Sarà un cantiere a cielo aperto in cui storia, archeologia e innovazione si uniranno per risollevare tre delle quattro colonne del tempio G posto sulla collina di Selinunte. Il progetto di restauro di quello che è considerato uno dei templi più grandi al mondo è alle fasi preliminari e vede impegnati tecnici e archeologi italiani ed esteri. Le maestranze lavoreranno all’opera di origine greca, risalente al V secolo a.C. con strumenti di alta tecnologia che verranno costruiti sul posto. L’obiettivo degli esperti è quello di riportare la struttura alla fattezze originarie. È lungo 109 metri e largo quasi la metà. Le imponenti colonne misuravano 16 metri, per un’altezza totale di tutto l’edificio di circa 30 metri. La costruzione del tempio durò decenni e alcuni elementi non vennero mai rifiniti , ma i tanti eventi naturali hanno compromesso parte della struttura.
L’iniziativa di restauro del tempio è arrivata su proposta dell’assessore regionale ai Beni culturali Alberto Samonà nel 2020 e adesso sarà realizzata con un finanziamento già approvato di 5 milioni di euro per un cantiere che non si fermerà alla ricostruzione ma sarà dedicato alle fasi di studio, aperto a turisti e curiosi. Nell’operazione è compreso il recupero Fuso della Vecchia, la colonna restaurata nel 1832 dallo scultore Valerio Villareale su commissione del Duca di Serradifalco. La ricomposizione del Tempio G era stata caldeggiata a suo tempo da Sebastiano Tusa nelle vesti di archeologo e sovrintendente del mare, prima di diventare assessore. Sul tempio G di Selinunte si era espresso anche Vittorio Sgarbi che, da assessore, aveva ipotizzato la riedificazione del Tempio G.
Il direttore del Parco archeologico di Selinunte Felice Crescente ai microfoni di Radio Fantastica ha illustrato il cantiere che si occuperà di mettere su le tre colonne. «La ricostruzione delle delle colonne rocchio per rocchio avverrà sul posto con macchinari di ultima generazione e sarà soltanto l’ultima fase di un progetto che vede la riproduzione di ricostruzione con strumenti di alta tecnologia finora mai utilizzati», Come spiega crescente, il processo di ricostruzione e ricollocazione dei pezzi sarà accompagnato dallo studio di ciascuna fase. «La maestosità di questo tempio ci fa capire l’importanza che aveva Selinunte per i greci. Nel ricostruire il tempio ci stiamo affidando a profili specializzati, oltre agli studi geologici e sismici sul posto. Ci siamo dati un tempo di cinque anni», dice il direttore. Se i cinque milioni stanziati basteranno, sarà da valutare. A condizionare i costi potrebbero essere i rincari sulle materie prime.
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