Il vicepresidente interviene sulla decisione del consiglio di amministrazione, presa in sua assenza. E bacchetta l'operato di Salvo La Rosa, suo diretto superiore: «Avrà agito in buonafede, ma per evitare la chiusura definitiva servono a breve almeno sette milioni, non certo idee improvvisate»
Stabile, il comitato consultivo sarebbe illegale Torrisi: «Priorità è evitare chiusura definitiva»
Non trova pace la crisi del teatro Stabile di Catania. Nella decisione presa venerdì di eleggere un comitato consultivo, per sostenere la dirigenza nel momento di difficoltà economica attraversato, «il consiglio di amministrazione ha agito in assoluta illegalità», sostiene Jacopo Torrisi. Il vicepresidente è anche membro del cda, ma era assente alla votazione, e sarebbe stato contrario: «La priorità è fare arrivare al teatro i fondi regionali indispensabili per non chiudere definitivamente».
Le ragioni che invaliderebbero la nomina dei nuovi consulenti sarebbero più di una: «L’argomento non era all’ordine del giorno, e quindi non poteva essere nemmeno discusso dal consiglio», osserva Torrisi. Inoltre ci sarebbe la questione della legittimità: «Lo statuto non prevede la possibilità di eleggere alcun tipo di comitato», aggiunge. I tre incaricati, tutti tra l’altro già dipendenti del teatro, «non potranno avere né esercitare, lecitamente, alcun potere», puntualizza il vicepresidente. Poi entra nel merito del provvedimento: «Se si intendeva vincolare le azioni del direttore, sia chiaro che questo non è possibile».
Lo Stabile è guidato dall’uscente Giuseppe Dipasquale, il cui mandato scadrà a giugno, mentre la presidenza è da poco passata a Salvo La Rosa. «Sono sicuro dell’assoluta buonafede con cui ha agito il presidente – dice Torrisi – La priorità, in questo momento, non è creare comitati improvvisati ma ottenere un finanziamento straordinario dalla Regione». Per ripianare il disavanzo a bilancio servono almeno sette milioni di euro «la stessa cifra che la Regione ha sottratto al contributo versato fino allo scorso anno». Fondi che ritenuti «indispensabili per avviare il processo di risanamento dell’ente».
Se non dovessero arrivare i soldi, in tempi brevi «il teatro non può andare avanti mantenendo intatto il prestigio e al lavoro tutto il personale», allerta Torrisi. Le difficoltà dello Stabile, che da aprile è occupato dai lavoratori rimasti tutti senza stipendio, «sono il frutto delle passate gestioni, e degli interessi maturati sui debiti accesi da tempo», secondo il vice presidente. Ma è pur vero che proprio sotto la sua gestione la crisi è esplosa, portando al blocco delle rappresentazioni. Mai accaduto prima. «È stato fatto di tutto per contenere i costi e ridurre il debito, ma è impossibile coi pochi fondi della Regione».
Per questo motivo Torrisi si rivolge all’assessore regionale al Turismo Anthony Barbagallo, che ha inviato degli ispettori col compito di procurare le carte che facciano luce sulla situazione economica del teatro: «I documenti sono stati inviati all’assessorato a novembre 2015, ed erano così a posto che ottenemmo 309 milioni per i fondi Furs (Fondo unico per lo spettacolo)». Al di là delle beghe burocratiche resta il fatto «che se non arrivano i soldi i lavoratori non toglieranno il blocco, il teatro resterà chiuso, non prenderà i Furs per la prossima stagione e allora – conclude Torrisi – chiuderà definitivamente».