La decisione di Rfi sembra un primo passo avanti per la continuità territoriale dei siciliani. Nuove imbarcazioni con la conseguenza, quindi, di portare a bordo i treni senza che i passeggeri debbano scendere. Possibilità al momento garantita solo dalla nave Messina
Stretto, Ferrovie annunciano investimenti su navi Sindacati: «Devono poter traghettare alta velocità»
La continuità territoriale tra la Penisola e la Sicilia – cioè la possibilità di viaggiare da Nord a Sud con un unico treno – è salva e anzi verrà implementata la flotta di navi che garantiranno questo servizio. Questo è quanto ha promesso Rete Ferroviaria Italiana. Dopo la mobilitazione di massa che il 14 febbraio 2015 ha visto scendere in piazza cittadini messinesi e calabresi con lo slogan #ilferribottenonsitoccca per difendere il loro diritto a viaggiare sullo Stretto, a distanza di due anni arriva la fumata bianca da parte della società.
Il servizio di trasporto dei treni lungo lo Stretto al momento è garantito da una sola nave, la bidirezionale Messina, che ha ottenuto una deroga (peraltro scaduta) da parte della Capitaneria di Porto di Messina per far rimanere a bordo dei treni i passeggeri durante la navigazione. Decisione arrivata dopo la decisione del 30 giugno 2016 di far scendere i passeggeri per mancanza di sicurezza sulle navi che effettuano il servizio notturno. Ma l’autorizzazione è valida solo per la nave Messina, quindi i treni passeggeri continuano a essere imbarcati solo su quella nave.
Adesso la situazione potrebbe cambiare, almeno secondo quanto annunciato da Rete Ferroviaria Italiana. Ma i primi a chiedere i tempi e i numeri di questa rivoluzione sono i sindacati del settore. Vogliono un tavolo per confrontarsi con il ministero dei Trasporti, un primo incontro è stato fissato il prossimo 16 febbraio solo per il settore navigazione. Secondo appuntamento, che riguarderà anche il trasporto su rotaia, è previsto il 7 marzo. «Noi vogliamo tutto. Treni veloci su navi moderne e ripristino delle sovvenzioni per il traghettamento veloce dei pendolari– interviene l’OrSa attraverso il suo segretario Mariano Massaro -. La decisione di Rfi di salvare la continuità territoriale è solo un primo importante obiettivo raggiunto. È solo l’ufficializzazione di una battaglia che continua, perché se ci fermiamo adesso ci accontentiamo».
Il riferimento è alla mancanza di navi che garantiscano il servizio. «Nell’annuncio di Rete Ferroviaria è presente anche l’intenzione di costruire navi nuove. Ma con quali caratteristiche? Saranno in grado di traghettare l’alta velocità in Sicilia dimezzando i tempi di attraversamento?». Durante la conferenza stampa, Marcello Puglisi del Cosmar (Comitato salvaguardia dignità dei marittimi) ha affrontato proprio il tema della sicurezza sulle navi, facendo notare come ad esempio sia necessario che i nuovi traghetti vengano costruiti sul modello del classico ferry boat. «Perché paradossalmente oggi – spiega – l’unica nave ritenuta sicura è la Messina che è aperta, ma due imbarcazioni simili, la Norman Atlantic e la Sorrento, sono state teatro di incendi e proprio l’essere scoperte ha fatto sì che il vento alimentasse ancor più le fiamme». C’è quindi bisogno di nuove navi, ma che rispettino gli standard della navigazione sullo Stretto che rappresenta una realtà a sé nell’intero panorama mondiale.
Tra i tanti argomenti in discussione nei prossimi incontro al ministero c’è anche quello che riguarda la possibilità che nel Contratto di servizio con Rfi, attinente la continuità territoriale, venga inserito il traghettamento veloce tra Villa S. Giovanni e Messina, attualmente effettuato dalla Bluferries, società di proprietà di R.F.I. «Notizia di per sé positiva – commenta la Uilt Sicilia, attraverso il suo segretario Michele Barresi – anche se ad oggi continuano a mancare da parte del ministero le risorse necessarie ad esso destinate. Un servizio con un costo annuo di tre milioni di euro, di cui solo 850mila recuperati dagli incassi dei biglietti, e a cui il ministero non destina un euro dal 1 gennaio 2015. Sebbene sia un servizio importante per l’area metropolitana dello Stretto con 300mila passeggeri l’anno».
Argomento sul quale l’OrSa ritiene si stia agendo «con le solite scatole cinesi delle sovvenzioni per passare soldi da un servizio all’altro senza impiegare nuove risorse. Significherebbe togliere soldi da un contratto di servizio per la continuità territoriale – conclude Massaro – e portarli in un servizio che non c’entra nulla con i treni sulle navi, che sono come dei binari che galleggiano. Si tratta di un servizio pubblico locale che ci vuole, ma ha bisogno di un capitolo di spesa separato».