Tra l’Etna e l’Alcantara la nuova bellezza di Presti «Basta sagre, l’identità si costruisce con la cultura»

Un anno in giro per i paesi dell’Etna e della Valle dell’Alcantara a immortalare in fotografia sguardi, relazioni, sentimenti che legano le famiglie e le comunità di quei territori. «Un abbraccio corale al territorio». Da domani quegli scatti diventeranno gigantografie esposte in undici Comuni, creando il primo step di un nuovo percorso turistico-culturale esteso su due province. Si chiama Controesodo e porta la firma del mecenate Antonio Presti. 

«In Sicilia si parla solo di morte dei territori, di andare via – spiega il promotore a MeridioNews – ecco perché ho voluto chiamare Controesodo questo progetto. Perché serve parlare di vita, di futuro, di recupero delle identità di queste comunità. Un obiettivo che però non si può raggiungere con le sagre di paese, come ha fatto la politica negli ultimi dieci anni, ma piuttosto attraverso pratiche artistiche e culturali».

(Malvagna il rendering dell’installazione)

Dopo il museo all’aperto della Fiumara d’arte a Tusa, la Porta della Bellezza e il Cantico a Librino, Presti ha scelto i territori a cavallo tra l’Etna e la Valle dell’Acantara per trasformare in segni tangibili le sue idee di rigerenerazione attraverso la bellezza. I Comuni coinvolti saranno Piedimonte Etneo, Randazzo, Linguaglossa, Castiglione di Sicilia, Sant’Alfio, Milo, Malvagna, Motta Camastra, Graniti, Gaggi e Francavilla. 

«Per questo primo anno – racconta Presti – collocheremo delle installazioni fotografiche, sulla scia di quanto fatto a Librino con il Cantico. Anzi possiamo dire che da Librino la bellezza si sprigiona verso l’Etna e la Valle dell’Alcantara, perché tutto parte da quel quartiere, lì nasce e ha sede il laboratorio creativo. Il prossimo anno, invece, vogliamo riprendere la costruzione della porta della Bellezza sia a Librino, su un altro cavalcavia, forse sul viale Nitta, sia sull’Etna, magari collocandone dei pezzi». Presti non teme la burocrazia, i lacci e i paletti che potrebbero sorgere da tutti gli enti coinvolti. «Non ho paura dei processi, la bellezza sconfiggerà pure quelli», ironizza. 

(Graniti, il rendering dell’installazione)

Il mecenate propone un modello diverso da quello che nei paesi si è soliti seguire. «Non si può lasciare che l’unico attrattore per queste comunità siano le sagre, il vino sull’Etna, il pistacchio a Bronte, la provola a Motta Camastra, il suino nero sui Nebrodi. Da dieci anni è così e queste comunità stanno morendo, perché non c’è stato nessun indotto culturale. Alle sagre viene gente dai paesi vicini, non è un turismo che fa crescere». Un esempio, per Presti, è quanto poco il borgo di Motta Camastra riesca a sfruttare l’afflusso turistico delle vicine Gole dell’Alcantara. «Vi sembra possibile che a Motta ci siano 400 persone e un bar, mentre a qualche chilometro le Gole registrano un boom di turisti? Ma ci deve essere un motivo culturale per portare le persone dalle Gole a Motta». 

Secondo il mecenate «c’è in corso una sorta di manipolazione del pensiero: sin da bambini, e poi da adolescenti e alla fine da giovani, ci viene detto che bisogna andare via da questa terra. Invece bisogna uscire dalla passività e cambiare registro di pensiero, per fronteggiare una delle più grandi emergenze di questo presente: la desertificazione dell’anima e di quei territori che oggi soffrono l’asfittica parabola discendente della modernità».

Il primo appuntamento è previsto mercoledì 2 ottobre a Randazzo e Graniti, seguiranno le installazioni a Malvagna (il giorno dopo), a Castiglione di Sicilia (il 4 ottobre), a Gaggi e Motta Camastra (il 5) e a Piedimonte Etneo domenica 6 ottobre, giornata in cui ci sarà anche una passeggiata nel bosco delle betulle ai crateri Sartorius.


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