Sud, dagli amici mi guardi Iddio

“Tutti i giornali italiani, tranne Il fatto quotidiano, sono schierati politicamente: e io non voglio fare quel tipo di informazione”. È questo il motivo che ha spinto Antonio Condorelli a lasciare definitivamente la direzione del free press Sud. Lo scontro sulla linea editoriale con gli editori Pierluigi Di Rosa e Alessandro Basile – che a novembre aveva già visto Condorelli presentare le dimissioni e poi ritirarle – è quindi arrivato alla conclusione. Anche se i termini del contrasto vengono descritti dalle due parti in modo diametralmente opposto. Il giornalista – che è anche collaboratore della trasmissione Report – dice infatti di non poter più dirigere un giornale che sta prendendo una piega “politica”. E dal canto loro gli editori gli rinfacciano proprio di aver fatto un giornale troppo schierato “politicamente”. In mezzo ai due contendenti, resta da chiarire il ruolo dell’avvocato Antonio Fiumefreddo, legale della testata, amico personale di Di Rosa, ex Soprintendente del teatro Massimo Bellini. Ma proviamo a procedere con ordine.

 

Condorelli respinge, ovviamente, l’accusa di esser stato troppo schierato:  “Non c’è stata una sola parola pubblicata in questi mesi – dice – che non fosse spinta dall’esigenza di informare”. Attribuisce invece la rottura con gli editori alla nascita di un’associazione, questa sì con “attività che possono essere politiche” e che porta il logo della testata. Un’associazione che, identificandosi un po’ troppo con il giornale, avrebbe finito per “cambiare la finalità dell’informazione. Per questo ho fatto un passo indietro. Nessuno potrà mai dire che io ho scritto un articolo per attaccare politicamente questa o quell’altra persona».

 

L’associazione in questione si chiama “Amici di Sud”. Che attività ha svolto? L’8 febbraio scorso ha fatto circolare un esposto e un comunicato in cui chiedeva al CSM di rimuovere dal suo incarico, per motivi di incompatibilità, il presidente dei GIP di Catania, Alfredo Gari, marito dell’attuale assessore della giunta Stancanelli e sovrintendente del Teatro Massimo Vincenzo Bellini, Rita Cinquegrana. Il tutto, a quanto inizialmente si era appreso, all’insaputa di direttore e editori della testata, che hanno anche minacciato una denuncia alla Polizia postale per capire chi si fosse appropriato del logo della testata.

 

E qui si apre un piccolo giallo: i due comunicati sono partiti all’indirizzo amicidisud@libero.it  e sono siglati “Amici di Sud”. Qualche giorno fa una nota pubblicata sul sito di Sud (ma ora non più online) annunciava la decisione di denunciare la diffusione di questi comunicati; decisione che sarebbe stata assunta dopo una riunione con gli editori Basile e Di Rosa cui era presente  Fiumefreddo. “Di Rosa, Basile e Fiumefreddo – racconta Condorelli – si dicevano all’oscuro di tutta la vicenda, anzi la condannavano aspramente». Senonché, scrive Condorelli in una nota, esaminando i file Word dei comunicati inoltrati a nome degli “Amici di Sud”, ecco che spunta, nel campo “autore”, proprio il nome di Fiumefreddo.  Anche per questo, conclude il giornalista, “è venuta a mancare la fiducia verso i miei editori”. Editori che hanno poco dopo diffuso un comunicato, per spiegare le ragioni della rottura con il direttore. Nel campo “autore” di questo comunicato compare di nuovo il nome di Fiumefreddo. Obbligatorio, a questo punto, sentire la versione degli editori e dello stesso legale.

 

Primo punto: perché l’esposto, prima annunciato, non è stato poi presentato? Di Rosa spiega così il ripensamento: “Abbiamo capito che l’associazione Amici di Sud vuole sostenere l’attività del giornale sia finanziariamente – speriamo – sia sotto il profilo delle iniziative comuni”. E chi fa parte di questa associazione? A presiederla è l’avvocato Renata Saitta, legale che ha assistito la società editrice (la Editori Indipendenti srl) in una causa davanti al Garante della Privacy in seguito ad alcuni articoli di Sud sul Governatore Lombardo.

 

Eppure, nonostante l’esistenza di questo rapporto, gli editori di Sud avrebbero saputo dell’associazione solo a cose fatte: “Quando è nata l’associazione – dice Di Rosa – non siamo stati coinvolti”. Sulla stessa linea le dichiarazioni dell’avvocato Saitta, contenute in un comunicato pubblicato su Sud. Di Rosa esclude categoricamente che dietro l’associazione ci sia Fiumefreddo: “Fiumefreddo è un mio amico, ma non ha nulla a che vedere con questa iniziativa. Certo, mi auguro che possa aderire anche lui. E comunque l’avvocato ha scelto, dopo la vicenda del Bellini, di tenersi fuori dall’attività politica”.

 

Ma rimane a questo punto da chiarire un secondo fatto. Se Fiumefreddo è estraneo all’associazione, come mai i due file che hanno fatto nascere il caso (l’ esposto al CSM e il comunicato stampa sul giudice Gari) portano il suo nome nel campo “autore”? La spiegazione di Di Rosa è questa: “Io so che l’avvocato Fiumefreddo ha curato la parte relativa all’esposto al CSM, un documento che girava da diverse settimane. Non so il comunicato, ma l’esposto sicuramente è suo”. Ma, su questo, diversa è la versione di Fiumefreddo, che nega di aver scritto alcuna nota e assicura che non ci sono esposti a sua firma. “Non ho nessun motivo di scrivere una cosa e di non assumermene la paternità. Se fossi stato io ne avrei parlato con Condorelli e con gli editori prima di farlo”. Resta allora da spiegare come mai il nome di Fiumefreddo compaia nel campo “autore” dei due documenti. “Chiunque – afferma lo stesso avvocato – può modificare un campo nelle proprietà di Word. Non so chi ha formato quel documento che fra l’altro non porta firma”. Un giallo che, però, non sembra incuriosire più di tanto Fiumefreddo: “Condivido la nascita degli Amici di Sud, condivido il contenuto di quei comunicati e non vedo la gravità della questione. Evidentemente quello che è accaduto è il frutto di un gioco che qualche spiritoso ha voluto fare”.

 

Uno spiritoso che Fiumefreddo non ha intenzione di denunciare alla polizia postale: “A meno che non si voglia montare un caso. Non mi considero parte offesa. Nel momento in cui mi arriva un documento e mi viene fatto vedere che c’è scritto il mio nome nel campo “autore”, ovviamente, se è una cosa grave, vado a denunciare. Ma non posso denunciare un’associazione che dice di sostenere Sud, quando ne conosco due terzi dei componenti”. Ma allora, se in questo gioco della firma la parte offesa non è Fiumefreddo, chi deve considerarsi vittima? “La vera parte offesa è l’associazione. Infatti la comunicazione non viene dall’associazione, questo lo abbiamo accertato tutti. Chi ha scritto questo comunicato, tra l’altro sfruttando dei servizi giornalistici del giornale, evidentemente ha inteso creare problemi alla sua nascita».

 

Problemi che potrebbero spiegarsi, secondo l’avvocato, perché “in questi mesi Sud ha dato fastidio a molte persone. Quindi non escludiamo che qualcuno possa essersi inserito, conoscendo l’iniziativa che era nota anche al direttore da mesi. Certamente non è stato Condorelli, sicuramente non avevamo interesse a farlo io né gli editori: è proprio da pierini agire in questa maniera, fare questo comunicato”.

 

Ma a questo punto la versione di Fiumefreddo non sembra coincidere con quella di Di Rosa. Secondo l’avvocato infatti l’associazione non sarebbe affatto spuntata dal nulla. “Che ci fosse l’impegno a costituire l’associazione – ribadisce –, che questa associazione l’avrebbe presieduta l’avvocato Saitta e quali sarebbero stati i componenti era ben noto agli editori e a me in qualità di legale, per aver partecipato anche all’elaborazione del loro statuto. E ovviamente al direttore Condorelli. Ecco perché mi sembra un falso problema”.

 E il licenziamento di Condorelli? Fiumefreddo condivide i motivi degli editori: “Lui non vuole un’associazione che appoggi il giornale perché vi vede un problema di libertà politica? Mi pare che il direttore Condorelli abbia avuto la sfiducia dagli editori proprio per aver espresso posizioni politiche e perché intendeva utilizzare il giornale con un certo strabismo. E questi richiami mi sembrano fondati”.

Però aggiunge: “Sono tra i sostenitori di Sud e di Condorelli. Gli auguro una buona fortuna. Inoltre lo ritengo fin troppo intelligente per non capire che prima di muovere delle accuse occorre accertarsene. In tutta questa vicenda mi pare ci sia un ulteriore interesse a screditare questa associazione neonata che, ritengo, nei prossimi mesi farà delle iniziative importanti. La cosa grave è che al momento in cui si sta ragionando sull’associazione da oltre 20 giorni viene fatto un comunicato mandato a varie testate che non parte dall’associazione medesima, che invece si voleva presentare con calma e con una manifestazione pubblica. Quindi io non posso che pensare, maliziosamente, che l’obiettivo sia stato quello di fare un danno all’associazione stessa”.

 

Di Rosa fa scaturire il licenziamento dall’uscita “dell’ultimo numero, che si apriva con un attacco pesantissimo al governatore Lombardo e presentava immediatamente sotto, nella stessa pagina, un’intervista, non voglio dire in ginocchio, ma direi alquanto compiacente, con tanto di foto, del presidente Castiglione. Onestamente, passare per chi può favorire una parte politica non mi sta bene”.

 

Gli editori contestano poi a Condorelli di aver fatto un giornale monotematico. “L’accusa costante nei confronti di Lombardo ci va benissimo, ma il fatto che non si parlasse mai delle altre parti politiche stava cominciando a generare il sospetto che noi volessimo coprire certi fatti e avessimo un qualche interesse politico. L’impressione che si è ricavata è che Raffaele Lombardo venisse costantemente attaccato, Firrarello e Castiglione no. E a noi pare strano, per quanto ci riguarda il sistema di potere è unico: i danni alla Sicilia li stanno arrecando entrambi”.

 

Nel giudicare la direzione di Condorelli, Di Rosa punta poi il dito sulla linea del giornale, incentrata sulla pubblicazione di documenti: “Ci andava benissimo, anzi lo abbiamo chiesto noi, il taglio investigativo, ma chiedevamo che accanto alla denuncia ci fossero maggiori contenuti. Questa richiesta non è stata mai accolta. Noi vogliamo dire la nostra su quello che accade nel mondo e nella città, dobbiamo spiegare quali sono le ricadute di determinati fatti. Condorelli non era adeguato a farlo. Sarà un bravissimo giornalista investigativo, perché ha delle fonti privilegiate che gli forniscono documenti; ma non si può fare, per quanto ci riguarda, copia e incolla di atti giudiziari”.

 

Diversi i toni di Condorelli, che si dice orgoglioso del lavoro fatto e grato agli editori che hanno dato un segnale positivo alla città: “E’ facile parlare, ma i potenti di Catania non sono mai scesi in campo per investire sull’informazione. Non perché non hanno i soldi ma per riverenza nei confronti di Mario Ciancio e di tutto il sistema che governa la città”. Ma quanto al giudizio sul suo stile giornalistico, assicura di non voler cambiare strada e annuncia che il meglio deve ancora venire: nelle prossime ore partirà una nuova testata d’inchiesta, sia online che cartacea, con un’iniziativa di autofinanziamento nel numero zero.

 

E l’accusa di faziosità mossagli dai suoi ex editori? “Lascio ai cittadini e ai lettori il compito di giudicare il mio lavoro a Sud. Io sono contento di quest’esperienza e del fatto che alcune persone abbiano puntato sull’informazione. Ma il fine della notizia forte non può essere quello della ritorsione”.

Agata Pasqualino

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