È stato specificato che nel caso della ricercatrice universitaria si applica solo il principio del no refoulement, il non respingimento nel Paese di origine, in cui si combatte una guerra civile e Shabbi rischierebbe la vita in caso di rimpatrio
Terrorismo, la Commissione ci ripensa Nessun permesso alla ricercatrice libica
La commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale di Roma, che ieri aveva concesso un permesso di soggiorno umanitario a Khadiga Shabbi, la ricercatrice libica condannata per istigazione al terrorismo a un anno e 8 mesi, ha fatto marcia indietro. Con un provvedimento, emesso questa mattina, ha addebitato a un errore materiale il riferimento al permesso di soggiorno umanitario. L’invito a correggere, quello che aveva definito un provvedimento «erroneamente concesso» a Shabbi, era arrivato ieri dal ministro dell’Interno Minniti che della vicenda aveva investito il questore di Roma.
La commissione oggi ha, dunque, specificato che nel caso della ricercatrice universitaria si applica solo il principio del no refoulement, il non respingimento nel Paese di origine, in cui si combatte una guerra civile e Shabbi rischierebbe la vita in caso di rimpatrio. In base a queste indicazioni la donna, che ieri sera ha lasciato il Cie di Ponte Galeria, dove si trovava dal giorno della condanna, per tornare a Palermo, non potrebbe rimanere in Italia, né tornare in Libia. Ma dovrebbe essere trasferita nell’ultimo Paese in cui è transitata prima di raggiungere l’Italia.