Storia di Gianni, dalla banca alla fattoria Tra pavoni, gufi reali, api e citronella

C’è il pavone, uno tra i tanti, che fa la ruota e accenna qualche passo della caratteristica danza della sua specie. «E’ ancora giovane, sta imparando adesso». Ci sono il falco, «il mio preferito», e il gufo reale, «che non so a chi lasciare in eredità perché vive anche 80 anni e questo è ancora giovane». Poi i tacchini: quelli grandi che ti seguono mentre cammini e quelli ancora piccini, in gabbia perché troppo inesperti per difendersi dai predatori. C’erano una cavalla, troppo gelosa, e un asino, che rischiava la vita per il brutto carattere della collega. Tra il tanto verde – citronella che non profuma con le candele e vegetali più rari – si trova immersa anche un’aula didattica. E’ la fattoria sociale bioecologica Fossa dell’Acqua di Gianni Samperi, ad Acireale, dove ragazzi piccoli e grandi vanno in gita per conoscere la natura e gli animali. Weekend speciali sono poi dedicati ai giovani ospiti che soffrono di autismo. In collaborazione con l’associazione Terre di Efesto, Samperi pratica anche l’apicoltura biologica e la coltivazione di piante officinali. I diserbanti chimici non vuole sentirli nemmeno nominare.

Una passione, quella per la terra e gli animali, coltivata da anni. E per cui Gianni Samperi ha lasciato un posto in banca. «Mi sentivo un piccolo ingranaggio del peggiore sistema che l’essere umano potesse creare – racconta – Poi, per un periodo, ho lavorato in una comunità per tossicodipendenti». Fino a quando il richiamo della fattoria si è fatto troppo forte. «Finora abbiamo svolto attività didattiche con più di tremila ragazzi di tutte le età, dalle elementari all’università, e da tutta la Sicilia», spiega. Con i bambini autistici, invece, grazie alla convenzione con l’Asl di Acireale, Samperi trascorre interi fine settimana. «Piantano i vegetali, curano gli animali, cucinano e imparano a stare insieme», dice fiero. Una lezione per chiunque passi dalla fattoria, a due passi da due centri urbani e dall’asfalto ma regno della biodiversità.

«Io sono affascinato dagli insetti – racconta l’apicoltore -Perché sono convinto che dal loro comportamento possiamo trarre diverse analogie con il nostro mondo». E di storie da raccontare lui ne ha moltissime. Come quella del coleottero stafilinide, l’unico vero nemico delle organizzatissime e ricche formiche «che espugna facendole innamorare». L’animaletto infatti, una volta entrato nella tana delle operose colleghe, è tra i pochi a sopravvivere. «Ci riesce emettendo un particolare umore che inebria le formiche e le spinge a non poterne più fare a meno. Smettono di lavorare per averlo sempre a disposizione e danno in pasto al coleottero i loro stessi figli per sfamarlo». Fino a quando dell’operosa comunità di formiche non resta più nulla. «E’ una metafora perfetta per spiegare cosa succede alla nostra società con la droga», commenta Samperi.

Accanto alle moderne favole alla Esopo, ci sono poi miti da sfatare. «Le api non pungono, a meno che non le si vada proprio a disturbare. Quelle sono le vespe». E lo sa bene l’apicoltore che le mani negli alveari le mette per mestiere. Ma, insieme agli altri soci dell’associazione Terre di Efesto, ha lanciato un’iniziativa per permettere anche a chi è meno esperto di avvicinarsi a questo mondo animale: Adotta la tua arnia. Un’iniziativa rivolta a singoli, classi o famiglie che – con un contributo di 50 euro –  possono seguire i lavori all’interno dell’alveare scelto e portare a casa i prodotti degli industriosi insetti adottivi.

Claudia Campese

Giornalista Professionista dal 2011.

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