The thick red line

Qual è la virtù dei forti? La pazienza, secondo un vecchio adagio. Vecchio, appunto. Ma non è che l’indirizzo alla base di un atteggiamento più o meno falsamente zen che porta dritti in direzione di una dead-end: l’autoevirazione, sul piano umano e professionale. Jacopone da Todi troverebbe la cosa lapalissiana metafora di un’esistenza implacabilmente consacrata all’espiazione dei propri peccati. Tuttavia, se non possedete la stoffa del mistico e non avete motivo di sentirvi colpevoli di qualcosa, non restano molte fondate ragioni per sottoporvi ad un trattamento forse non meno inumano di quello delegittimato dalla Convenzione di Ginevra in caso di conflitto.

Paragonare l’attività che si svolge fra le accoglienti mura di un call center al supplizio di Sisifo potrebbe essere considerato esagerazione che viaggia, roboante, al livello della bassa stratosfera. Parliamoci chiaro. Semmai aveste la brillante idea di sperimentare l’esperienza del teleselling, del telemarketing, come qualunque altro genere di tele-farneticazione, non trovereste crucchi intenti a manovrare fotocellule allo scopo di mettere il sale sulla coda a quanti avessero l’ardire di cercare la porta del bagno o una vending machine al di fuori della pausa concessa, come ad una supina massa di schiavi, agli operatori dell’azienda. Già, gli operatori. Perché definirli dei dipendenti vorrebbe dire rievocare dolorosamente una mitica “età dell’oro” nella quale molti comuni mortali potevano ancora contare su un contratto a tempo indeterminato, oggetto inusitato ai più, al giorno d’oggi. 

L’accordo siglato da “Assocallcenter” e sindacati soltanto due anni fa non ha prodotto, fino ad ora, alcun cambiamento di rilievo nelle condizioni alle quali sono state assunte oltre 400 mila persone. Entro il 2008 si propone di sottrarre il 60 % di esse all’irritante posizione di chi è costretto a vivere un giorno alla volta, privato della possibilità di dare corpo a qualsiasi iniziativa che non sia la spesa nell’hard discount sotto casa. Velleitario? Abbiamo diciotto mesi per scoprirlo.

Maramaldo, con tutta probabilità, deve avere deciso di uccidere un uomo già morto: se gli impiegati di società che si occupano di preziosissime inchieste circa il gradimento espresso verso le compagnie telefoniche vivessero d’aria e d’amore avrebbero risolto molti dei grattacapi di chi dovrebbe pagarli.

E che troppo spesso lo fa attraverso bonifici bancari emessi dopo mesi di attesa da parte di chi, con quei soldi, vorrebbe pagare l’affitto di casa o una rata della propria automobile. Non è molto carino. All’orizzonte si profila, rassicurante, la prestante silhouette di un eroe. E’ possibile scorgere, sul suo petto imponente, una “S” stilizzata. Che Savino Pezzotta sia davvero la panacea che molti sperano?  

Luigi Nigrelli

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