E sullo sfondo resta la Regione, l’ente che dovrebbe controllare non solo le condizioni di lavoro, attraverso gli ispettorati, ma anche le corse effettivamente svolte. A questo scopo dal 1 gennaio 2019 è stato imposto l’obbligo alle ditte di montare satellitari sugli autobus, in modo da tracciare i percorsi con il Gps. «È un sistema innovativo che vorremmo portare a regime con la nuova gara pubblica», spiegano dal dipartimento Infrastrutture. Al momento, infatti, alla Regione manca il software di gestione per accedere direttamente ai tracciati. «Per fare le verifiche chiediamo alle imprese i dati certificati dal loro sistema computerizzato». Nei primi cinque mesi del 2019, però, non è scattato nessun controllo. «Si faranno a campione a fine anno. Può essere che in passato il sistema, basate dalle autocertificazioni, fosse drogato, ora – provano a rassicurare dall’assessorato – non è più così».

Salvo Catalano

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