Tomba abbandonata per il principe Tomasi di Lampedusa «Eppure vengono da tutto il mondo per rendergli omaggio»

Pochissimi palermitani sanno dove sia seppellito, eppure arrivano da tutta Europa e anche dal resto del mondo per rendere omaggio alla tomba di colui che scrisse uno dei romanzi siciliani più apprezzati e più letti: Il Gattopardo. La tomba del principe Giuseppe Tomasi di Lampedusa si trova al cimitero dei Cappuccini. Ma il capoluogo siciliano non sembra rendere l’adeguato omaggio per uno dei suoi autori più celebri e riconosciuti: la lapide infatti appare spoglia e trascurata. Persino il custode stenta a trovare la sua collocazione precisa nell’area cimiteriale 25. «Per essere un nobile ha una tomba molto modesta – dice – ma per lui qui vengono persone da tutto il mondo». 

A fare compagnia allo scrittore c’è la moglie Alexandra Wolff Stomersee, detta Licy e studiosa di psicanalisi. Tante sono le belle e nobiliari cappelle che si trovano all’interno del raccolto cimitero dei Cappuccini, eppure per il principe che tanto lustro ha portato alla sua amata Sicilia non c’è che uno spazio misero e dimesso: solo una balaustra di marmo con su scritti i due nomi e le date di nascita e di morte. Sopra la sua tomba giace una rosa rossa appassita, un messaggio sbiadito dalla pioggia e un biglietto da visita di un professore del dipartimento di letteratura italiana dell’università del Messico, come a voler dire “se c’è qualcuno interessato a parlare del Principe e del suo straordinario romanzo io sono qui”

Tomasi di Lampedusa non ha neanche un vaso tutto suo dove poter mettere dei fiori, quello che si trova dentro la recinzione della sua tomba è preso in prestito, ha un altro nome e contiene dei fiori secchi. Pochi metri più avanti dalla sua tomba c’è quella di Pio La Torre, chissà se ogni tanto i due si incontrano e chiacchierano dei rispettivi grandi successi: della rivoluzionaria legge Rognoni-La Torre che portò al sequestro e alla confisca dei beni ai mafiosi, e del romanzo che nella letteratura mondiale ha fatto scuola. 

Per anni infatti numerosi critici, ossessionati dalla necessità di trovare un aggettivo che inscatolasse Il Gattopardo in un genere e impegnati nel gioco della classificazione, hanno ricercato quella soluzione che accontentasse tutti.  Ma vale la pena riportare quel che scrisse il docente Giorgio Masi: «Il Gattopardo è troppo introspettivo-psicologico per essere solo un romanzo storico, troppo documentato sull’epoca dei fatti per essere solo un romanzo psicologico». Un libro immortale che ha reso eterno il suo autore e che meriterebbe un po’ di riguardo in più da parte di tutti, per lui e per la sua tomba.

Alessia Rotolo

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