La Sicilia è ancora indietro sul testamento biologico. Secondo gli ultimi dati diffusi dall’associazione Luca Coscioni, le disposizioni anticipate di trattamento (Dat) nell’isola sono ancora ben al di sotto della media nazionale. «È un dato che non sorprende, per più di un motivo», analizza a MeridioNews Giuseppe Giaimo, professore di Diritto privato comparato del dipartimento di […]
Foto di associazione Luca Coscioni
Pochi testamenti biologici in Sicilia: «Oltre i limiti psicologici, un iter complicato»
La Sicilia è ancora indietro sul testamento biologico. Secondo gli ultimi dati diffusi dall’associazione Luca Coscioni, le disposizioni anticipate di trattamento (Dat) nell’isola sono ancora ben al di sotto della media nazionale. «È un dato che non sorprende, per più di un motivo», analizza a MeridioNews Giuseppe Giaimo, professore di Diritto privato comparato del dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Palermo.
I dati sul testamento biologico in Sicilia
Secondo l’osservatorio dell’associazione Luca Coscioni in Sicilia sono state depositate 8208 disposizioni anticipate di trattamento (Dat). Pari a una ogni 219 abitanti, con i dati aggiornati al 31 dicembre del 2023. Nel dettaglio provinciale: 785 sono le Dat depositate ad Agrigento (una ogni 266 abitanti); 403 a Caltanissetta (una ogni 213); 1800 a Catania (una ogni 188); 479 a Enna (una ogni 152 abitanti). Poi ancora 1688 a Messina (una ogni 218); 946 a Palermo (una ogni 256); 512 a Ragusa (una ogni 179); 730 a Siracusa (una ogni 154) e 865 a Trapani (una ogni 322). La media nazionale è di una Dat ogni 191 abitanti. «Di queste disposizioni anticipate di trattamento depositate nell’isola c’è da chiedersi quante vengano poi davvero rispettate», chiosa Giaimo.
Il limite psicologico
È la legge 219 del 2017 ad avere introdotto le disposizioni anticipate di trattamento. Una tutela fondamentale del principio di autodeterminazione di ogni persona a cui si è arrivati dopo anni di importanti battaglie civili e sociali. La legge prevede che si possa decidere anticipatamente come essere o non curati qualora in futuro non si sia più in grado di esprimere le proprie volontà. Dalla nutrizione artificiale all’accanimento terapeutico. «Innanzitutto – afferma Giaimo – ci si scontra con la scarsa propensione dell’individuo di mettersi faccia a faccia con l’ipotesi di una futura malattia nel momento in cui, però, si è sani». Ma non è solo questione limite psicologico che porta a procrastinare (anche in eterno) la decisione sulla compilazione del testamento biologico in Sicilia. «Ci sono, infatti, anche ostacoli dal punto di vista pratico», aggiunge il docente.
Una pratica ancora «farraginosa»
«Quella sulle disposizioni anticipate di trattamento è un’ottima legge ma, a mio parere – sottolinea Giaiamo – in alcune parti potrebbe essere strutturata meglio». Partiamo dall’inizio. La Dat è un documento legale che può essere redatto e poi consegnato all’ufficio di stato civile del Comune di residenza oppure rivolgendosi a un notaio. A poterlo sottoscrivere è «ogni persona – come si legge nell’articolo 4 – maggiorenne e capace di intendere e di volere. In previsione di un’eventuale futura incapacità di autodeterminarsi e dopo avere acquisito adeguate informazioni mediche sulle conseguenze delle sue scelte». Già solo questi punti ci sono domande fondamentali che restano senza risposta. «Chi valuta la capacità di intendere e volere del soggetto? Un dipendente comunale? Un notaio? – si chiede il professore – E come si acquisiscono le “adeguate informazioni mediche“?».

Per provare a trovare una soluzione a queste questioni preliminari, Giaimo pensa all’opportunità «che questi compiti vengano affidati ai medici di base. Loro – aggiunge – potrebbero anche risolvere le lentezze che si creano nella fase di registrazione delle Dat nelle banche dati e nel fascicolo sanitario elettronico». Un ritardo burocratico che, in Sicilia, pesa anche sul testamento biologico. «Sul sito della Regione Siciliana, il fascicolo sanitario elettronico è work in progress – fa notare il professore – e delle Dat non c’è nessun riferimento». Che, invece, sarebbe importante proprio per semplificare. «Fondamentale – conclude Giaimo – resta fare conoscere il più possibile questa legge che, al momento, viene sabotata dalla disinformazione». La possibilità di scegliere con libertà e consapevolezza esiste per legge, ma per farlo le persone devono innanzitutto saperlo.