«Immergetevi nel drammatico mondo della mafia siciliana in questo tour speciale guidato». La singolare proposta, dedicata agli amanti del cosiddetto «turismo controverso», arriva dal tour operator Easy Trapani, fondato da Gianni Grillo che ha anche realizzato uno spot con tanto di video che riproduce una sparatoria. «Andare oltre il fascino dei monumenti, le bellezze naturalistiche e la buona cucina, scoprendo anche il volto oscuro della Sicilia». Questo lo scopo dell’ideatore del Mafia Tour che propone ai turisti un giro tra i luoghi simbolo di Cosa Nostra.
Tra le tappe del programma, il museo della mafia di Salemi, Castelvetrano, feudo del boss latitante Matteo Messina Denaro e ancora Castellammare del Golfo, Alcamo, teatro una sanguinosa lotta tra cosche negli anni ’90 e immancabile la fermata a Corleone, paese d’origine del capo dei capi Totò Riina e del suo successore Bernardo Provenzano. «L’idea non mi è venuta per caso – dice Grillo – spesso mi sono trovato in giro con dei turisti e parlando di mafia ho avuto modo di notare che la loro visione del fenomeno è distorta. Pensano ad una mafia romantica in vero stile Il Padrino. Per far capire davvero cosa è la mafia – prosegue – è necessario visitare i posti dove è nata e si è diffusa. Anche questo è un modo di fare cultura e la mafia teme la cultura».
Nessuno ha ancora avuto modo di partecipare al tour che include il pranzo e costa circa 60 euro a persona. Momentaneamente il progetto è fermo al palo per ragioni burocratiche. «Attendo che mi venga rilasciato da parte della regione il patentino di guida turistica – sottolinea Grillo – sono tre anni che attendo. Non è anche questa una forma di mafia? Le lungaggini burocratiche che non permettono a chi ha delle buone idee di realizzarle. Poi ci si chiede perché i giovani vanno via dal Paese in cerca di fortuna altrove».
Ma le associazioni antimafia del territorio non la pensano allo stesso modo. Il comitato Scorta civica – che ne riunisce diverse – ha chiesto l’intervento del prefetto. Mentre responsabile provinciale dell’associazione Libera, Salvatore Inguì, sottolinea: «L’incipit della promozione del tour mi provoca cattivi pensieri. L’evidenza dovrebbe essere data a chi la mafia l’ha combattuta, non c’è bisogno di finte sparatorie e del Padrino per promuovere la nostra terra. Sarebbe più interessante raccontare la storia del movimento antimafia, di quanti hanno perso la vita per combattere Cosa Nostra».
«In realtà – ribatte il fondatore di Easy Tour – anche questo è un modo per fare antimafia. Noi raccontiamo la mafia dall’800 ad oggi, cercando di spiegare come si è evoluta negli anni e mettendo in risalto la differenza tra i mafiosi di ieri e quelli di oggi. Seguendo certi ragionamenti non dovrebbero più essere scritti libri o girati film che parlano di mafia».
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