Cinque mesi di ricerche e l'aiuto di due amici - un filologo siracusano e un docente greco di Arte - per raccontare e mostrare in un video com'era il capoluogo etneo. Tra le tappe alla scoperta della Magna Grecia di Marco Mellace, noto sul web come Flipped prof
Storia e volto della Catania greca in un documentario 3d Idea di un prof romano «per restituire il glorioso passato»
«Mettere in evidenza la Sicilia greca, perché quello che è stata e che è ancora oggi meriterebbe più risalto di quanto ne abbia già». È l’intento – che suona quasi come una dichiarazione d’amore – di Marco Mellace, 44 anni, docente romano di sostegno in una scuola di Bracciano. Più di 800 chilometri di distanza da Catania che però non gli hanno impedito di ricostruire con un video-documentario in 3d la storia e l’aspetto del capoluogo etneo tra il V e IV secolo avanti Cristo: dominato dall’agorà greca, con templi certi e presunti e l’immancabile pietra lavica a colorare il paesaggio. È solo l’ultimo dei progetti di ricostruzione tridimensionale di Flipped prof, il sito web nato nel 2017 come supporto alla didattica per i ragazzi con disabilità seguiti da Mellace, che a Catania in questi mesi aveva già dedicato due video, poi confluiti nel documentario completo. Il canale Youtube collegato ha registrato un’impennata di visite durante il lockdown, quando centinaia di docenti cercavano idee e metodi per rendere appassionante anche la didattica a distanza attraverso uno schermo. Ma era già conosciuto prima, soprattutto per le ricostruzioni delle città dell’antica Grecia: come il tour virtuale di Atene – il primo al mondo a essere completo – e l’accurata ricostruzione del Partenone. Dalla Grecia a Catania – e, prima ancora, Siracusa – sulle orme dell’antica popolazione, il passo è stato breve.
«Nell’intento di ricostruire quel periodo storico, non potevo certo ignorare Catania – spiega Mellace a MeridioNews –
la seconda città più grande, dopo Napoli, tra le città greche in Italia». Una passione, quella per la ricostruzione 3d, che si è presto unita allo spirito divulgativo e didattico. «Lo faccio per dare consapevolezza ai ragazzi del posto e per supportare i docenti di architettura e storia. Finora non è mai stato fatto un lavoro sistematico di ricostruzione di queste città e io credo che questo sia un grosso buco». A cui Mellace si propone di mettere una elaborata e colorata toppa. La cui preparazione, come nel caso di Catania, può durare anche cinque mesi. Ad aiutarlo ci sono due amici: Andrea Giffrid, filologo siracusano, crea una bozza di come le città dovevano apparire sulla base degli studi che compie; e Andreas Arcadios, docente greco di materie artistiche, revisore delle bozze dei video. «Entrambi parecchio meticolosi – sorride Mellace – I loro appunti sono sempre preziosi: come quando Andrea mi ha raccomandato di non riprodurre le mura di Catania troppo alte. Se è stata spesso conquistata, non dovevano essere proprio inespugnabili…». O la presenza del porto etneo con strutture massicce, senza fragile legno che probabilmente non avrebbe retto alle irrequiete correnti del mar Ionio.
In parallelo, ci sono gli studi dello stesso docente. «Leggo molti libri e documenti online, da cui nascono le idee – racconta – Ho scoperto così dell’importante ritrovamento di una
stipe votiva a Demetra in piazza San Francesco, a Catania, e da lì, basandomi sul reperto di una statuina che tiene in mano un volatile, forse un’anatra, ho ricostruito la grande statua che avrà di certo fatto mostra di sé nel tempio e gli interni stessi della struttura». Spesso supposizioni che tendono a restituire l’atmosfera piuttosto che la fedeltà, ma il più possibile basate o suggerite da evidenze scientifiche. «Con Andrea Giffrid abbiamo appositamente catalogato le notizie sui templi catanesi, dividendo quelle certe, che si fondano su evidenze scientifiche, e quelle trasmesse dalla tradizione che narra spesso la presenza di un tempio laddove oggi sorge una chiesa», spiega Mellace. È il caso del tempio di Persefone, individuato dai racconti a est della città, e di quello di Dioniso, poco distante. A differenza, invece, della certa presenza dell’acropoli sulla colina di Montevergine: «Possiamo chiudere gli occhi e immaginare l’esercito ateniese al suo interno, durante la guerra del Peloponneso, quando occupò Catania, che pure era rimasta neutrale, a causa della sua posizione altamente strategica». A rendere l’atmosfera è anche la ricerca dei dettagli: dai dislivelli tipici della città, forgiata dalle eruzioni dell’Etna, alla colorazione scura dei muri.
Precisione e passione che hanno portato la ricostruzione video di Siracusa a essere
utilizzata dall’università di Harward, negli Stati Uniti. «Cosa che spero succederà anche con questo nuovo video – ammette Mellace – Perché, anche se non sono un cittadino etneo, ho cercato davvero di capire nel profondo cosa è stata la gloriosa Catania greca». Studi che di certo lo porteranno a vedere la città con altri occhi, quando finalmente la visiterà da turista in una pausa dal suo lavoro che lo assorbe anche nel tempo libero. «Mi sono laureato in Economia aziendale e le ricostruzioni le ho imparate per passione», racconta. Tutto comincia quando il prof partecipa a un corso sulle flipped classroom, ossia la metodologia didattica dell’insegnamento capovolto: si fornisce ai ragazzi un video da vedere nel pomeriggio e al mattino si fa un lavoro di gruppo e di discussione su quanto visto il giorno prima. Un metodo di cui Mellace ha subito colto le potenzialità inclusive: tanto per alunni con disabilità, quanto per il resto della classe. «Rimango insegnante di sostegno per scelta – spiega – Perché credo che in questo ruolo siano utili le mie competenze trasversali, a vantaggio di tutti i ragazzi». È capitato così che durante il lockdown qualche collega gli abbia chiesto dei contenuti appositi, come quello sulla rivoluzione francese. Un supporto alla didattica tradizionale che Mellace crea da zero: è lui a disegnare e animare i personaggi e a realizzare le ambientazioni. Spingendosi persino a plasmare alcune texture – le superfici degli oggetti -, come nel caso di un castello normanno che porta la pelle reale del castello di Bracciano.