Stop al mercato delle armi: novità negli USA?

La legge varata la scorsa settimana dal Congresso degli Stati Uniti che, di fatto, rende più articolata la vendita di armi, è un’assoluta novità. Una novità, sì, perché i “pistoleri” USA, fino ad oggi, hanno sempre trovato da parte di certo potere politico, un ottimo scudo per i loro diritti di appassionati cowboys soprattutto in un contesto come quello americano dove, comprare una pistola o un fucile senza particolari controlli, è cosa dovuta a tutti i consumatori di armi sparsi per il paese. 

 

Prima di questa nuova legge, un intervento del governo a stellestrisce, in materia di armi, risaliva a ben quattordici anni fa e cioè quando, Bill Clinton con la cosiddetta “Legge Brady” (dal senatore Jim Brady), aveva proibito la vendita di 19 tipi di armi semi-automatiche e messo freno a un mercato davvero incontrollabile e pericolosissimo. Quel bando, della durata di dieci anni e quindi scaduto poi nel 2004, non venne rinnovato dall’amministrazione Bush, riportando così in circolo le armi senza limiti all’acquisto.

 

Questo fino al 19 Dicembre scorso e alla nuova “weapon law” che mette i singoli stati nelle condizioni di “identificare potenziali acquirenti di armi da fuoco con problemi mentali che li squalificherebbero dal possesso di pistole”. “Niente ci potrà dare indietro le vite dei ragazzi morti al Virginia Tech – ha affermato il capo della commissione giustizia del Senato Patrick Leahy – ma questa legge farà in modo di impedire altre tragedie come quella”. Dunque l’elemento emotivo ha giocato un ruolo fondamentale nel varo di questo nuovo ordinamento. Dopo la tragedia di Colombine che fece gridare all’assurdità del sistema di vendita di armi negli States, lo scorso aprile, il nuovo dramma del Virginia Tech – dove un ragazzo con disturbi mentali aprì il fuoco uccidendo 32 compagni universitari più se stesso – colpì tremendamente l’opinione pubblica.

 

L’accordo raggiunto tra repubblicani e democratici ha segnato anche la inaspettata benedizione del NRA (National Rifle Association) che, in quanto lobby dell’industria delle armi ha sempre ostacolato qualsiasi iniziativa di limitazione per la vendita, ed è un primo passo verso un (presunto) avvicinamento del popolo americano alla cultura dell’anti-arma. Tuttavia anche questa nuova legge lascia un po’ perplessi. Come riferiscono le agenzie internazionali, infatti, “la legge stabilisce con chiarezza quali referti medici sulla salute mentale devono essere messi a disposizione da parte degli stati al National Instant Criminal Background Check Systerm (Nics), il centro computerizzato usato dai venditori di armi per determinare a quali clienti dire di no”.

 

Ma siamo proprio sicuri che le stragi di Colombine, del Virginia Tech e gli altri centinaia di casi ogni anno, dipendano sempre da qualche rotella fuori posto? Siamo sicuri che una legge che “smaschera” gli insani, non dia via libera, in maniera devastante, a chi con le armi ci gioca e chi con le armi ci spara per gioco? E siamo sicuri, infine, che siano davvero dei macroscopici problemi psichici e non piuttosto certo malessere diffuso, a far premere quel dannato grilletto?

Riccardo Marra

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