Nel nostro Paese, ogni due o tre giorni un agricoltore perde la vita a causa del ribaltamento di un trattore. Una strage silenziosa legata principalmente all’assenza dei fondamentali dispositivi di protezione: cintura di sicurezza e rollbar (la protezione contro il ribaltamento – Rops). Secondo le stime, in Italia circolano ancora oltre un milione di trattori privi dei dispositivi di sicurezza, […]
La strage silenziosa nei campi: «In Sicilia, il 50 per cento dei trattori non è a norma»
Nel nostro Paese, ogni due o tre giorni un agricoltore perde la vita a causa del ribaltamento di un trattore. Una strage silenziosa legata principalmente all’assenza dei fondamentali dispositivi di protezione: cintura di sicurezza e rollbar (la protezione contro il ribaltamento – Rops). Secondo le stime, in Italia circolano ancora oltre un milione di trattori privi dei dispositivi di sicurezza, perché sono stati costruiti prima dell’entrata in vigore dell’obbligo e non adeguati successivamente. Negli ultimi otto anni, si sono determinati oltre mille decessi e più di 4000 invalidità permanenti.
«Per quanto riguarda i dati su infortuni e decessi, purtroppo non disponiamo di statistiche regionali ufficiali dettagliate. Anche a livello nazionale, i dati sono spesso incompleti, frammentati o sottostimati, in particolare per quanto riguarda gli incidenti che coinvolgono lavoratori autonomi, familiari o operatori informali», precisa a MeridioNews Michele Provenzano, il dirigente di Federacma Sicilia (la federazione Confcommercio delle associazioni nazionali dei servizi e commercio macchine agricole, operatrici e da giardinaggio). Proprio in Sicilia, infatti, dalla federazione di associazioni stimano che almeno il 50 per cento dei trattori in circolazione non sia conforme agli attuali standard di sicurezza, in particolare per l’assenza di dispositivi fondamentali come cinture di sicurezza e strutture di protezione contro il ribaltamento.
Inoltre, per evitare ulteriori incidenti, un trattore dovrebbe essere dotato di cinture di sicurezza, scalette di accesso, maniglie di appoggio, protezione della marmitta e delle parti calde del motore. Eppure, tutto ciò non può essere verificato, perché per i trattori la revisione annuale non è obbligatoria: «La revisione dei trattori si dovrebbe fare da tempo, e sarebbe fondamentale per garantire la sicurezza di chi lavora ogni giorno nelle nostre campagne – chiarisce ancora Provenzano al nostro giornale – Tuttavia, l’attuazione di questa misura è ferma da anni in assenza del decreto attuativo del ministero dei Trasporti che dovrebbe stabilire come e dove si svolge la revisione, da chi viene effettuata e con quali criteri».
A questo scenario si potrebbe porre fine, dunque, con l’attuazione della revisione obbligatoria delle macchine agricole, prevista dal decreto interministeriale Mit-Masaf del 2015 e dal codice della strada del 1992. Il decreto interministeriale, inoltre, ha stabilito le scadenze per la revisione dei mezzi agricoli, poi più volte rimandate dal Parlamento. Le ultime proroghe posticipano la scadenza a fine 2025 per i mezzi più vecchi, al 2026 per quelli immatricolati fino al 2019. Ma, senza il decreto attuativo, tutto è fermo. «Solo dopo l’emanazione del decreto sarà possibile organizzare tutto il sistema: selezionare e formare il personale, aggiornare le officine, acquistare i macchinari, predisporre i centri di revisione – riferisce il dirigente di Fedaracma Sicilia – Questo è il motivo per cui è urgente partire subito, altrimenti si continuerà a rinviare una riforma essenziale per la sicurezza e la vita degli operatori agricoli».
Tale problematica, però, non riguarda solo il lavoro nero o regolare, ma coinvolge anche tanti piccoli proprietari e privati cittadini che utilizzano il mezzo agricolo per attività personali, spesso concentrate nei fine settimana. In molti casi, si tratta di persone che, non essendo agricoltori professionisti, non conoscono bene le regole sulla sicurezza o non si rendono conto dei rischi che corrono. «Il sabato e la domenica, per guadagnare tempo, provano a fare in poche ore quello che normalmente si farebbe in una settimana, magari senza le dovute precauzioni – conclude Provenzano – È in queste situazioni che avvengono molti degli incidenti più gravi. Per questo è fondamentale avviare quanto prima una campagna di revisione e informazione rivolta a tutti gli utenti, non solo ai lavoratori dipendenti o regolarmente inquadrati».