Tir e forconi, la protesta contagia l’Italia In Sicilia ancora presidi e file per la benzina

Dalla Sicilia al resto della penisola. Lo sciopero degli autotrasportatori e del Movimento dei forconi, dopo aver paralizzato l’intera trinacria, supera lo stretto e approda in continente. Del resto, Carmelo Lampuri, delegato etneo dell’Aias, associazione imprese autotrasportatori siciliani, l’aveva annunciato: «Andremo a Roma», aveva detto. E lo stanno facendo. Mentre le autostrade e le strade statali siciliane tornano lentamente alla normalitࠖ rimangono i presidi, ma i blocchi si sono diradati, si segnalano a Lentini e Vittoria – e in alcune città come Catania restano le code per fare benzina, dalla Salerno-Reggio Calabria in poi la situazione si complica.

Secondo quanto riferiscono le agenzie, gli accessi all’autostrada A3 Napoli-Pompei-Salerno sono stati bloccati questa mattina – in entrambi i sensi di marcia – da un gruppo di manifestanti. Hanno gridato la loro solidarietà ai forconi siculi, finché a ora di pranzo sono stati allontanati dalle forze dell’ordine. Incolonnamenti di tre chilometri sulla A30, da Caserta a Salerno. E non sono da meno in Abruzzo: quasi 200 tir hanno formato una coda lunga dieci chilometri che porta dalla strada statale all’autostrada A14. Com’è stato in Sicilia, i mezzi pesanti sono fermi su un lato della carreggiata, in modo da permettere il passaggio delle automobili private. Tra i camion fermi, anche molti con targhe straniere. La situazione più complicata sembra quella al casello di Pescara Nord, in cui a stazionare davanti all’uscita sono almeno 50 camionisti. «Non ci fermeremo finché non otterremo qualcosa», dichiara Piero D’Aloisio, titolare di una ditta proprietaria di 20 autoarticolati. Anche nel Lazio le cose non vanno meglio. Polizia e carabinieri controllano che, ai caselli, i blocchi non degenerino. Non si passa da Anagni, Ferentino e Frosinone, e ogni uscita fino a San Vittore del Lazio è presidiata. «Ci fermeremo solo il 27 gennaio – sostiene un autotrasportatore di Cassino – ma se non avremo risposte andremo avanti a oltranza». In provincia di Latina, intanto, il movimento Dignità sociale – idealmente vicino a quello dei forconi – ha riunito agricoltori e autotrasportatori, e sta organizzando un sit-in di protesta sulla Pontina, allo svincolo con Borgo San Donato.

Tutto più calmo, invece, in Veneto. Gli autisti hanno lasciato in deposito i loro mezzi e sono scesi per strada a piedi, con qualche cartello dalle parti della A4, all’altezza di Vicenza Est. Auto ferme nel traffico anche sull’autostrada A7 Genova-Milano. Protesta ben più pacifica anche nelle Marche. Gli autotrasportatori distribuiscono volantini ai caselli di Fano, Ancona Sud, Civitanova Marche-Porto Sant’Elpidio e Porto d’Ascoli.

Il ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri aspetta di conoscere le conseguenze dello sciopero dei tir, e nel frattempo osserva la situazione con attenzione: «Nulla esclude che questi malesseri possano sfociare in manifestazioni di tipo diverso», ha detto l’ex prefetto di Catania adesso al Governo. Le strumentalizzazioni, secondo Cancellieri, potrebbero essere dietro l’angolo, soprattutto perché «quando la protesta è spontanea e non organizzata può essere eclatante». Dal Codacons arrivano le affermazioni più dure: «È una protesta illegale che sta pregiudicando i diritti costituzionali di cittadini e consumatori», dichiarano. E chiedono la precettazione per tutti. Pensa ai danni economici la Coldiretti, ricordando che «l’86 per cento dei trasporti commerciali in Italia avviene su strada». Coi camion che non si muovono, «i prodotti deperibili come latte, carne, frutta e verdura si rovinano». In Lombardia un’azienda ha denunciato perdite per 120mila euro già oggi, poiché i camion pieni di insalata non riescono a consegnare. Lo sanno bene i siciliani che da una settimana ne fanno a meno.


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