Tirocinio formativo attivo, a luglio i test Il vademecum per l’aspirante insegnante

Trappola acchiappa-soldi per qualcuno, ottima occasione per accedere alle graduatorie per insegnare per altri. I tanto attesi e discussi test per accedere al Tirocinio formativo attivo (Tfa) stanno per arrivare. Non senza polemiche e richieste di chiarimenti in corsa.

Mandate in soffitta le vecchie scuole regionali biennali (in Sicilia la famigerata Ssis) si inaugurano i Tfa: corsi annuali ormai obbligatori per ottenere l’abilitazione per le classi di concorso delle scuole medie e superiori. Sessanta i crediti formativi universitari da ottenere durante corsi con frequenza obbligatoria. Ma – ed è uno dei punti dell’intera normativa che fa discutere – l’abilitazione ottenuta non dà diritto al posto. Infatti, al termine dell’anno di studi verrà sostenuto un nuovo esame, nel corso del quale verrà valutato l’intero percorso svolto. Solo allora si potrà accedere alle graduatorie.

Primo scoglio da superare è il test d’accesso, formato da tre esami: una prova preliminare elaborata dal Ministero, una prova scritta predisposta dalle singole università e, infine, una prova orale. Per la prova ministeriale, saranno 60 i quesiti a scelta multipla. Dieci per le competenze in lingua italiana, gli altri relativi alle discipline della classe per cui si concorre. Il 4 giugno scade il termine per iscriversi alle selezioni. Il primo test si svolgerà in un’unica data in tutta Italia, tra il 6 e il 31 luglio. I calendari delle altre due prove saranno gestiti dalle università. I corsi, infatti, si svolgeranno negli atenei.

Il percorso per giungere al termine del Tfa è lungo: i prof. dovranno ottenere una certificazione di conoscenza della lingua inglese e competenze informatiche. Si tratta di un vero e proprio tirocinio, dunque 475 ore verranno impiegate in attività in classe con la presenza di un tutor. Una parte importante di questo percorso, 75 ore, verrà dedicata al rapporto con studenti diversamente abili.

Una nota dolente è quella relativa ai costi: «Non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica», questo il diktat del Ministero. Le spese di quelli che sono veri e propri corsi universitari sono dunque a carico dei partecipanti. Diverse le tariffe: si va dai cinquemila euro dell’università Europea di Roma ai duemila degli atenei toscani. A questi costi si devono aggiungere quelli della tassa di iscrizione all’esame (dai 50 ai 150 euro).

Stringenti i requisiti necessari per accedere: possono partecipare alle selezioni i laureati del vecchio ordinamento, i laureati (con specialistica o magistrale) di quello nuovo e quanti hanno sostenuto gli eventuali esami richiesti per poter avere accesso all’insegnamento. I diplomati Isef possono concorrere per un posto in Scienze motorie. È previsto l’ingresso in soprannumero – senza dover sostenere le tre prove – di chi ha superato l’esame di ammissione alla Ssis e non ha frequentato. Stessa procedura per docenti idonei e in posizione utile in graduatoria per una seconda abilitazione. Dovranno, però, mantenere la stessa classe di concorso per la quale chiedono la seconda abilitazione. Anche chi ha conseguito 36 mesi di servizio o tre anni (attraverso supplenze annuali e continuative) di insegnamento nella classe di concorso di riferimento non dovrà sostenere il test iniziale. Ma il periodo riconosciuto per il conteggio dei tre anni va dal 1999-2000 al 2011-12.

Alle selezione si può partecipare solo per una classe di concorso per la quale non si ha già un’abilitazione, e non per una classe di concorso conseguita per cascata (ossia la possibilità, finora prevista, di ottenere un’abilitazione dell’ambito disciplinare e – per estensione – risultare abilitati per le altre classi di concorso dello stesso ambito). Proprio questa limitazione è una delle più contestate dagli aspiranti ammessi.

«Dare risposta all’esigenza di regolarizzare la situazione di migliaia di persone che hanno permesso negli ultimi anni alle scuole statali e paritarie di funzionare nonostante l’assenza di abilitati». Questa la motivazione ufficiale fornita dal Ministero. Con la nuova metodologia si vuole regolamentare l’accesso all’insegnamento, anche se sono ancora da definire nello specifico tempi e modalità dei nuovi concorsi. Il prossimo si dovrebbe svolgere nell’anno scolastico 2012-13 e i posti dovrebbero essere assegnati a ridosso dell’anno successivo. Due le parole d’ordine: esaurimento delle vecchie graduatorie e creazione della ciclicità dei nuovi concorsi. Una volta entrato a regime, il Tfa –  secondo i piani ministeriali – dovrà diventare l’ultimo anno delle nuove lauree abilitanti.

[Foto di jackhynes]

Carmen Valisano

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