Telenovela Lombardo, le reazioni politiche Tra richieste di dimissioni e acqua sul fuoco

Cosa cambia nello scenario politico regionale – e non solo – con l’imputazione coatta richiesta per il governatore della Sicilia Raffaele Lombardo e per il fratello Angelo? Questa la prima domanda a saltare alla mente dei siciliani più accorti, ancor prima del dubbio sulla colpevolezza o innocenza dei due fratelli. Durante tutto il pomeriggio, si sono susseguite incessantemente le dichiarazioni di tutti gli esponenti di maggioranza ed opposizioni. Su tutte, ha tenuto banco la polemica all’interno del Partito democratico in un dibattito a più voci tra garantisti e giustizialisti.

«La telenovela continua, oggi è andata in onda una nuova puntata». Così ha commentato la notizia Antonello Cracolici, capogruppo del Pd all’Assemblea regionale siciliana. «Per quel che mi riguarda, il Pd sarà coerente con quello che abbiamo sempre detto: di fronte ad un rinvio a giudizio per fatti di mafia, interromperemo il sostegno al governo. Ci toccherà vedere ancora altre puntate prima che la telenovela finisca».

La presa di posizione dell’ala filo-lombardiana del Pd è la stessa ormai da qualche mese. La ribadisce il senatore del Pd Giuseppe Lumia: «Noi abbiamo scommesso sul cambiamento e le riforme insieme a Massimo Russo, Caterina Chinnici, Marco Venturi, Giosuè Marino, ma abbiamo anche una regola chiara e un riferimento etico rigorosissimo, che abbiamo sempre ribadito in tutta questa lunga vicenda giudiziaria: se dovesse esserci un rinvio a giudizio chiederemo a Lombardo di dimettersi. Non saremo secondi a nessuno per serietà e coerenza».

«Le esternazioni degli alleati di Lombardo sono semplicemente grottesche e si resta di stucco nel metterle in fila una dopo l’altra». Orazio Licandro, coordinatore della segreteria nazionale dei Comunisti italiani-Federazione della Sinistra, è categorico nel giudizio sulla posizione del Pd. E non esita ad affondare il colpo: «Mi sembra oltremodo patetica e al tempo stesso dolorosa quella del senatore Beppe Lumia che, da ex presidente della Commissione Antimafia, sostiene che per non essere più alleati di un esponente politico discusso e discutibile occorra addirittura il rinvio a giudizio. Sic transit gloria mundi!».

Come facilmente prevedibile, il senatore Enzo Bianco non ha risparmiato critiche al suo partito, chiedendo ancora una volta ai coordinatori del Pd di non appoggiare ancora il governo Lombardo: «La richiesta di imputazione coatta è un fatto inequivocabile». Secondo l’ex sindaco di Catania «una pagina politica oggi si è chiusa. Il Pd non ha alternative né altre opzioni: deve ritirare l’appoggio al governo Lombardo. Deve farlo per la sua storia, prima ancora che per motivi di statuto».

Della stessa opinione è anche il senatore Fabio Giambrone, segretario regionale di Italia dei Valori. «Ciò che emerge dalle carte processuali sul presidente Lombardo, al di là della definizione giuridica dei fatti conclamati e del prosieguo della vicenda, impone a chi rappresenta la più alta carica della Regione di sgombrare il campo immediatamente per rispetto delle istituzioni e dei siciliani, già pesantemente offesi dalla condanna definitiva per mafia del precedente governatore Salvatore Cuffaro».

Da destra, Futuro e Libertà mostra cautela e attende il rinvio a giudizio sicuro che il governatore trarrà le dovute conseguenze. E la telenovela continua…

 

[Foto di lorca56]


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