Cultura e spettacoli

A Palermo polemiche per la nomina del nuovo direttore del teatro Biondo. «Altra poltrona occupata dalla destra»

Da Caserta a Palermo per dirigere il teatro Biondo. Si tratta di Valerio Santoro, attore e regista 52enne, fondatore di un associazione culturale trasformata in società a responsabilità limitata ma soprattuto bollato come vicino agli ambienti di Fratelli d’Italia. La nomina di Santoro, che era data praticamente per certa, ha scatenato più di una polemica e non solo in ambito politico ma anche in quello della cultura palermitana con diversi artisti che nei giorni scorsi si sono espressi senza giri di parole contro l’incarico. Santoro, che dirigerà il teatro dal 2025 al 2027, prende il posto di Pamela Villoresi e ha avuto la meglio su Alfio Scuderi e Luca Lazzareschi, quest’ultimo in quota Forza Italia. A sceglierlo l’assemblea dei soci composta da Regione Siciliana, Comune di Palermo e fondazione Andrea Biondo.

Santoro in un’intervista concessa al Giornale di Sicilia ha detto avere con Palermo «un’affinità molto forte», aggiungendo di essere «pronto ad ascoltare il territorio». Nei giorni che hanno preceduto la sua nomina è circolato un comunicato firmato dagli Operatori spettacolo dal vivo Palermo. «Il processo decisionale dimostra come, ancora una volta, è la politica a gestire le nomine come mero scambio di poltrone, senza tenere conto di una progettualità», si leggeva nella nota. «La scelta di Santoro – ha detto la consigliera comunale di minoranza Mariangela Di Gangi – dimostra ancora una volta l’arroganza politica con cui si gestiscono le istituzioni culturali della città. Nonostante gli operatori e le operatrici teatrali palermitani abbiano invocato una scelta diversa e condivisa, orientata verso figure con legami con il territorio e maggiore esperienza, si è preferito imporre una nomina politica e non meritocratica».

Parole dure anche da parte del Partito democratico. «Anche il Teatro Biondo, lo Stabile di Palermo, cade nella rete della spartizione di poltrone della destra. Ancora una volta è la politica che entra a gamba tesa, in questo caso nella Cultura come in passato avvenuto in altri ambiti, solo per piazzare chi gli è più gradito ed occupare manu militari l’ennesima casella», commentano il segretario regionale del Pd Sicilia, Anthony Barbagallo e il deputato alla Camera e componente della segreteria nazionale Peppe Provenzano.

Redazione

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