Abbiamo appreso nei giorni scorsi che Erg e Shell hanno definitivamente
abbandonato il progetto di costruire un rigassificatore a Melilli, in provincia di Siracusa. In un’area, è bene ricordarlo, già devastata dall’industria chimica e altamente sismica. Ma perché hanno mollato l’osso? Per la forte mobilitazione del territorio, che giustamente, non vedeva di buon occhio un impianto considerato ad alto rischio incidente dalle direttive Ue? O, forse, per il lentissimo iter autorizzativo, mai approdato al termine, come hanno voluto sostenere i soliti sciacalli?
Secondo noi, per nessuna di queste due ragioni. I grandi gruppi industriali, non si sono mai fatti scrupoli dinnanzi alle devastazioni ambientali o ai rischi per la salute dei siciliani. Anche perché, solitamente, i goveni regionali, ascari, sono stati loro complici. E se la Regione siciliana, in questo caso ha tentennato, lo ha fatto solo perchè inchieste giudiziarie e studi scentifici dimostravano in maniera troppo evidente l’assurdità di un progetto simile.
E, allora, perché Erg e Shell se ne sono andati? La risposta va, con ogni probabilità, ricercata, nel mutamento dello scenario energetico ed economico. I main players delle multinazionionali del settore sono arrivati alla conclusione che non è più conveniente investire in infrastrutture simili:
“Quello di metterci a fare rigassificatori mi sembra un treno che abbiamo gia’ perso. Io, con le riflessioni fatte, spingo molto sull’integrazione delle reti europee del gas, con tubi e pipelines, che ci colleghino con i rigassificatori europei sottoutilizzati”. A parlare è l’a.d. di Eni, Paolo Scaroni, nel corso di un’audizione presso la Commissione Industria del Senato, precisandoche che “converrebbe integrare la rete europea delle pipelines per permetterci di utilizzare queste infrastrutture gia’ costruite e semivuote a beneficio del nostro Paese.
E non è il solo a pensarla così. Si tratta di un orientamento comune in Europa e, grazie a Dio, anche in Italia. Secondo l’a.d di Enel, Fulvio Conti, infatti potrebbe, addirittura, rivelarsi un pericoloso boomerang il progetto di fare dell’Italia un “hub” continentale del gas metano.
In un’audizione al Senato Conti conferma l’interesse ad una partecipazione al Tap (Trans Adriatic pipeline), uno dei nuovi gasdotti che da oriente dovrebbero rinforzare il nostro import metanifero, ma smonta minuziosamente il progetto di promuovere una pluralità di nuove infrastrutture per trasformarci in un portale energetico per tutta Europa.
«I produttori di gas sono sempre gli stessi, l’Italia dipende e continuerà comunque a dipendere soprattutto da Russia e Algeria, i consumi tendono a calare ulteriormente e l’idea di proiettarci verso un mercato di forniture spot rischia di aumentare e non di diminuire la nostra dipendenza dai giochi di produttori sui quali non siamo sufficientemente influenti» Meglio l’attuale schema dei contratti di lungo periodo “take or pay”, dice Conti. Uno strumento «che ha dimostrato di tutelarci sufficientemente e che non conviene ridimensionare, soprattutto in prospettiva, tenendo conto di uno scenario che vede sì una domanda calante in Europa ma a fronte di una crescente richiesta sia di paesi in via di sviluppo affamati di nuove infrastrutture e risorse energetiche, come Cina e India, sia paesi che si stanno convertendo ad un uso massiccio del gas che sono disposti a comprare a prezzi assai lucrativi per gli esportatori”.
L’eco delle parole di Conti è arrivato fino alla Valle dei Templi di Agrigento. Proprio alle sue spalle, l’Enel, nel territorio del comune di Porto Empedocle, come sappiamo, progettava di costruire un immenso rigassificatore. Un caso scandaloso, vista la vicinanza dell’impianto all’area archeologica che è patrimonio dell’Unesco. Una vergogna passata con il placet della Regione siciliana, e con il silenzio complice dell’Unesco.
Adesso sembra che l’Enel abbia perso interesse. Lo testimonierebbe anche il mancato avvio dei lavori più sostanziosi. Superfluo aggiungere che ne uscirebbe vincitrice la Sicilia. E non per merito di quei politci che, pur di fare business, non hanno esitato a mettere a rischio un’area archeologica tra le più belle al mondo.
Se dovesse arrivare l’annuncio ufficiale, sarebbe una gran bella giornata per la nostra Isola. E, pazienza, se il sindaco di Porto Empedocle, cuffariano di ferro dell’Udc, Calogero Firetto, tra i main sponsor del folle progetto, ha già speso i soldi che l’Enel aveva sborsato per la compesazione (con qualche abbellimento del suo comune). Lui (che, come detto, ha speso i soldi Enel per qualche opera a Porto Empedocle), e gli altri, che hanno gonfiato i portafogli piegandosi alle richieste del gruppo di Conti, ne risponderanno alla lora coscienza, e se è il caso, anche in altre sedi.
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