Terremoto. Il giorno prima, lo speciale su Radio Zammù «La prevenzione ci insegna a convivere con il rischio»

«Ci dobbiamo preparare a un grande terremoto? Assolutamente sì. Dobbiamo ristrutturare gli edifici esistenti e costruire quelli nuovi in modo tale che siano in grado di resistere alle scosse. La prevenzione passa anche attraverso l’educazione e la cultura della convivenza con un rischio». Stefano Gresta è il presidente dell‘istituto nazionale di Geofisica e vucanologia. È sua l’intervista sul rischio sismico che inaugura il ciclo di sei puntata di Terremoto. Il giorno prima, il format che Radio Zammù, la radio dell’università di Catania, lancerà oggi, alle 15. Sei interviste, sei esperti di rischio sismico, sei storie raccontate ai microfoni dell’emittente d’ateneo. Tra le quali anche quella di Sergio Bianchi, padre di Nicola, 23 anni, iscritto al secondo anno di Scienze biotecnologiche, rimasto sotto le macerie di una casa in affitto a L’Aquila, il 6 aprile del 2009. «Sergio Bianchi a un certo punto ci ha detto: “Mi aspetto che la città in cui mando mio figlio a studiare se ne prenda cura”, ci ha commossi», racconta Mariano Campo, direttore responsabile di Radio Zammù e coordinatore del progetto.

«Molte delle nostre città sono state costruite in maniera dissennata – spiega Gresta – Un esempio è Catania: la ricostruzione dopo il terremoto del 1693 è avvenuta con regole ben precise sulla larghezza delle strade e sull’altezza degli edifici. Poi, nel dopoguerra, la città è cresciuta in maniera disordinata e le condizioni di sicurezza non solo dei singoli edifici ma proprio del tessuto urbano sono abbastanza basse». Tutto questo nonostante il fatto che «una città che abbia un’adeguata struttura urbana è anche una città che è in grado di avere una buona risposta al rischio sismico», afferma in un’altra intervista Paolo La Greca, ordinario di Pianificazione urbanistica nell’ateneo etneo. 

«Catania, per la sua complessità, è uno dei territori più studiati – interviene Campo – Eppure non si fa nulla in termini di prevenzione». E se poco si agisce, ancora meno si racconta: «Alcuni degli universitari che hanno partecipato a questo progetto neanche conoscono i terremoti che stanno raccontando, perché quando si sono verificati non erano ancora nati». Ma li hanno studiati, all’interno di «un progetto didattico che, proprio per la sua natura, può non osservare regole rigidamente commerciali». «Uno alla radio magari non vuole sentire cose così impegnate, di solito si ascoltano programmi leggeri o che parlano di musica, questo è diverso», sostiene Mariano Campo. «Non cerchiamo facili ascolti, cerchiamo ascolti interessati». Per quella che vuole essere una «operazione culturale: se parli di terremoto in Italia la gente fa gli scongiuri, ma non è che se non ne parli allora non capitano, no?».

Terremoto. Il giorno prima parte dalla spiegazione del rischio sismico su scala globale e arriva fino al dettaglio dei singoli edifici. «Le abbiamo chiamate Pillole di prevenzione civile in palese gioco di parole con il ruolo della protezione civile: loro arrivano dopo i disastri, noi vorremmo che si arrivasse prima che avvengano», continua Campo. Che aggiunge: «Speriamo di mettere la pulce nell’orecchio a chi di questo tema non si è mai occupato». E il tentativo sarà fatto su scala nazionale: dopo la messa in onda su Radio Zammù, le puntate saranno diffuse tramite il circuito delle radio universitarie Raduni. «Saranno gratis – conclude il direttore di Radio Zammù – ci auguriamo che vengano pubblicate anche altrove in Italia».


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