La convocazione è arrivata in extremis, alla vigilia della scadenza della cassa integrazione per le 700 tute blu della fabbrica, abbandonata dal Lingotto ormai sei anni fa. Senza una soluzione dal primo ottobre gli operai saranno licenziati. Ma l'ipotesi Blutec, la newco del gruppo metalmeccanico Metec, sembra naufragare a causa di difficoltà finanziarie dell'azienda. Burrafato, Mastrosimone e Comella: «Serve chiarezza»
Termini e la vertenza infinita, il 29 nuovo vertice al Mise Sindaco e sindacati: «Tempo annunci scaduto, stop a farsa»
La convocazione alla fine è arrivata. In extremis. Il futuro dell’ex stabilimento Fiat di Termini Imerese, abbandonato dal Lingotto ormai sei anni fa, sarà al centro di un incontro convocato per il prossimo 29 settembre. L’ennesimo, che arriva, però, alla vigilia della scadenza della cassa integrazione per le 700 tute blu della fabbrica, per le quali senza una soluzione concreta il licenziamento porta la data del primo ottobre. L’appuntamento è alle 11.30 al Mise, quando per la prima volta al tavolo ci sarà anche il ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi. Insieme a lei oltre ai sindacati, ai vertici della Regione siciliana e al sindaco di Termini Imerese, Salvatore Burrafato, saranno presenti anche i rappresentanti di Invitalia, del ministero del Lavoro e di Blutec, la newco del gruppo metalmeccanico Metec che, secondo un accordo siglato lo scorso dicembre con governo e sindacati, avrebbe dovuto rilevare la fabbrica e far ripartire la produzione entro l’anno, contando anche sui 290 milioni stanziati da Stato e Regione.
Eppure proprio il progetto Blutec sembra essere naufragato. Colpa delle difficoltà finanziarie della società di Roberto Ginatta, che si era impegnata ad assorbire via via tutti i lavoratori del sito. Dopo il versamento iniziale di 6 milioni di euro, infatti, la newco non avrebbe dato seguito agli altri impegni che prevedevano entro lo scorso 30 marzo il versamento di altri 18 milioni di euro di capitale sociale per raggiungere i 100 milioni nel primo semestre 2015. Adesso da Governo e da azienda i lavoratori aspettano risposte. Concrete. Perché «il tempo degli annunci è scaduto» dicono le parti sociali.
«Dopo tanti anni di delusioni – spiega a MeridioNews il segretario regionale della Fiom, Roberto Mastrosimone – siamo abituati agli incontri convocati a ridosso delle scadenze, quando l’ormai l’acqua è alla gola. Ma martedì chiediamo che venga messa la parola fine a questa farsa, fatta di annunci e impegni senza un risultato vero». Perché Blutec, l’ancora di salvataggio per i lavoratori dell’ex fabbrica Fiat e dell’indotto, è solo l’ultima delle delusioni dopo i dietrofront di Dr Motor e Grifa. Una vertenza infinita che adesso rischia di assumere contorni drammatici.
«Serve una svolta per far ripartire la produzione a Termini Imerese». Certo, è «indispensabile» che nessun lavoratore sia licenziato, ma la proroga della cassa integrazione non basta. «Siamo arrivati a un punto di non ritorno – spiega il leader della Fiom -, i lavoratori non possono rimanere ostaggio degli ammortizzatori sociali. Al contrario serve una soluzione industriale vera, che consenta di riaprire i cancelli della fabbrica. Ci sono tutti gli ingredienti perché i governi nazionale e regionale e la Fiat, che fino ad oggi continua a decidere le sorti di Termini Imerese, mettano la parola fine a questa vertenza, che ha un carattere nazionale: ci sono i fondi pubblici, uno stabilimento che è in grado di ripartire e la dichiarata attenzione di Renzi per la questione meridionale».
Un appello alla responsabilità che chiama in causa non solo il Governo, ma anche la stessa Fiat. «A quel tavolo martedì – assicura il leader provinciale della Uilm, Vincenzo Comella – chiederemo il rispetto degli impegni presi e caduti nel vuoto e garanzie sulla reindustrializzazione dell’area. Chiederemo notizie anche delle altre manifestazioni di interesse di cui in questi anni non si è più saputo nulla e che avrebbero potuto essere un’ancora di salvataggio per i lavoratori dell’indotto (da giugno senza alcun paracadute sociale, ndr). E se Blutec non è quell’azienda solida che ci era stata presentata allora il ministero dovrà chiedere a Fiat di ritornare sui suoi passi. Occorre accendere di nuovo i riflettori su Termini Imerese, perché dopo sei anni di annunci e promesse c’è un paese a pezzi e lavoratori disperati e sfiduciati».
A preoccupare è anche la scadenza della cassa integrazione. Il ministero del Lavoro, infatti, aveva firmato il decreto per la cig fino 30 dicembre 2016, ma con una verifica a cadenza semestrale legata proprio al rispetto del progetto d’investimento di Blutec. Così lo scorso 30 giugno da Roma era arrivato l’ok solo ad altri tre mesi. Fino al 30 settembre. Colpa del piano Blutec arenato e che adesso i rumors danno come definitivamente archiviato.
«C’è bisogno che sia detta una parola chiara» dice il sindaco Burrafato. Su Blutec «per capire se ha superato il vaglio del ministero, se ha dato le necessarie garanzie finanziarie e se si ritiene che sia questa la via per far uscire Termini Imerese dalla palude». Ma soprattutto serve mettere la parola fine a «una serie di annunci in una vertenza difficile che si trascina da troppo tempo. «I lavoratori sono stanchi di questa spasmodica attesa, in questi anni abbiamo sentito davvero troppi annunci. Adesso ci dicano chiaramente quando si parte e con chi».