Telejato è destinata a chiudere Maniaci: «Faremo disobbedienza civile»

«Non c’è riuscita la mafia, ma lo Stato sì. La fine di giugno 2012 sarà anche la fine di Telejato». È categorico Pino Maniaci, anima e corpo della tv più piccola del mondo, a Partinico, in provincia di Palermo. Alla fine del 2012, infatti, ci sarà il passaggio obbligatorio al digitale terrestre anche in Sicilia e sembra proprio che per le piccole tv comunitarie come Telejato sul digitale non ci sia spazio. «Nella nostra zona ci saranno 19 gestori di reti, ma ne rimane libero solo uno per cinque piccole emittenti. Gli altri sono per le reti nazionali e regionali. È un bavaglio legale», spiega. Ma Maniaci non è uno che demorde. Non ha avuto problemi ad affrontare la mafia – lui, che cammina con la scorta – non se ne crea adesso che deve affrontare lo Stato e le sue leggi. E promette che non smetterà di trasmettere. «Lo sai cosa vuol dire disobbedienza civile?», chiede. «Tanto i carabinieri che devono venirmi a prendere sono gli stessi che mi fanno la scorta da quattro anni», scherza.

Insieme a Telejato, tanto piccola da essere a conduzione familiare, sono a rischio molte altre tv comunitarie, ovvero senza fini di lucro. Un totale di 250. «Se ne fottono della pluralità, salvaguardano solo i grandi interessi», continua Maniaci. È per questo che nasce il Comitato Salviamo Telejato e la campagna a sostegno sul web. Al neo presidente del consiglio Mario Monti è indirizzata una lettera firmata da centinaia di cittadini e anche da molte associazioni, tra cui Rita Atria, Libera Palermo, Peppino Impastato e Addiopizzo. Due le richieste: «La messa all’asta delle frequenze, che porterebbe in cassa diversi miliardi di euro, e che alcune possano essere riservate alle tv comunitarie, per garantire il pluralismo».

Il problema nasce con la legge finanziaria di quest’anno che prevede la vendita di tutte le frequenze del digitale tranne sei. Ben 30 canali che verranno assegnati tramite beauty contest alle più importanti emittenti nazionali. Gratuitamente. Tra questi avrebbe dovuto esserci anche Sky, la piattaforma di Ruper Murdoch, ma – è notizia recente – si è ritirata dall’asta per l’assegnazione gratuita a causa dei tempi d’attesa troppo lunghi. «È un regalo che si è fatto all’ultimo momento il nostro caro Silvio Berlusconi – afferma arrabbiato Maniaci – Una legge avallata da Mario Monti come commissario europeo all’antitrust». «E ci prendono pure per il culo dicendo che faranno una gara. Ma se sono gratis, che gara è?», continua. Mentre si chiede agli italiani di stringere la cinghia, lamentano le associazioni, il governo italiano fa un regalo milionario a chi certo non ha il problema di arrivare a fine mese.

Alcuni canali intanto sono già stati venduti. Otto per la precisione, dal 61 al 69, incassando circa quattro miliardi di euro. Mezzo milione circa a canale che moltiplicato per 30 fa 15 miliardi di euro. Quasi l’intera finanziaria. In questi giorni sono molte le voci che si stanno alzando contro questa legge considerata ingiusta, ma Maniaci lamenta poca attenzione da parte dei media, soprattutto per le tv comunitarie. «Lo scorso 22 novembre, alla conferenza stampa che abbiamo fatto alla sede nazionale dell’ordine dei giornalisti, l’unica tv italiana era RaiNews24, il resto erano tutti stranieri. C’era pure Al Jazeera», conclude.

In attesa di una eventuale decisione del governo Monti – per la pluralità di informazione e le tasche degli italiani – poco o nulla si può fare. Anche il ricorso al Tar, nella migliore delle ipotesi, non produrrebbe altro che una quantificazione del danno: la legge è in vigore e l’unica alternativa è bloccarla. Si può tentare di convincere il presidente del Consiglio firmando la sottoscrizione sul sito di Telejato.

 

[Foto di Schmilblick]


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Il passaggio al digitale terrestre nel giugno 2012 porterà alla chiusura di 250 emittenti comunitarie, cioè senza fini di lucro. Tra queste la tv a conduzione familiare di Partinico, nota per le sue battaglie antimafia. Trenta canali verranno invece assegnati gratuitamente dal governo a Rai, Mediaset e La7. E un comitato di associazioni scrive al premier Monti

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