Nessun licenziamento a Telecolor, ma una riduzione di orario e stipendio del 45 per cento. E' questo, in sintesi, l'accordo raggiunto tra i 24 dipendenti che dall'1 agosto erano stati inseriti nella procedura di mobilità e il gruppo Ciancio, che pochi giorni fa ha confermato 28 licenziamenti nella rete gemella, Antenna Sicilia. La differenza tra i due casi per Antonio D'Amico, segretario generale della Fistel Cisl, è che, a Telecolor, «tutti i lavoratori hanno votato per rilanciare l'azienda in cui credono. Formalmente le due reti sono di due società distinte»
Telecolor, c’è l’accordo. Stop ai licenziamenti La Cisl: «Contratto di solidarietà per 24»
Lavoreranno part-time, per 27 ore settimanali anziché 40, e riceveranno il 45 per cento dello stipendio in meno per evitare il licenziamento. E’ questo l’accordo raggiunto tra Telecolor, una delle emittenti televisive del gruppo editoriale dell’imprenditore Mario Ciancio Sanfilippo, e i 24 lavoratori per cui, lo scorso 1 agosto, era iniziata la procedura di mobilità. I licenziamenti sarebbero dovuti a una pesante crisi del settore, aggravata però da una recente condanna di Telecolor per l’ingiusto licenziamento della redazione giornalistica nel 2006, con il relativo risarcimento danni da oltre un milione di euro. Nonostante questo precedente, «i lavoratori in assemblea hanno deciso di rilanciare l’azienda in cui credono, tramite un contratto di solidarietà che garantisce il lavoro, anche se part-time, per 24 mesi» commenta sulla vicenda il segretario generale Fistel – sindacato dei lavorarori dell’informazione legato alla Cisl – Antonio D’Amico.
Il sindacalista venerdì mattina all’ufficio provinciale del lavoro di Catania ha firmato l’accordo per un contratto di solidarietà al 45 per cento che, dopo l’approvazione governativa – è prevista un intervento dell’Inps per mitigare la riduzione di salario -, dovrebbe partire da giorno 1 novembre. Alla firma erano presenti anche altre sigle sindacali, come la Slc Cgil, il sindacato dei lavoratori comunicazione che ha condotto, in parallelo, la battaglia di 28 dipendenti dell’emittente gemella Antenna Sicilia, anch’essa di proprietà del gruppo Ciancio, per la quale, dopo l’occupazione della sede e il blocco delle trasmissioni in diretta durato una decina di giorni, non si è raggiunto un accordo. La proposta era per un contratto di solidarietà al 40 per cento, non accettato dalla proprietà, che ha già provveduto all’invio delle lettere di licenziamento. «Formalmente Antenna Sicilia appartenente a un altro gruppo editoriale, la Sige spa, ma la proprietà come tutti sappiamo è unica, lavoriamo nello stesso palazzo. Con la Cgil abbiamo condotto la battaglia insieme fin dall’inizio, separandoci solo in queste battute finali» spiega D’Amico.
La differenza negli esiti delle due trattative sarebbe quindi da vedersi solo nella volontà dei lavoratori di continuare il rapporto con l’azienda, oltre ad alcune garanzie. «In caso di pensionamento, abbiamo chiesto che venga abbassata la percentuale del contratto di solidarietà, abbiamo ottenuto la garanzia di poter collocarsi in un secondo impiego e chiesto che, quando possibile, i lavoratori vengano ricollocati in aziende del settore» continua D’Amico. Il gruppo Ciancio, come spiega il sindacalista, avrebbe in effetti al momento «richieste di personale nella carta stampata, a La Sicilia». Raggiunto l’accordo, D’Amico ammette però che «la situazione resta grave per tutte le decine di precari, da giornalisti a cameraman a tecnici, che lavorano da esterni con l’azienda, a cui si aggiungono i licenziamenti di Antenna Sicilia» spiega D’Amico. Una riapertura della vertenza, con le lettere già inviate ai lavoratori, è del resto «estremamente improbabile, anche se ci speriamo» conclude il sindacalista.
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