«La paura è quella di un effetto domino». Sintetizza con queste parole Franco Tarantino, il segretario regionale Fillea Cgil, la decisione di scioperare da parte dei lavoratori Tecnis del cantiere dell’anello ferroviario di Palermo. La scelta è seguita all’annuncio del ritiro del piano di ristrutturazione del debito da parte del cda dell’azienda. «Quel cantiere – dichiara Tarantino, riferendosi a Palermo – subisce i medesimi ritardi di tutti i cantieri Tecnis e gli operai sono comprensibilmente preoccupati dai possibili scenari futuri». A confermarlo sono anche il segretario generale Feneal Uil Palermo Ignazio Baudo e il segretario generale Filca Cisl Palermo Antonino Cirivello, secondo i quali l’attuale stallo «rischia di mettere in serio pericolo il destino di diversi lavoratori e il completamento di un’opera essenziale per la città».
La situazione societaria della Tecnis, infatti, rimane particolarmente precaria. Con ritardi nel pagamento degli stipendi e nel reperimento dei materiali di costruzioni. Un fatto, quest’ultimo, che rende insicura la realizzazione, entro i termini previsti, delle opere già avviate. Come nel caso del cantiere della metropolitana di Catania, nel tratto Borgo-Nesima, per il quale il rischio è quello di vedere «saltare i finanziamenti europei necessari al completamento del circuito ferroviario sotterraneo».
Nel caso dell’anello ferroviario palermitano, per i sindacati – che hanno chiesto di parlare con la prefetta, Antonella De Miro, alla presenza anche della stazione appaltante Rfi – una soluzione potrebbe passare dall’affidare i lavori alla seconda azienda in graduatoria tra quelle che hanno partecipato alla gara d’appalto. Il tutto in attesa di sapere quale sarà il destino della Tecnis. Il cui consiglio di amministrazione, nel frattempo, ha deliberato l’avvio delle procedure di vendita.
La società, che solo in Sicilia occupa 400 lavoratori e collabora con altre 900 aziende, è al centro di una crisi economica da cui i vertici societari, al momento, sembrano non sapere bene come uscire. Dopo il ritiro del piano di ristrutturazione e la decisione di andare alla ricerca di nuovi investitori, infatti, gli orizzonti per l’azienda non sembrano chiari. Ad appesantire il quadro, infine, la recente inchiesta sul presunto giro di tangenti che ha visto protagonisti Concetto Bosco Lo Giudice e Mimmo Costanzo, entrambi arrestati a ottobre, e il relativo ritiro della certificazione antimafia che ha bloccato le possibilità per Tecnis di partecipare a nuove gare d’appalto.
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