Claudia, da sei anni in Germania, conosceva bene Fabrizia Di Lorenzo, l'unica vittima italiana dell'attentato. Racconta le difficoltà di ricominciare: «Per strada guardo, ascolto e mi metto subito in allarme alla minima situazione strana, ma credo che questo Paese abbia i mezzi per andare avanti»
Strage di Berlino, l’amica siciliana della ragazza uccisa «Integrazione non va fermata, per lei era fondamentale»
«Dopo l’attentato, ho ricevuto tanti messaggi da parte di chi voleva sapere se stessi bene, ma non il suo. Così ho iniziato a preoccuparmi». Sono passati solo sei giorni dalla strage di Berlino, dove un camion ha fatto irruzione al mercatino di Charlottenburg uccidendo 12 persone, ma di cose nel frattempo ne sono accadute. Dallo scambio di persona nell’immediatezza dei fatti alla fuga del vero attentatore, il 24enne tunisino Anis Amri, conclusa due giorni fa a piazza Primo Maggio a Milano. Dove l’uomo è stato ucciso, dopo aver sparato contro due poliziotti in servizio.
Ma i pensieri di Claudia – siciliana emigrata in Germania sei anni fa, dove fa l’istruttrice in un asilo, dopo aver avuto esperienze da violinista all’Accademia della Scala – tornano alla sera della tragedia e ai momenti in cui ha capito che tra le persone morte al mercatino poteva esserci anche Fabrizia Di Lorenzo, l’unica vittima italiana, il cui funerale si svolge oggi a Sulmona, sua città natale. Le due erano amiche, dopo essersi conosciute in un corso di tedesco. «Era l’ottobre 2015, abbiamo legato subito – racconta la giovane a MeridioNews -. Anche dopo la fine delle lezioni abbiamo continuato a frequentarci, fino alla scelta di fare un viaggio insieme la scorsa estate in Polonia. Il posto era rilassante e abbiamo riso tantissimo. Fabrizia era contentissima».
Quando Amri ha accelerato contro la folla, Claudia si trovava in un’altra parte della città. «Ero a Wedding, a casa del mio ragazzo – ricorda -. Mentre guardavamo una serie su internet sua madre ci telefona, dicendoci che in Italia era giunta la notizia della strage e voleva sincerarsi delle nostre condizioni». I timori su Fabrizia sono iniziati a sorgere la mattina dopo. «Mi sembrava strano non averla sentita. Nessuno del nostro gruppo di amici sapeva dove fosse – ricorda -. Poi, nel pomeriggio, vengo a sapere che risultava dispersa. Da lì in poi abbiamo vissuto con angoscia fino alla tragica notizia». Quando la speranza ha lasciato posto alla tristezza, Claudia è tornata a Charlottenburg. «Con un amico abbiamo messo una bandierina col tricolore con la scritta “Per Fabrizia, da Thomas e Claudia”, si trova tra le candele che illuminano il luogo dell’attentato».
Oggi la giovane si trova in Italia per trascorrere le festività, ma è impossibile non pensare a quanto accaduto in quella che ormai è diventata la sua città. «In questi giorni la polizia controlla qualsiasi cosa in metro e in cielo gli elicotteri volano di continuo – spiega -. Adesso ammetto che ho più paura, perché è accaduto tutto molto vicino e ho capito davvero che chiunque, in qualsiasi momento, può essere coinvolto. Riprendere le attività quotidiane è difficile per tutti». Difficile non lasciarsi condizionare. «Quando cammino per strada guardo, ascolto e mi metto subito in allarme alla minima situazione che mi sembra strana. Credo però che la Germania abbia i mezzi necessari per fronteggiare queste situazioni», sottolinea Claudia.
Avere paura, tuttavia, non significa rinunciare ai propri valori. A partire da quello riguardante l’integrazione. «Non va arrestata, altrimenti faremo il gioco dei terroristi. Sono convinta che i tedeschi vorranno continuare sulla strada della multiculturalismo. Anche se è un dato di fatto che ultimamente ci sono stati episodi di intolleranza e alcuni partiti di estrema destra sono cresciuti». Tra coloro che avevano a cuore l’integrazione c’era proprio Fabrizia. «Per lei era fondamentale, ne parlavamo spesso», conclude.