Tgr Calabria: “Basta con le ingerenza della politica sulla Rai”

L’Italia, lo sappiamo, non brilla per libertà di stampa. Non a caso, nei rapporti di Reporter sens frontière (Rsf), si colloca sempre male. L’ultimo parla di un 49esimo posto, dopo Haiti e il Niger e prima di Taiwan, Malta e il Burkina Faso. Insomma, siamo davvero messi male. Talmente male, che non sempre i giornalisti si accorgono dei limiti cui sono sottoposti. Anzi, e ne siamo testimoni, a volte criticano chi ha la fortuna di potere svolgere la professione senza bavagli non temendo minacce di querela alle quali si risponde con inchieste ancora più approfondite.  Secondo alcuni, infatti,  parlare dei fatti esercitando il diritto di critica, oltre che di cronaca, è “eccessivo”. Questo la dice lunga non solo sulla censura, ma anche sull’autocensura.

Non è così per i giornalisti della redazione del Tgr Calabria, che, con coraggio, dicono basta alle ingerenze della politica sulla Rai: “Le giornaliste e i giornalisti della Tgr Calabria chiedono di essere messi in condizione di lavorare con serenita’ e autonomia, rispondendo soltanto ai giudizi dei cittadini che pagano il canone”.

Lo sostiene, in un comunicato, la redazione del Tg Calabria della Rai.

“Dopo le polemiche di questi giorni, partite con la pubblicazione della lettera del segretario regionale del Pd Magorno al premier Renzi – si aggiunge – la redazione del Tg Calabria, riunita in assemblea, ritiene che adesso piu’ che mai sia necessario cambiare il rapporto dell’informazione con la politica. Il rinnovamento, per noi, deve puntare su una riforma che liberi il servizio pubblico da ogni assoggettamento ai partiti e lo restituisca interamente ai cittadini in linea con la campagna nazionale #Rai2016, lanciata dall’Usigrai in vista del rinnovo della concessione di servizio pubblico radiotelevisivo”.

“Il primo passo da fare, cominciando dal basso – afferma ancora la redazione del Rag Rai della Calabria – riguarda il nostro prodotto: telegiornali, giornali radio e rubriche che mandiamo in onda quotidianamente. Le critiche di questi giorni ci hanno fatto male, ma ci hanno anche aiutato a riflettere sulla necessita’ di cambiare passo in alcuni casi. Vogliamo diventare noi, in prima persona, i garanti della liberta’ e della qualita’ della nostra informazione. Dai politici non vogliamo ne’ lusinghe, ne’ critiche di parte. Entrambe le respingiamo al mittente. Ci fa orrore l’idea di essere valutati solo per lo spazio concesso a questa o quell’altra sigla. La nostra unica bussola deve essere la domanda di informazione dei calabresi, che hanno diritto a trasparenza e obiettivita’”.

“Per dare concretezza a questi propositi – conclude il comunicato – le giornaliste e i giornalisti della Rai Calabria hanno programmato un’assemblea di redazione interamente dedicata all’analisi del lavoro e alle proposte di miglioramento. La speranza e’ che da una pagina difficile della nostra storia possa nascere un’occasione di crescita”.


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L'italia, lo sappiamo, non brilla per libertà di stampa. Non a caso, nei rapporti di reporter sens frontière (rsf), si colloca sempre male. L'ultimo parla di un 49esimo posto, dopo haiti e il niger e prima di taiwan, malta e il burkina faso. Insomma, siamo davvero messi male. Talmente male, che non sempre i giornalisti si accorgono dei limiti cui sono sottoposti. Anzi, e ne siamo testimoni, a volte criticano chi ha la fortuna di potere svolgere la professione senza bavagli non temendo minacce di querela alle quali si risponde con inchieste ancora più approfondite. Secondo alcuni, infatti,  parlare dei fatti esercitando il diritto di critica, oltre che di cronaca, è "eccessivo". Questo la dice lunga non solo sulla censura, ma anche sull'autocensura.

L'italia, lo sappiamo, non brilla per libertà di stampa. Non a caso, nei rapporti di reporter sens frontière (rsf), si colloca sempre male. L'ultimo parla di un 49esimo posto, dopo haiti e il niger e prima di taiwan, malta e il burkina faso. Insomma, siamo davvero messi male. Talmente male, che non sempre i giornalisti si accorgono dei limiti cui sono sottoposti. Anzi, e ne siamo testimoni, a volte criticano chi ha la fortuna di potere svolgere la professione senza bavagli non temendo minacce di querela alle quali si risponde con inchieste ancora più approfondite. Secondo alcuni, infatti,  parlare dei fatti esercitando il diritto di critica, oltre che di cronaca, è "eccessivo". Questo la dice lunga non solo sulla censura, ma anche sull'autocensura.

L'italia, lo sappiamo, non brilla per libertà di stampa. Non a caso, nei rapporti di reporter sens frontière (rsf), si colloca sempre male. L'ultimo parla di un 49esimo posto, dopo haiti e il niger e prima di taiwan, malta e il burkina faso. Insomma, siamo davvero messi male. Talmente male, che non sempre i giornalisti si accorgono dei limiti cui sono sottoposti. Anzi, e ne siamo testimoni, a volte criticano chi ha la fortuna di potere svolgere la professione senza bavagli non temendo minacce di querela alle quali si risponde con inchieste ancora più approfondite. Secondo alcuni, infatti,  parlare dei fatti esercitando il diritto di critica, oltre che di cronaca, è "eccessivo". Questo la dice lunga non solo sulla censura, ma anche sull'autocensura.

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