Dopo il mancato incontro del 16 giugno, le parti sociali chiedono un nuovo incontro a Roma per definire il progetto di rilancio dopo l'addio del Lingotto. I ritardi potrebbero mettere a rischio gli ammortizzatori sociali per le oltre 700 tube blu. Critici i pentastellati per i quali il mancato vertice romano è una manovra «per erogare la cassa integrazione in assenza di un progetto concreto»
Su Termini pressing da sindacati a Governo «Subito contratto sviluppo», ma per M5S è «bluff»
Fissare al più presto un nuovo incontro con il Governo per definire il contratto di sviluppo, garantendo allo stesso tempo l’erogazione della cassa integrazione per gli ex operai Fiat di Termini Imerese. Questo l’appello dei sindacati che spingono per la definizione del percorso di rilancio del complesso industriale siciliano. Al momento, infatti, il progetto della Blutec, riguardo la produzione di componentistica per auto e progettazione e ricerca di veicoli ibridi, dopo aver incassato il parere favorevole all’ammissibilità alla finanza agevolata per il contratto di sviluppo, è ancora sotto monitoraggio. La firma del decreto di autorizzazione da parte del ministero del Lavoro, però, ha nei fatti sbloccato la cassa integrazione per la ristrutturazione aziendale nel periodo dal 31 dicembre del 2014 al 30 dicembre del 2016. Dopo l’incontro risolutivo tra le parti, all’inizio di aprile, il secondo step è stato fissato per il 16 giugno, ma poi è saltato, mandando in fibrillazione le parti sociali perché in assenza del contratto verrebbero meno anche gli ammortizzatori
«Al momento Invitalia sta valutando se sussistono le condizioni per stipulare il contratto di sviluppo – ha detto a MeridioNews il segretario provinciale della Uil di Palermo Vincenzo Comella – mentre è in corso il processo di ristrutturazione dell’azienda. L’accordo con Blutec prevedeva determinati step, il primo è l’avvio di colloqui per indirizzare l’eventuale formazione degli operai, anche sulla base alle competenze precedenti. Gli incontri sono in atto e in buona parte conclusi». Attualmente, dopo l’addio del Lingotto, sono circa 700 gli operai rimasti a casa che percepiscono gli ammortizzatori sociali, all’interno dell’accordo di cassa integrazione straordinaria per la ristrutturazione, per un periodo complessivo di due anni, con decreto semestrale.
«L’incontro a Roma fissato per metà giugno è saltato – ha proseguito – per questo chiediamo di essere ricevuti dal Governo al più presto per definire quanto ci eravamo detti, delineare il contratto di sviluppo e ottenere il progetto definitivo per la ristrutturazione. Solo allora il progetto prenderà piede – ha concluso – . Auspichiamo che tutto vada a buon fine ma, ad ogni modo, l’organo di controllo deve rimanere il Governo».
L’accordo, tuttavia, secondo alcuni sarebbe in alto mare, addirittura un «bluff», a causa della mancata ricapitalizzazione da parte di Blutec, come hanno sottolineato alcuni deputati regionali e nazionali del M5S, accendendo i riflettori su questa vicenda. Secondo i pentastellati, infatti, a fronte dei 6 milioni già versati, all’appello ne mancherebbero altri 18 per raggiungere i 24 milioni previsti. Al momento «nessun posto di lavoro è stato creato da Blutec nello stabilimento ex Fiat – hanno denunciato i deputati del M5S nazionale e regionale Riccardo Nuti e Giorgio Ciaccio -. Anche il secondo accordo di programma quadro sottoscritto dal ministero dello Sviluppo economico, dalla Regione siciliana e dal comune di Termini Imerese inizia con il piede sbagliato. Sono passati sei mesi dalla firma dell’atto, ma nell’area ex Fiat va in onda un film già visto, con le ex tute blu che continuano ad essere appiedate».
«Ho denunciato fin dai primissimi tavoli tecnici le menzogne che venivano dette per nascondere l’inadeguatezza di soluzioni concrete del governo – ha ribadito Nuti – ma tutto rimane immutato. La realtà è quella di un bluff che si ripete nel tempo, grazie alla complicità fra ministero dello Sviluppo economico, ministero del Lavoro, sindacati e politicanti locali. L’ultima riunione che si è svolta presso il ministero è stata rinviata con il solo scopo di erogare la cassa integrazione». Per Ciaccio, l’accordo sarebbe già «nullo» perché non sarebbero stati rispettati due passaggi: l‘istituzione di un gruppo di coordinamento e controllo per sovraintendere alla verifica dell’attuazione dello stesso e alcune «criticità» sulla relativa copertura economica. «Le norme – ha aggiunto – prevedono che questa cassa integrazione debba essere verificata ogni 6 mesi ma a fine giugno è scaduto il primo semestre senza che nulla sia accaduto. Non è quindi pensabile continuare ad elargire soldi in violazione di norme, si ponga fine a questo teatrino e si aiutino i cittadini in difficoltà con il reddito di cittadinanza».