Di silvia d'alia
Termini: perché invece che sullautomobile non puntare su turismo e beni culturali?
di Silvia D’Alia
Ieri abbiamo assistito a una girandola di notizia sul rilancio delindustria automobilistica a Termini Imerese. E noto che la Fiat ha chiuso lo stabilimento. Ed è altrettanto noto che, lanno scorso, dopo un numero impressionante di riunioni romane, Governo nazionale (allora retto da Berlusconi), Governo regionale retto da Raffaele Lombardo, il sindaco di Termini Imerese, Salvatore Burrafato, e alcuni parlamentari regionali di buona volontà hanno individuato in un imprenditore molisano, Massimo Di Risio, titolare di un gruppo automobilistico denominato Dr Motor, luomo che avrebbe rilanciato lauto a Termini Imerese.
Laccordo prevedeva – limperfetto è dobbligo, visto quello che è successo – che a gennaio si sarebbe partiti con la nuova iniziativa industriale a Termini Imerese. Siamo a giugno e ancora tutto è fermo.
Va detto che lepilogo era quasi scontato. Nei giorni in cui i ministri del Governo Berlusconi, il presidente Lombardo e i suoi assessori, il sindaco d Termini Imerese e i deputati regionali si rimettevano, di fatto, nelle mani di Massimo Di Risio (e poi in quelle delladvisor – Invitalia – nominato dal Governo Belusconi), il più prestigioso quotidiano economico italiano – Il Sole 24 Ore, organo vicino a Confindustria – descriveva, per filo e per segno, i problemi di Dr Motor. Cosa, questa, che avrebbe dovuto consigliare il Governo nazionale, il Governo Lombardo, il sindaco di Termini Imerese e i parlamentari regionali impegnati in questa trattativa a chiedere – allora e non oggi – spiegazioni dettagliate al signor Di Risio.
Ma, allora, nessuno di questi soggetti ha contestato nulla. Ed è questo che rende la vicenda un po strana.
In ballo – tra fondi nazionali e fondi regionali – ci sono 450 milioni di euro. Soldi che dovrebbero servire al rilancio delllarea industriale di Termini Imerese.
Ieri, alla buonora, il ministro dellEconomia, Corrado Passera, il Governo Lombardo, il sindaco di Termini Imerese e i deputati regionali che seguono questa sceneggiata si sono accorti – di fatto – che le cose scritte dal Sole 24 Ore lo scorso anno sono tutte vere. E che bisogna trovare un altro partner per il rilancio dellauto a Termini Imerese. Ma va!
Gli unici aspetti positivi della sceneggiata di ieri a Roma è che, forse, verranno trovati i soldi per mandare in pensione i 640 esodati della ormai ex Fiat di Termini. E che Governo e Fiat cacceranno i soldi per pagare agli operai licenziati la Cassa integrazione questanno e il prossimo anno (anche se, su questo punto, non si escludono passi indietro della casa automobilistica torinese).
Una cosa che, invece, non abbiamo ancora capito è che pagherà lImu – a vuoto – di questanno sui terreni dove sorgeva lo stabilimento Fiat. La nostra impressione è che questa storia – mettendoci dentro tutti i particolari – finirà presto nelle aule di Tribunale. Ma questa, per lappunto, è – o sarà – unaltra storia.
Quello che invece non ci convince proprio in ordine al futuro dellarea industriale di Termini Imerese è linsistenza di tutti i protagonisti di investire 450 milioni di euro in un settore che gli economisti definiscono maturo.
Siamo sicuri che – non nella sola Italia, ma in Europa – ci sia ancora spazio per unindustria automobilistica? E tutto questo dovrebbe avvenire in Sicilia dove, per tradizione, proprio in materia di industrializzazione, dalla Sofis ai nostri giorni, il denaro pubblico è stato sempre e regolarmente sperperato?
Invece di insistere sullautomobile, perché non investire questi 450 milioni di euro in altri settori dellleconomia? Termini Imerese, per fortuna, ha ancora una costa quasi incontaminata. E può contare su unarea archeoligica – Imera – ancora poco valorizzata. Perché non investire nel binomio beniculturali-turismo invece di andare dietro alle automobili?
O, forse, su questi 450 milioni di euro da destinare al rilancio dellautomobile a Termini cè qualche cosa che ci sfugge?